PODCAST – UNIWORLD
La sezione Podcast raccoglie tutte le nuove e vecchie produzioni sia del Master in Radiofonia che degli ultimi mesi della rinnovata Run Radio. All’interno di questa ripartizione un posto particolare spetta alla voce Uniworld: si tratta di produzioni dedicate all’attività del mondo universitario, in particolare dell’università Suor Orsola Benincasa.
PODCAST
Luglio 24, 2024Arriva al madre la mostra “Vai Vai Saudade”, un’esperienza che avvicina l’arte Brasiliana alla città partenopea con un itinerario poetico articolato in una serie di racconti legati alle produzioni artistiche brasiliane.
L’obiettivo della mostra è quello di raccontare le alternanze vissute nella storia di questo territorio: che vanno dalla dittatura alla democrazia, dal positivismo alla censura, dalla frustrazione all’allegria valorizzando lo spirito resiliente tipico di nazioni con una lunga storia colonialista.
Il percorso cerca di mettere in luce un’arte avanguardista come quella brasiliana al servizio di una tematica profonda e rivoluzionaria. Sotto la direzione del curatore Cristiano Raimondi la mostra “comprende molti dei temi più importanti della nostra contemporaneità: la diversità, la riflessione su uno sviluppo economico che procede spesso a scapito dell’ecosistema di cui facciamo parte” ha dichiarato Angela Tecce, Presidente della fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Ai microfoni di Run Radio abbiamo ospitato la direttrice del museo madre, Eva Fabbris per conoscere le capacità attrattive e formative dell’arte brasiliana e di quanto l’animo di questo popolo sia simile a quello napoletano sotto molti aspetti.
Ascolta l’intervista, lasciati affascinare dall’arte e continua a seguirci per restare informato sugli eventi culturali in città.
Sara Cipolla [...]
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Luglio 24, 2024Stiamo vivendo una stagione cinematografica estiva di ombre (scarsa affluenza nelle sale) e qualche sorpresa, con successi come “Inside Out 2” e titoli come “Deadpool & Wolverine”, “Horizon: An American Saga” di Kevin Costner, l’horror “Maxxxine” (capitolo finale della trilogia di “X – A Sexy Horror Story”, qui in foto), il disaster movie “Twisters” e il quarto capitolo di “Cattivissimo Me”, in uscita a fine agosto.
Le sale italiane si preparano già per i nuovi titoli della stagione autunnale del 2024. L’autunno cinematografico inizierà il 28 agosto con l’uscita de “Il Corvo”, diretto da Rupert Sanders e interpretato da Bill Skarsgård e FKA Twigs. Il 5 settembre sarà la volta di Tim Burton con “Beetlejuice Beetlejuice”, il sequel del celebre film. L’industria italiana debutterà il 12 settembre con due commedie: “Come Far Litigare Mamma e Papà” e “L’Ultima Settimana di Settembre”, presentate in anteprima al Festival di Giffoni.
Dal 2 ottobre arriveranno nelle sale “Folie à Deux”, il sequel musicale di “Joker” con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, e il film d’animazione “Il Robot Selvaggio” di Dreamworks il 10 ottobre. Provengono dal Festival di Cannes “Megalopolis” di Francis Ford Coppola che uscirà il 16 ottobre e “Parthenope” di Paolo Sorrentino in sala dal 24 ottobre. La Palma d’Oro “Anora” di Sean Baker sarà disponibile dal 7 novembre.
A novembre arriverà il sequel de “Il Gladiatore” con Pedro Pascal, Denzel Washington e Paul Mescal, e il musical “Wicked” con Ariana Grande e Michelle Yeoh. Disney lancerà il sequel di “Oceania”. Il periodo natalizio vedrà l’uscita di “Mufasa”, il nuovo live action de Il Re Leone, e le commedie “Cortina Express” con Christian De Sica e Lillo, e “Io e te dobbiamo parlare” con Alessandro Siani e Leonardo Pieraccioni.
Si prospetta una stagione cinematografica ricca di titoli e grandi ritorni. Le luci si abbassano, inizia la magia. [...]
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Luglio 22, 2024Lo scorso 15 luglio, l’Università Suor Orsola Benincasa ha aperto le porte a tutti i giovani diplomati pronti a scegliere la loro carriera universitaria. Un successo di pubblico e di presenze: l’Aula Magna era gremita, come in un tutto esaurito di un concerto pop.
La presentazione dell’offerta formativa è stata arricchita da alcuni interventi, tra cui quello del rettore Lucio d’Alessandro, che ha sottolineato il ruolo fondamentale dei giovani nella realizzazione del progetto Unisob e ha illustrato al pubblico le opportunità didattiche e lavorative offerte dall’ateneo. Un luogo di aggregazione, ma anche di futuro, incorniciato dalle bellezze napoletane su cui si affaccia l’università.
Successivamente, l’open day si è spostato in terrazza dove, tra una chiacchiera e un aperitivo, gli studenti hanno avuto l’opportunità di conoscere colleghi e docenti. Questo contatto diretto arricchisce l’esperienza degli studenti, rendendo l’incontro in ateneo ancora più stimolante.
Per l’occasione, Run Radio ha intervistato docenti e famiglie per conoscere meglio le potenzialità di Unisob e le aspettative dei futuri iscritti. Ascolta il podcast e vieni in università per creare il tuo futuro con noi!
sa.ci. [...]
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Luglio 19, 2024Lunedì 15 luglio, alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (nella foto in visita a Palazzo) e del direttore generale Musei Massimo Osanna, accolti dal direttore Mario Epifani, sono stati inaugurati i nuovi spazi di Palazzo Reale a Napoli. Tra le novità, il Belvedere, il Museo della Fabbrica e una mostra temporanea che racconta i quattro secoli di storia della reggia.
Il Museo della Fabbrica è un’esposizione permanente situata al pianterreno con accesso dal Cortile d’Onore e offre un percorso introduttivo alla visita del Palazzo. Attraverso opere e installazioni audiovisive, il museo racconta la storia della corte principesca, illustrando le sue trasformazioni con rilievi 3D e modellini ottocenteschi degli architetti Antonio Niccolini e Gaetano Genovese, restaurati per l’occasione. Questo progetto, ideato dal direttore Epifani e curato dall’architetto Almerinda Padricelli, ha recuperato gli spazi intorno al Cortile d’Onore, creando un nuovo foyer con biglietteria e guardaroba.
Fino al 3 settembre, nella Galleria del Genovese al piano nobile, è visitabile la mostra “Quattro secoli di storia: la fabbrica di Palazzo Reale”, curata da Epifani con l’allestimento dell’architetto Stefano Gei. Provenienti da istituzioni museali e collezioni pubbliche e private, le opere esposte narrano la storia del palazzo e dialogano con quelle dell’Appartamento di Etichetta.
È stato inoltre presentato il restauro del Belvedere, situato sul tetto del palazzo e affacciato sul Golfo di Napoli. Da settembre, questo spazio, mai aperto al pubblico dal 1837, sarà incluso nei percorsi di visita guidati, offrendo un’inedita vista panoramica.
