Il piacere della lettura Apologia del romance

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Questa settimana Nero su bianco torna con un appuntamento atipico: non abbiamo presentato tre libri, come annunciato dalla sigla e non abbiamo intervistato un autore per parlarci della sua ultima opera. La nuova puntata ha provato, invece, ad andare oltre i confini ben delineati del format, per affrontare un genere letterario che diversamente non sarebbe mai approdato in questo podcast.

Parliamo del romance, categoria narrativa al contempo tra le più amate e le più discriminate nel panorama editoriale attuale. Un filone letterario che pone come motore principale della trama una relazione amorosa, focalizzandosi particolarmente sull’evoluzione emotiva dei personaggi. Un genere che nel corso del tempo si è evoluto arrivando ad affrontare tematiche sociali, identità fluide, traumi personali, sessualità non convenzionali e rappresentazioni più realistiche e sfaccettate dell’amore e delle relazioni.

Ne abbiamo parlato con Giulia Salaccione, nota booktoker (divulgatrice letteraria su TikTok ndr) e consulente editoriale, nonché grande appassionata del genere. Con lei abbiamo riflettuto non solo su come il romance sia cambiato nel tempo, ma anche su come questo tipo di letteratura sia decollata grazie e soprattutto ai social, andando a riunire un enorme bacino di lettrici e lettori, diffondendosi alla velocità della luce.

Come spiega Giulia, infatti, il romance è un genere accessibile a tutti: è diretto, emotivamente coinvolgente, spesso scritto in un linguaggio semplice ma efficace, capace di toccare corde profonde senza bisogno di filtri intellettuali: un genere democratico, che parla a chiunque abbia vissuto, desiderato o anche solo sognato una storia d’amore.

Eppure, nonostante il suo successo planetario, il romance resta uno dei generi più svalutati. Forse perché parla d’amore, e l’amore viene ancora oggi percepito come un argomento frivolo, non degno di approfondimento letterario. Forse perchéé si allontana da quell’idea elitaria e accademica della lettura, dove solo ciò che è complicato, oscuro o formalmente arduo ha diritto di cittadinanza; forse — come abbiamo ipotizzato — perché è un genere scritto in larga parte da donne, per un pubblico in larga parte femminile. E tutto ciò che è associato al femminile, purtroppo, viene ancora spesso ridotto a qualcosa di “meno”: meno serio, meno utile, meno degno di attenzione critica.

Invece, il romance è uno spazio di resistenza culturale, un luogo in cui si raccontano desideri, fragilità, conquiste e trasformazioni; in cui l’intimità ha valore e la felicità – anche quella romantica, sì – è vista non come un’illusione da smascherare, ma come una possibilità da rivendicare.

E allora, forse, il problema non è il romance: è il pregiudizio che ci portiamo dietro ogni volta che pensiamo che una cosa, solo perché piace a molte persone, non possa essere anche importante e meritevole di essere letta, compresa, discussa e approfondita.

Francesca Mainardi

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