Ascolta il racconto delle inaugurazioni nel podcast di Run Radio con le interviste al direttore Mario Epifani e all’architetto Almerinda Padricelli.
Matteo Ferronetti [...]
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Luglio 19, 2024Nonostante le difficoltà economiche quest’estate la nostra regione offre la consueta programmazione di eventi musicali e culturali. Per gli amanti della musica è in corso la 29esima edizione di Pomigliano Jazz festival che terminerà il 28 luglio. Il direttore artistico Onofrio Piccolo è sempre stato alla ricerca di territori da potenziare e ancora una volta ha scelto Pomigliano e le aree vesuviane per presentare un programma speciale.
La rassegna riesce a valorizzare il nostro territorio con un programma ricco di eventi e collaborazioni culturali come il progetto con l’istituto Cervantes, che ha permesso la presenza del cubano Gonzalo Rubalcaba che ha inaugurato la rassegna.
A concluderla sarà Peppe Barra il 28 luglio; l’artista – che avrà da pochi giorni compiuto 80 anni – porterà sul palco la musica popolare e l’identità napoletana per la sezione “Vesuvius Jazz”, in cui gli eventi avranno luogo presso le bellezze naturalistiche del Vesuvio. Tra questi c’è attesa per il 21 luglio in cui Marco Zurzolo renderà omaggio ai grandi nomi della tradizione napoletana come Pino Daniele, Carlo D’Angiò ed Eugenio Bennato.
Quest’anno particolare attenzione è rivolta ai giovani con un progetto che permetterà loro di avvicinarsi alla musica jazz, spesso poco ascoltata dalla generazione Z. Il progetto che partirà a settembre, infatti, conta più di 200 ragazzi in orchestra. L’iniziativa prova a sensibilizzare il pubblico campano offrendo percorsi naturalistici dove poter anche godere di degustazioni culinarie, mostrando eccellenze nostrane e proponendo nuove esperienze ai giovani ragazzi. Abbiamo realizzato un podcast su “Pomigliano Jazz” per scoprire più nel dettaglio gli eventi musicali e gli artisti che interverranno nel corso della rassegna.
Sarah Paragliola [...]
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Luglio 12, 2024Quale miglior modo di conoscere l’offerta formativa universitaria se non con una festa in terrazzo con le luci del tramonto e con un bellissimo panorama sul Vesuvio? Lunedì 15 luglio sarà possibile al Family day, un appuntamento a porte aperte per i maturandi che sono curiosi di conoscere nel dettaglio l’offerta formativa Unisob.
In attesa dell’evento, noi di Run radio presentiamo in anteprima i corsi triennali e quinquennali.
Partiamo dal dipartimento di scienze formative, psicologiche e della comunicazione.
Sogni di diventare un giornalista? Lavorare come manager aziendale o vivere di cinema e musica? Il corso triennale di comunicazione è perfetto per te.
Se invece ami i bambini e la formazione delle future generazioni ti sta a cuore l’Unisob offre due percorsi: Scienze della Formazione, corso quinquennale, che abilita all’insegnamento nelle scuole dell’infanzia e, assieme al conseguimento della specializzazione per l’insegnamento come docente di sostegno, per gli studenti più fragili. La seconda opzione è quella del corso in Scienze dell’Educazione, è triennale, e prepara la figura dell’educatore professionale socio-pedagogico e che opera nei nidi d’infanzia, nei servizi integrativi per l’infanzia come: spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto domiciliare.
Fiore all’occhiello del prossimo anno accademico è il corso in Scienze del Servizio sociale. Una nuovissima proposta che si riferisce alla formazione di esperti nel campo delle scienze sociali che unisce la pratica allo studio teorico per la risoluzione di problemi di disagio giovanile, culturale ed educativo.
Se sei amante dell’arte e delle bellezze monumentali il corso che fa per te è Scienze dei beni culturali: turismo, arte, archeologia. Il percorso perfetto in una città piena di storia e arte come Napoli: mira a coniugare una forte formazione umanistica di base, attenta in particolare alla centralità della storia, con approfondite competenze specifiche, artistiche, tecniche e scientifiche, negli ambiti che caratterizzano i beni culturali e con una particolare attenzione al turismo culturale.
Unisob trova il modo di conciliare le bellezze artistiche con l’importanza dello studio delle lingue straniere attraverso il corso di Lingue e culture moderne. Ampio e trasversale, si divide in due branche: Lingue e letterature straniere e Lingue straniere per le nuove professioni. Il primo è spendibile in settori professionali internazionali legati ai servizi culturali, all’editoria e alle istituzioni culturali mentre il secondo consente dei metodi e strumenti per la traduzione professionale e dell’informatica umanistica.
Appassionati di economia c’è un posto anche per voi in Unisob, grazie al corso unico di economia aziendale e green economy. La formazione ‘green’ si distingue infatti da tanti altri percorsi proprio per l’elemento unificante del percorso formativo rappresentato dallo studio dei profili di sostenibilità economica, finanziaria, sociale ed ambientale.
A chiusura di questa ricca offerta formativa, Unisob offre ai maturandi due corsi tradizionali, uno di Giurisprudenza e un altro in Scienze e Tecniche della Psicologia cognitiva. L’università coniuga dunque le innovazioni e i lavori del futuro con quelle carriere professionali che hanno ormai una storia secolare.
Ormai è chiaro, qui a Run Radio promuoviamo un’eccellente formazione e lo facciamo informando e consigliando i nostri ascoltatori.
Per questo ai nostri microfoni abbiamo avuto l’onore di intervistare il rettore Lucio D’ Alessandro che ci ha raccontato della bellissima giornata Family che ci aspetta e di tutte le opportunità e novità che ci sono in Unisob.
Ascolta il podcast per scoprirne di più e vieni a visitare l’Università Suor Orsola Benincasa per costruire il tuo futuro con noi!
Sara Cipolla [...]
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Luglio 12, 2024Lorenzo Hengeller e l’Umbria Jazz Festival formano un binomio e un’equazione vincente. Il pianista e compositore napoletano classe 1970 sarà uno degli artisti residenti per tutta la durata della rassegna da venerdì 12 luglio a domenica 21 luglio.
È noto per il suo stile che mescola jazz, swing e musica leggera italiana; sviluppa la sua passione per il pianoforte sin da piccolo, coltivando un’ammirazione particolare per artisti come Renato Carosone e Paolo Conte.
La sua musica è caratterizzata da un’ironia sottile e una vivacità contagiosa, riflettendo le tradizioni della sua città natale, Napoli.
Hengeller si esibisce regolarmente in concerti e festival, dove il suo talento e la sua personalità affascinano il pubblico, rendendolo uno degli interpreti più apprezzati del panorama musicale contemporaneo italiano.
Forse qualcuno di voi, appassionato del genere, avrà avuto l’opportunità di vederlo dal vivo, noi di RunRadio invece l’abbiamo intervistato per voi! Tra Marisa Laurito, Lelio Luttazzi e il suo nuovo album “Il Pianerottolo”.
Cosa aspetti? Corri ad ascoltare il podcast!
ma.fe. [...]
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Luglio 11, 2024Chiudono momentaneamente i sipari dei teatri di Napoli, pronti a riaprire per la prossima stagione, pronte a puntare dritte al cuore degli spettatori.
Il Teatro Nuovo di Napoli, nel suo 300esimo anniversario dall’apertura non fa eccezione e riaprirà le porte con la stagione 2024-2025 intitolata “Il nuovo da scoprire”.
La direzione della sala scommette sulle nuove generazioni e sulle sperimentazioni teatrali. Il tutto accompagnato da uno sguardo al passato, e dalla riscrittura di opere significative per la città e per gli attori. Nei 14 spettacoli in cartellone, il teatro Nuovo esplora e incrocia generi e stili con sfumature classiche e contemporanee, confermandosi come luogo di aggregazione e cultura per i suoi spettatori.
A inaugurare la stagione, giovedì 7 novembre andrà in scena, la commedia di Eduardo De Filippo “Ditegli Sempre Di Sì” (nella foto in pagina Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel e Domenico Pinelli) che nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa, offre a giovani attori l’opportunità di lavorare sul testo che debuttò nel teatro Nuovo nel 1932.
La programmazione affronta soprattutto temi attuali come l’astensionismo elettorale con l’opera “Un giorno come un altro” di Giacomo Ciarrapico; e il femminismo con “Svelarsi” e “La semplicità ingannata” che sottolineano l’importanza della comunità e della sorellanza nella vita e nella determinazione delle donne.
La stagione chiuderà i battenti il 10 aprile con lo spettacolo “Dei figli” di Mario Perrotta che esplora il fenomeno degli adulti-adolescenti: coloro che anche oltre i 40 anni vivono una vita in modo giovanile alla scoperta di se stessi e di nuove esperienze.
Ai microfoni di Run Radio, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Alfredo Balsamo, direttore generale del Teatro Pubblico Campano. Ascolta il podcast per saperne di più.
Sara Cipolla [...]
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Luglio 9, 2024Dalla musica alla letteratura: abbiamo accolto in studio lo scrittore Mario Artiaco per parlare della sua carriera e delle storie di rivincita che ha raccontato nei suoi libri.
Nato nel 1975 a Napoli, nel corso della sua vita ha deciso di abbandonare il lavoro di ex bancario per dedicarsi all’arte della scrittura. Le storie che racconta non sono comuni: parlano di riscatto e dignità spesso lasciate nell’ombra.
Il suo ultimo libro è “21 storie che non hanno voce”, un numero non casuale. Il libro, infatti, racconta 7 storie, ognuna divisa in 3 capitoli.
“Il tre è il numero perfetto, mentre sette sono le teste del drago dell’apocalisse” così descrive Artiaco (qui ritratto in foto) la sua scelta numerica insolita. Un riferimento allegorico, dunque, che ci riporta anche al racconto mitologico del peso dell’anima, 21 grammi. Una storia che non lascia nulla al caso e che punta dritta al cuore dei lettori.
Ascolta il podcast per scoprire cosa Artiaco ha in serbo per noi, e continua a seguire Run Radio per restare aggiornato su eventi e novità in città!
sa.ci. [...]
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Luglio 8, 2024Napoli da vedere, visitare e vivere: sono gli obiettivi della rassegna “Vedi Napoli d’estate e poi torni” in corso dal 4 luglio fino al 27 settembre. Nato 3 anni fa, il progetto del Comune ha riscosso già un certo successo grazie agli eventi culturali, le visite guidate e gli appuntamenti musicali. Quest’anno il focus sarà la bellezza marina partenopea. Napoli nata e cresciuta sotto la ala della sirena Partenope torna a far brillare le sue acqua con i percorsi in programma.
Sono 78 gli itinerari predisposti per il pubblico che saranno divisi in 3 grandi aree tematiche: “Acquajuò, l’acqua è fresca?”, “La storia dell’acqua a Napoli” e “Napoli dal Mare”.
L’idea nata in collaborazione con Amedeo Colella porta alla luce la storicità delle acque napoletane e l’importanza che ha avuto per i suoi cittadini, la lingua e la cultura. Colella che sarà il racconta storie durante i percorsi ha dedicato la sua vita alla divulgazione della cultura napoletana che gli ha permesso di scrivere libri e sceneggiature come simbolo di napoletanità come il programma televisivo “Nisciuno nasce ‘mparato”. Durante la conferenza di presentazione Colella è stato accompagnato da una band napoletana che ha suonato alcuni brani ispirati alle acque napoletane come “acquagliol e margellin”.
Il lavoro dell’acquafrescaio ha infatti un ruolo rilevante nella mitologia napoletana e nei suoi linguaggi come il modo di dire “a nev rind a sacc” che nell’immaginario collettivo rappresenta la frettolosità, la necessità di velocizzare esattamente come gli acquaioli facevano sfruttando la neve per raffreddare la sacca di juta che utilizzavano. Dal loro lavoro ne deriva inoltre la cosiddetta “limonata a cosc’apert”, una bevanda rinfrescante ma anche un momento di divertimento e immedesimazione per i turisti che durante le loro passeggiate cercano un chioschetto che gli permetta di vivere quest’esperienza tutta targata Napoli.
Le bellezze di Napoli saranno il centro della promozione turistica ma necessitano anche di una tutela e di un’attenzione alla regolamentazione, come afferma Teresa Armato, assessore al Turismo del Comune di Napoli, nel podcast che pubblichiamo sul nostro sito.
L’obiettivo è chiaro, attirare un maggior numero di turisti possibili e far in modo che seguendo le statistiche attuali restino in città il più a lungo possibile e soprattutto che abbiano una gran voglia di tornare alla fine del loro soggiorno.
Oltre all’interesse per le bellezze marine a coronare questa rassegna sarà l’appuntamento all’alba di ferragosto sull’iconica terrazza Sant’Antonio a Posillipo dove un quartetto d’archi che suonerà le musiche di Astor Piazzolla accompagnato da Elisabetta D’Acunzo e intratterrà gli ospiti con la fusione di due mondi vicini ma lontani come quello napoletano e quello argentino.
Gli eventi totalmente gratuiti di saranno prenotabili sulla piattaforma eventbrite.it che ogni giovedì alle ore 12 permetterà la visione degli eventi della settimana successiva.
sa.ci. [...]
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Luglio 3, 2024In occasione della giornata dedicata ai Beni culturali tenutasi nell’università Suor Orsola Benincasa giovedì 27 giugno, Run Radio ha intervistato l’assessore alla Formazione professionale della Regione Campania Armida Filippelli per conoscere nuovi progetti, bandi e opportunità per studenti e giovani alla ricerca della propria strada.
L’impegno della Regione Campania non si ferma, anzi segue l’innovazione e cerca di valorizzare il patrimonio culturale con le nuove tecnologie, ha affermato ai nostri microfoni Armida Filippelli. Il binomio formazione e Regione è essenziale per poter permettere ai giovani di restare nella propria città e non doversi spostare per trovare un lavoro che li soddisfi.
La cultura e il progresso è il focus dell’assessorato capace di istruire e trasmettere alle nuove generazioni non solo dei valori educativi ma anche civili che esaltino le bellezze del proprio territorio e non le diano per scontate.
Un esempio chiave di quest’attenzione nei confronti dell’arte è la restituzione della tela di Santa Luciella, che proprio grazie all’istruzione e all’aiuto di docenti è stato restaurato da alcuni studenti.
Fai click per saperne di più e continua ad ascoltare la tua radio universitaria preferita per non perderti nessuna novità sugli eventi e le anteprime in città!
sa.ci. [...]
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Luglio 2, 2024Nello scorso febbraio l’Università Suor Orsola Benincasa ha attivato la prima Accademia mediterranea di Scienze pedagogiche intitolata alla studiosa Elisa Frauenfelder, maestra della pedagogia italiana contemporanea alla cui memoria l’Ateneo dedica da tempo il premio internazionale destinato agli autori di un lavoro sui temi della pedagogia, della storia della pedaglogia e delle istituzioni educative e della didattica.
L’Accademia si ispira alla scienza della formazione classica che ha le sue radici nel Mediterraneo antico. La stessa Elisa Frauenfelder si è spesa tantissimo per far sì che i progressi degli studi pedagogici potessero trovare una giusta dimensione nel contesto euro Mediterraneo.
Maria Ulrich, Eleonora Pimentel Fonseca, Laura Beatrice Oliva Mancini, Silvia Croce solo per citarne alcuni, ma cosa ci ricordano questi nomi di donne eccellenti?
Un lungo elenco a cui l’Accademia – diretta dal rettore dell’Unisob – si ispira per sviluppare un sodalizio tra le Università di Grecia, Spagna e Portogallo.
Sono i punti di forza di una struttura unica nel suo genere dal punto di vista della ricerca scientifica: il sodalizio euro-Mediterraneo tra gli studiosi delle Scienze pedagogiche e le fondamenta basate sulle più autentiche passioni che nel passato le più notevoli figure femminili della scienza pedagogica hanno dedicato all’idea di emancipazione e di trasformazione sociale.
Ce ne parla Fabrizio Sirignano(nella foto in pagina), ordinario di Pedagogia generale presso l’Ateneo: “L’Accademia si pone nel solco tracciato da significative figure di donne che hanno apportato un contributo in termini di teorizzazione, progettazione e realizzazione di esperienze con ricadute pedagogiche ed educative nel Mediterraneo”.
Questo indirizzo di ricerca trova le sue ragioni nel pensiero antico della pedagogia in un palinsesto fertile come il Mediterraneo, in cui il legame tra scienza e filosofia ne è stato da sempre nutrimento, a partire dalla Grecia classica del V-IV secolo a.C.
Il partenariato scientifico con le altre università del Mediterraneo è un progetto esemplare nel suo genere, come sottolinea Sirignano: “Il sodalizio accademico muove le sue riflessioni e le sue attività dagli alti e ancora oggi attuali exempla di impegno etico-sociale e pedagogico-educativo, incarnati da alcune donne che tra il XVIII e XX secolo sono vissute e hanno operato consapevolmente nell’area del Mediterraneo, testimoniandone la connotazione interculturale e transculturale di spazio – allo stesso tempo fisico, simbolico e metaforico – di apertura, di collegamento e di confronto dialogico tra popoli, culture ed individui”.
Si tratta di donne di diversa estrazione sociale e formazione culturale che hanno profuso il loro impegno per le fanciulle ed i fanciulli, per i più poveri ed i più bisognosi, per la scuola, l’istruzione e la formazione, chi attraverso l’elaborazione di teorie e modelli, chi attraverso la scrittura e la divulgazione, chi tramite la militanza, la testimonianza e l’impegno costanti e quotidiani, chi attraverso l’ideazione, la realizzazione e la conduzione di attività educative.
“Pur nella loro diversità di orientamenti e di modalità di profusione del loro impegno etico, educativo e culturale, si tratta di donne accomunate dal fil rouge di una pedagogia fortemente ancorata alla dimensione sociale”, conclude.
È una pedagogia tradizionale ma allo stesso tempo innovativa in una dimensione socio culturale come quella attuale in cui l’idea stessa di società, di condivisione e di empatia sembra stia perdendo smalto.
Seminari e attività formative, attuazione di Fellowship, e progetti comuni: sono le iniziative che l’Accademia si propone di realizzare a partire da questo anno accademico. Insegnare a formare e formare per insegnare, pensando su queste basi a una “comunità mediterranea”, costruita e alimentata dalla pedagogia dialogica dell’ascolto, del confronto e dell’accoglienza.
da.card. [...]
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Luglio 1, 2024È in piena attività il festival internazionale “Conversazioni” con un programma fitto di appuntamenti e dibattiti. A mediare i “colloqui”, i fondatori Antonio Monda e Davide Azzolini che fino al 7 luglio rifletteranno sul tema del tempo, il fluire dei momenti e la cattura degli istanti assieme ad alcuni dei più grandi scrittori contemporanei.
Dal 28 al 30 giugno i talk si sono tenuti a Capri, in piazzetta Tragara, in compagnia di grandi personalità come Hernan Diaz, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa 2023 con il suo romanzo “Trust”. È una storia che, come ha dichiarato lo stesso autore, “vuole indagare il tema della classe sociale e della ricchezza”, una rappresentazione avida del capitalismo in un ambiente alienante come la metropoli di New York.
Nella tappa napoletana, lunedì primo e martedì 2 luglio Foqus ospiterà rispettivamente Erri De Luca e Dario Brunori (nella foto in pagina di Bianca Burgo), un momento di coesione per musica e letteratura unite dai profondi testi e dalle storie che creano.
Tra gli altri ospiti del festival scrittori del calibro di Emma Cline, Annabelle Hirsch, Pascal Bruckner, Katja Petrowskaja e Ye Chun, che portano la letteratura in tutto il mondo con il fascino di diverse culture.
Ascolta il nostro podcast con l’intervista ad Antonio Monda; gira il mondo seduto in poltrona e continua a seguire Run Radio per restare aggiornato su tutte le novità ed eventi nell’ateneo, in città e nella regione! Non dimenticare di fare click e seguirci sulle pagine social.
sa.ci. [...]
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Luglio 1, 2024Dal 24 al 29 giugno nella settecentesca Villa Bruno si è tenuta la 24esima edizione del “Premio Massimo Troisi”, dedicato all’attore di San Giorgio a Cremano. Anche per questa edizione la direzione artistica è stata affidata a Gino Rivieccio (a sinistra nella foto, con Mariano Rigillo al centro) che ha come sempre messo a fuoco l’attenzione sui giovani che hanno animato la Kermesse alternandosi sul palco sotto gli occhi attenti della giuria.
L’edizione, inoltre, ha avuto un significato speciale perché completamente dedicata ai 30 anni de “Il Postino”, capolavoro assoluto di Massimo Troisi, rimasto come pietra miliare nella storia del cinema italiano. Al “Premio Troisi 2024” si sono alternati sul palco della villa vesuviana esponenti del mondo dello spettacolo come Carlo Buccirosso, Leo Gullotta, Teresa De Sio e tanti altri che, con i loro interventi, hanno impreziosito il fine artistico della manifestazione.
In occasione di questa 24esima edizione, abbiamo avuto il piacere di intervistare il direttore artistico Gino Rivieccio. Ascolta il poadcast per saperne di più.
sa.pa. [...]
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Luglio 1, 2024Venerdì 28 giugno Piazza del Plebiscito si è di nuovo trasformata in un palcoscenico musicale per uno spettacolo della stagione estiva napoletana, inserito nel pacchetto di “Napoli Città della musica”: il concerto di Tropico con il suo ultimo progetto “Chiamami quando la magia finisce”.
Tropico è lo pseudonimo di Davide Petrella: cantautore, compositore e paroliere partenopeo (nella foto in pagina di Giuliano Montieri), è conosciuto già come autore dei testi di numerosi cantanti, tra cui Cesare Cremonini, Elisa, Emma Marrone, Elodie, Ghali, Marco Mengoni. Petrella è uno dei compositori con maggior successo nelle classifiche italiane e non solo.
Questa estate si sta confermando come un momento cardine della sua carriera da interprete.
Sul palco della più bella piazza napoletana ha offerto a più di diecimila persone uno show ricco di emozioni, partendo dalla scenografia somigliante a una giungla nella quale un sapiente progetto di luci portava al pubblico suggestioni tropicali.
“Qui è tutto dal vivo e vafammocc a tutt quant! La musica dal vivo si deve fare dal vivo, sennò che musica dal vivo è?“ Con questa esclamazione interamente in napoletano, in due ore e mezza di spettacolo, ha fatto capire al suo pubblico quanto sia stato importante per lui il contatto reale con la musica.
Una band e due coristi di eccezione hanno emozionato i fan con arrangiamenti rivisitati che hanno reso l’intero spettacolo affascinante con qualche sorpresa, come l’arrivo sul palco dei due produttori musicali, D-Ross e Startuffo, che con la loro musica hanno completato le sonorità del concerto. Ma Tropico ha riservato al suo pubblico ancora altre sorprese duettando con cantanti per cui ha scritto i testi. La prima a entrare in scena è stata Elisa in “Ci Eravamo Tanto Amati”, a seguire Ghali con cui ha cantato “Habibi” e “Non Esiste Amore a Napoli”, poi Achille Lauro con “Rolls Royce”, Marco Mengoni con “Due Vite” e Franco 126 in “Piazza Garibaldi e “Zona Nord”.
Tropico è riuscito a portare su quel palco, che ha tanto sognato, una propria “magia”, quella che non si può creare artificialmente ma è frutto di un continuo contatto con il proprio pubblico a cui riconosce di dovere tutto.
Roberta Miceli
Matteo Ferronetti [...]
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Giugno 28, 2024Tornano i seminari universitari alla Suor Orsola Benincasa, con un’attenzione speciale ai beni culturali. L’appuntamento, intitolato “…Tornando a casa…il restauro del dipinto di Santa Luciella”, si è tenuto giovedì 27 giugno alle ore 9:30 nella Sala Villani con la presentazione del restauro di una tela proveniente dalla chiesa di Santa Luciella, sita nei pressi della Cappella Pignatelli, nel centro storico di Napoli (nella foto in pagina).
Il lavoro di restauro è stato eseguito nel cantiere didattico del Laboratorio delle Tele al Claustro, sotto la guida delle docenti Annadele Aprile e Patrizia Irena Somma e con la partecipazione delle studentesse del corso di laurea.
Inoltre, l’Associazione Respiriamo Arte ha generosamente donato due borse di studio per le future matricole dell’anno accademico 2024-2025.
Durante l’incontro è stato anche presentato il nuovo bando di ammissione al Corso di Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, un percorso che abilita alla professione di restauratore di opere d’arte.
La sezione Beni e Restauro ha già aperto le sue porte al pubblico con l’incontro del 24 giugno, focalizzato sul ruolo del Registrar, figura cruciale per il trasporto e la tutela delle opere d’arte. L’evento ha visto la partecipazione di colleghi dell’Università di Siviglia, offrendo un’importante occasione di formazione, scambio e crescita per studenti e insegnanti nell’ambito di un progetto di collaborazione internazionale.
In occasione dell’evento del 27 giugno, Patrizia Castelli ha intervistato ai microfoni di Run Radio il professor Pasquale Rossi, presidente del corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali.
Per restare sempre informato visita il sito Unisob.na.it e ascolta il nostro podcast su Run Radio!
da.pi. [...]
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Giugno 26, 2024Fino al 13 luglio 2024, presso il Teatro Grande di Pompei è in corso “Pompeii Theatrum mundi 2024“ una delle rassegne estive più attese della nostra regione.
Il progetto presentato per la settima edizione dal teatro di Napoli-Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò e dal Parco Archeologico di Pompei è stato realizzato con il sostegno del ministero della Cultura, del Comune di Napoli e della Regione Campania.
Dodici serate completamente dedicate alla presentazione di capolavori della classicità rappresentati in 4 spettacoli firmati da importanti registi e artisti della scena nazionale e internazionale, che verranno replicati per tre sere, dal giovedì al sabato sempre alle ore 21.00.
La rassegna ha esordito il 13 giugno con un omaggio al maestro Emilio Isgrò: “Odissea cancellata” con la regia di Giorgio Sangati, in cui l’autore ha esibito in scena, per la prima volta, la sua Odissea in versi. Lo spettacolo è stato progettato come un’opera nell’opera grazie a un’incredibile installazione concepita in situ.
Dal 27 al 29 giugno, per il secondo appuntamento, ci sarà il “De Rerum Natura” , liberamente ispirato all’opera di Tito Lucrezio Caro, su ideazione e regia di Davide Iodice e drammaturgia di Fabio Pisano (nella foto di Ivan Nocera, il regista Davide Iodice con Aida Talliente). Dal 4 al 6 luglio andrà in scena il terzo appuntamento con “Edipo Re” di Sofocle per la regia di Andrea De Rosa. Considerato uno dei testi teatrali più belli di tutti i tempi, rappresenta il simbolo universale dell’eterno dissidio tra libertà e necessità.
Il quarto e ultimo spettacolo della rassegna è “Fedra”, Ippolito portatore di corona di Euripide con la regia di Paul Curran che sarà in scena dall’11 al 13 luglio.
Questi gli appuntamenti della settima edizione del progetto che, come ogni anno, con le sue rivisitazioni e riletture riesce a offrire un viaggio che attraversa la storia, l’arte e il teatro con uno sguardo che sappia ricongiungere i temi del passato classico alla contemporaneità del presente e futuro.
In occasione della rassegna abbiamo avuto la possibilità di intervistare il direttore del teatro Mercadante di Napoli Roberto Andò e gli autori Emilio Isgrò e Davide Iodice.
Ascolta dunque il nostro podcast “Theatrum Mundi 2024”, in cui parliamo di questo evento.
sa.pa. [...]
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Giugno 21, 2024Lunedì 24 giugno alle 16.30, la nostra università Suor Orsola Benincasa ospiterà la cerimonia per il conferimento della laurea magistrale honoris causa – in Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua – allo chef Alfonso Iaccarino (nella foto in pagina con la moglie Lidia).
Questo evento ricorda a tutti gli studenti, giovani o adulti, che l’istruzione è qualcosa di continuo, che dipende anche dai nostri sforzi e dalla passione che ci mettiamo. Lo chef di S. Agata sui due Golfi, inoltre, è la dimostrazione che il territorio campano ha molto da offrire e ha molto potenziale ancora inesplorato, che non è sempre necessario fuggire altrove ma che dall’altrove si possono cogliere tanti spunti per poi reinventarli nella propria realtà.
Proprio con questa filosofia lo chef Iaccarino ha viaggiato alla ricerca di spunti culinari nuovi e ha anche studiato ben tremila anni di storia culinaria del Sud Italia per arrivare alla miglior versione possibile di tutti i suoi piatti. Basti pensare che il suo cavallo di battaglia è il classico e semplice spaghetto pomodoro e basilico, diventato celebre e speciale proprio grazie al lavoro di ricerca e formazione continua dello chef.
Nella cornice della Sala degli Angeli, nella sede centrale del Suor Orsola, si potrà assistere al conferimento della laurea. Il pomeriggio inizierà con un’introduzione da parte del magnifico rettore Lucio d’Alessandro per poi proseguire con la laudatio da parte di Elisabetta Moro e Marino Niola. Interessante sottolineare che il professor Niola, professore di antropologia dei simboli presso il nostro ateneo, ha definito Alfonso Iaccarino “Il vero professore della dieta mediterranea” e sarà proprio lui uno dei due docenti che lunedì 24 a consegnerà la laurea ad honorem al doppiamente stellato chef Alfonso Iaccarino.
In questo podcast abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo telefonicamente per chiarire alcune curiosità legate ai suoi studi, alla sua passione per la terra – basti pensare che tutte le erbe, la frutta e la verdura vengono coltivate direttamente nell’orto del ristorante – e al collegamento che questa ha con l’alta qualità dei piatti proposti. Dalle sue parole possiamo capire che Alfonso Iaccarino, nonostante le due stelle Michelin ricevute, è rimasto un uomo appassionato alle sue origini e alla tradizione della sua terra.
Pa.cas. [...]
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Giugno 21, 2024Quando si arriva a Napoli ci si aspetta di mangiare una buona pizza, e in questo la famiglia della Mulino Caputo, farina di produzione napoletana, aiuta i pizzaiuoli e aspiranti pizzaiuoli nell’obiettivo. Negli ultimi 21 anni però i Caputo sono andati oltre il confine italiano coinvolgendo nel proprio progetto pizzaioli da tutto il mondo con il Campionato Mondiale del Pizzaiuolo Trofeo Caputo.
A vincere l’ultimissima edizione tenutasi in concomitanza del Pizza Village infatti è una giovane cilena, Daniela Zuñiga, che da 3 anni gestisce una pizzeria a Ranco dopo aver avuto una formazione tutta napoletana con master class nel suo Paese.
Dopo aver alzato la coppa ed essere scesa dal podio la Zuñiga ha dichiarato di essere felice di poter portare a casa un premio di tale prestigio.
Un’edizione dunque che ha promosso non solo la maestria e l’arte di questo mestiere ma anche le pari opportunità portando sui gradini più alti donne di tutto il mondo.
Le categorie in gara erano 12 e la Zuñiga non è stata l’unica a ottenere un riconoscimento, infatti, anche nelle categorie Teglia e America c’è stata una rappresentanza femminile.
Italiani e Napoletani hanno dominato anche in altre categorie: è il caso della Juniores in cui si è classificato primo il 15enne Alex Muscaritolo, categoria che ha sempre un ruolo di spicco nel campionato perché proprio come ha dichiarato la famiglia Caputo sul palco “rappresenta il futuro”.
Una serata ricca di emozioni e comicità con l’aiuto della conduzione di Giulio Golia, coronata da un momento di condivisione per la grande famiglia dei pizzaiuoli in gara grazie a un pizzaiuolo svizzero che dopo aver preso il microfono per i ringraziamenti ha dichiarato che “per chi nasce a Napoli tra pizza e pasta è una cosa grande ma per chi viene da fuori e sceglie l’arte della pizzeria è ancora più importante”. Un istante che ha provocato gli applausi di tutto il pubblico e l’emozione dei Caputo che rappresentano la storia del campionato e le possibilità che ne conseguono.
Sara Cipolla [...]
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Giugno 20, 2024Siamo tutti pronti a cantare e ballare sulle note di “ I p me tu p te” nelle serate del 21, 22 e 23 giugno con Geolier (qui nella foto di Matteo Baglioni) nello stadio Maradona, ma cosa sappiamo di questo fenomeno del rap? Run Radio ha cercato di ripercorrere la sua storia e i momenti che lo hanno portato a questo grande successo.
Nato a Secondigliano e cresciuto con poche aspettative di poter sfondare nel mondo della musica, Emanuele Palumbo, alias Geolier, ha inseguito il suo sogno fino a varcare le soglie dello stadio Maradona con 3 serate sold out. Dopo l’uscita del suo primo album “Emanuele”, il futuro di Geolier ha iniziato a cambiare direzione riuscendo con la sua musica a far breccia nelle mura del suo quartiere “difficile”, spopolando prima a Napoli e in tutta la Campania, e successivamente anche al nord grazie a collaborazioni con cantanti come Sfera Ebbasta ed Emis Killa.
La sua è una carriera vissuta tutta d’un fiato, tra il suo esordio con “P Secondigliano” e gli album di Platino è trascorso ben poco tempo. Oggi Geolier scala le classifiche a occhi chiusi e per il pubblico non ha rivali. A tal proposito noi di Run Radio ci siamo rivolti ad alcuni studenti per sapere cosa pensassero del fenomeno e che valore avesse nella vita dei napoletani una penna come quella di Geolier.
Sara Cipolla [...]
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Giugno 20, 2024In un mese completamente dedicato ai concerti per la città di Napoli, arriva anche il teatro a imporre la sua voce tra il pubblico. In occasione della Festa della Musica, il 21 giugno, il teatro Trianon Viviani porta per la prima volta in scena La serva Padrona, un intermezzo buffo settecentesco che il regista Mariano Bauduin ha ambientato nel salotto di Salvatore Di Giacomo ex direttore della biblioteca del conservatorio di San Pietro a Majella.
La storia della serva Serpina che diventa padrona è piena di risvolti inaspettati e momenti di cruda tensione tra i protagonisti. Una storia che seppur lontana secoli ci spinge alla riflessione su temi ancora discussi ai nostri tempi. L’emancipazione, l’importanza della propria identità e il successo personale prenderanno vita sul palco del Trianon per un debutto celebrativo ed evocativo per Napoli e la sua storia musicale.
Sul palco infatti si esibiranno contemporaneamente le orchestre Sanitansamble e Piccola Orchestra di Forcella, in un concerto che vede protagonisti sia studenti che maestri.
Per l’occasione Run Radio ha intervistato il regista Mariano Bauduin e il direttore d’orchestra Paolo Acunzo (a destra e a sinistra nella foto), per avere notizie e retroscena sulla Serva Padrona e sul valore artistico che ha per i giovani musicisti e attori.
Batti un click per restare aggiornato su tutte le novità in città, ascolta Run Radio la tua radio universitaria che ti accompagna alla scoperta di eventi e appuntamenti culturali!
Sa.Ci. [...]
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Giugno 17, 2024Dopo il nostro podcast di annuncio e commento all’apertura degli Europei di calcio che si stanno svolgendo in Germania, continuiamo la nostra informazione al termine della prima giornata che ha visto vittoriose tutte le squadre favorite che hanno rispettato i pronostici.
Germania e Spagna hanno annichilito le rispettive avversarie, mentre l’Inghilterra si è imposta con una vittoria di misura per 1-0 grazie al gol del suo golden boy Jude Bellingham.
I nostri azzurri (l’immagine in pagina è tratta dalla Media gallery della Figc) hanno portato a casa i 3 punti con una vittoria in rimonta per 2-1 contro l’Albania, che era passata in vantaggio dopo soli 23 secondi siglando il gol più veloce della storia degli Europei.
Adesso ci aspettano due partite molto insidiose e assolutamente da non sottovalutare.
Giovedì 20 affronteremo la Spagna, forte di una vittoria schiacciante e di una squadra composta da senatori esperti come Morata, Carvajal e Rodri e nuovi talenti come Nico Williams, Cubarsì e soprattutto la stella del Barcellona Lamine Yamal, classe 2007, il giocatore più giovane ad aver mai preso parte ad un europeo.
Lunedì 24 scenderemo in campo contro la Croazia, finalista del mondiale 2018, che tenterà di qualificarsi alle fasi a eliminazione diretta a qualunque costo.
Riuscirà l’Italia a farsi valere contro queste due corazzate qualificandosi per gli ottavi di finale? E soprattutto riuscirà a difendere il titolo di campione d’Europa? Lo scopriremo nei prossimi giorni, voi ascoltatori però restate sintonizzati su RunRadio per ulteriori informazioni sul cammino dell’Italia in questi europei!
Ma.fer. [...]
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Giugno 17, 2024Nei giorni 17, 18 e 19 giugno 2024 si svolgerà la Finale del Campionato Mondiale del Pizzaiuolo – Caputo Cup, tra gli eventi più importanti del Napoli Pizza Village.
La ventunesima edizione, organizzata dall’APN (Associazione Pizzaiuoli Napoletani) ha visto sfidarsi pizzaioli in tutto il mondo: in Corea, a Las Vegas, in Messico. È suddivisa in 11 categorie ed è un’occasione importante che può cambiare la vita dei partecipanti. Run radio ha intervistato – in un podcast in rotazione da qualche giorno – il presidente dell’associazione “Pizzaiuoli napoletani” Gianluca Pirro.
Giunto alla dodicesima edizione, il Napoli Pizza Village è aperto al pubblico fino al 23 giugno (l’ingresso è gratuito) alla Mostra D’Oltremare, con ben 27 pizzerie presenti.
Dieci giorni intensi, ricchi di masterclass, animazione per i più piccini e concerti ogni sera, in cui si alterneranno sul palco cantanti e gruppi campani e non, grandi nomi e nuove leve.
Insomma, è un’occasione imperdibile se siete amanti della pizza e della buona musica.
Ma.chi.Fab. [...]
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Giugno 17, 2024Qual è il rapporto tra innovazione digitale, nuovi media e educazione scolastica? È un quesito che ci fa scontrare spesso con la tradizione della cultura pedagogica e la necessità di arrivare in qualche modo agli studenti delle nuove generazioni, a ricucire le distanze e i vuoti comunicativi che la scuola raccoglie sempre più spesso tra gli adolescenti di oggi.
Ricerca e progettazione pedagogica, dialogo e nuovi codici comunicativi sono l’oggetto di riflessione e discussione ancora focus del convegno SiPed, che si è concluso sabato 15 giugno dopo una giornata di full immersion di studio venerdì 14 nel Suor Orsola Benincasa.
Fabrizio Manuel Sirignano (nella foto durante un intervento nel convegno) professore ordinario di Pedagogia generale e sociale e presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione primaria, ci ha aiutato a comprendere quali siano i punti nodali su cui la Pedagogia contemporanea deve necessariamente intervenire. Il primo è stare attenti a come analizzare nel suo intero la situazione scolastica.
“Al di là delle statistiche che fanno riferimento alla dispersione scolastica i cui dati ci vengono riportati costantemente – puntualizza – abbiamo un altro quadro della dispersione scolastica che è quella di coloro che pur essendo presenti a scuola non apprendono oppure apprendono male”.
Negli anni Sessanta il maestro Alberto Manzi fece un piccolo miracolo. Nell’Italia del secondo dopoguerra un mezzo come la televisione venne incontro alle esigenze di una parte della popolazione che era rimasta tagliata fuori dalla società e dall’evoluzione culturale del Novecento. Era in condizioni di povertà e minorità: si trattava di una fascia sociale completamente dimenticata dall’attenzione politica e culturale del Paese.
Oggi parlare di dispersione scolastica e di disattenzione nei confronti della comunità educativa è un po’ diverso. Il problema di fondo è arrivare ai ragazzi e agli adolescenti, capire e farsi capire cercando di utilizzare un linguaggio contemporaneo e trasversale che tuttavia non metta da parte i contenuti basilari delle discipline formative.
“Credo che in questo momento sia importante coinvolgere e avvicinare i giovani anche utilizzando i loro codici comunicativi – conferma Sirignano -; propongo che si inseriscano nell’ambito delle istituzioni scolastiche anche, e sottolineo anche, i cosiddetti linguaggi divergenti come ad esempio il cinema.
Non dobbiamo però dimenticare i contenuti, questo è essenziale, e appiattirci sulle metodologie scadendo nel didattismo e nella negazione della didattica. Stimolare i ragazzi attraverso il cinema, il fumetto o le altre forme di comunicazione a loro più vicine: ecco come intervenire”.
“È indispensabile riconoscere che la dispersione scolastica è un problema che non riguarda solo il Sud ma tutta l’Italia – conclude -. Occorre lavorare molto in tal senso, lavorare per favorire la partecipazione scolastica, combattere l’isolamento che talvolta i social tendono ad acuire e soprattutto cercare di coinvolgere i ragazzi anche in attività extrascolastiche e fare in modo che la scuola sia collegata alla vita del Paese”.
da.card. [...]
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Giugno 13, 2024Dal 13 al 15 giugno 2024, con il patrocinio del Comune di Napoli, la città ospita il Convegno Nazionale SIPED, acronimo della Società Italiana di Pedagogia. I quattro atenei principali, Università Suor Orsola Benincasa, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università degli Studi di Napoli L’Orientale, Università degli Studi di Napoli Parthenope, collaboreranno per gestire le diverse sessioni in programma nei tre giorni, molto densi di temi e ospiti.
Il titolo del convegno è “Ricerca e progettazione pedagogica per contrastare povertà educative e dispersione scolastica”. L’evento cade in occasione dei 100 anni dalla nascita di Alberto Manzi, il celebre maestro d’Italia, che negli anni ’60 grazie alla trasmissione Rai “Non è mai troppo tardi”, insegnò a leggere e a scrivere a tantissimi italiani che erano ancora analfabeti. Grazie a lui e alle sue lezioni in tv, molte persone riuscirono a prendere la licenza elementare. E quindi quale miglior modo per celebrare l’istruzione, l’educazione e appunto la pedagogia se non con un convegno di questo genere.
Durante il convegno SIPED 2024, Napoli ospiterà le voci e i volti, le storie e le teorie, il futuro degli studi pedagogici per la prevenzione e il contrasto dell’abbandono scolastico. Ma parlando di pedagogia è impossibile non nominare l’importanza degli scambi di esperienze. All’iniziativa, infatti, parteciperanno oltre mille studiosi di università sia italiane che straniere. Uno degli scopi della società italiana di pedagogia è proprio favorire la cooperazione attiva fra i vari studiosi, e sostenere la diffusione della cultura pedagogica in Italia e all’estero.
Abbiamo intervistato il presidente della Siped Pierluigi Malavasi. Nel podcast che pubblichiamo, il professore ordinario di Pedagogia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, racconta quali siano i temi principali che affronterà il convegno e gli obiettivi che la società di pedagogia si pone per contrastare alcune problematiche del settore educativo.
Per conoscere il programma dettagliato del convegno, gli orari e le sedi precise degli atenei, consulta la sezione eventi del nostro sito unisob.na.it
Patrizia Castelli [...]
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Giugno 12, 2024Piano e voce: è un format che si adatta a qualsiasi forma di arte popolare, dal blues al jazz e al pop. E’ la formula scelta da John Legend per il suo nuovo recital, “An Evening with”, andato in scena ieri sera nell’Anfiteatro degli Scavi di Pompei in un’arena gremita di fan, primo spettacolo della rassegna “Beats of Pompeii”.
Il sottotitolo di questo concerto che fa dell’intimità la sua forza è “Una notte di canzoni e storie”. Legend ha scelto di raccontare il suo tragitto di riscatto dalla povertà e dal disagio sociale attraverso la musica. Una storia, la sua, che lo ha portato a straordinari incontri e successi.
Il concept di questa biografia arricchita da canzoni prevede filmati, fotografie di famiglia, ritagli di giornali e perfino la traduzione in simultanea del racconto (su un maxischermo alle sue spalle).
Questa formula, in qualche modo simile a quella utilizzata da Bruce Springsteen a Broadway, funziona anche se lo storytelling a volte prevale sull’aspetto spettacolare. D’altronde Legend può permetterselo: è una star del pop-soul, che ha 12 Grammy Awards, un Oscar, un Golden Globe Award, un Tony Award e un Emmy Award alle spalle.
Diviso in due tempi, “An Evening with” ha momenti di accorata emotività ed è arricchito da una serie di tributi importanti: la sua versione a cappella di “God Only Knows” dei Beach Boys con cui apre il secondo tempo dello show è da brividi e anche la “Redemption Song” di Bob Marley lascia il segno. La girandola di citazioni e di omaggi coinvolge anche Stevie Wonder (“Ribbon in the Sky”) e Simon & Garfunkel “Bridge Over Troubled Water”).
Poi c’è il suo canzoniere, espresso attraverso una tecnica pianistica che rimanda più ai modelli di Elton John e Billy Joel che ai grandi del rhythm’n’blues. Strappano applausi a scena aperta “All of Me”, “Ordinary People”, “Wonder Woman” e “Tonight” in un crescendo di pathos che trascina sul palco le disgrazie familiari, la dipendenza della madre dall’alcol, la povertà, la religione, gli incontri (fortunatissimi quelli con Lauryn Hill e Kanye West) e l’amore per la moglie Chrissy.
Le ‘storie’ della sua vita e della sua carriera sono una sorta di soggetto, di copione che Legend interpreta talvolta dimenticando che il suo è un concerto. Ma il pubblico gli perdona ogni gigioneria e qualche lungaggine, ripagato da esecuzioni musicali molto convincenti.
A vent’anni dall’esordio con “Get Lifted”, Legend sembra a un giro di boa. Questo spettacolo che avvolge il nastro della sua vita e lancia un messaggio di impegno politico e sociale, pace e di consapevolezza di sè, lascerà prima o poi il posto a qualcosa di nuovo. Per il momento i suoi fan possono accontentarsi di questa versione scintillante e riflessiva.
In una stagione dominata da un senso autarchico della musica e dagli incassi milionari (i casi D’Alessio, Ultimo e Geolier) – della canzone italiana, Legend è apparso come un’eccezione in un cartellone totalmente virato sul suono nazionale. Una bella anomalia che ci mostra come lo spettacolo – e la canzone, frutto di un talento antico e artigianale – viaggia su altre note.
Alfredo d’Agnese [...]
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Giugno 10, 2024Oggi a Run Radio un podcast su una rassegna dedicata al mondo femminile nell’arte: al centro della nostra attenzione “Women in music”, organizzata dall’Associazione Culturale Brodo, con la direzione artistica di Viola Bufano, realizzata con il sostegno del MIC e di Siae, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.
La rassegna prevede quattro appuntamenti musicali, tutti il venerdì sera, dal 14 giugno al 19 luglio nella sede di FOQUS, fondazione culturale nel cuore dei Quartieri spagnoli. L’iniziativa musicale porterà sul palco alcune tra le più interessanti cantanti femminili della scena musicale napoletana e non solo.
Nella prima serata di venerdì 14 giugno, saranno ospiti i Suonno d’Ajere, un trio che dal 2016 celebra la canzone napoletana con la propria lente d’ingrandimento. Per Run radio abbiamo avuto il piacere di parlare con Irene Scarpato, cantante del trio. [...]
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Giugno 10, 2024Nei giorni scorsi Run Radio ha ospitato la professoressa Daria Catello. La docente del laboratorio “Metalli preziosi” presso l’Università Suor Orsola Benincasa ha spiegato che il lavoro del restauratore oggi è particolarmente importante, ma per il settore dei metalli è ancora poco conosciuto.
Siamo portati a pensare che i metalli non si rovinino nel tempo, però non è così.
Proprio perché non è tra i tipi di restauro più ambiti, c’è bisogno di molto personale.
È importante conoscere il materiale che si ha di fronte, soprattutto perché in pochi casi si tratta di metalli puri, e quindi serve sapere a quali processi di corrosione possono essere soggetti.
Fondamentali anche le conoscenze dal punto di vista tecnologico, perché le tecniche di lavorazione dei metalli sono cambiate nel corso degli anni. Quindi bisogna essere informati su quelle precedenti, senza però tralasciare le ultime modifiche.
Nel podcast che pubblichiamo, la professoressa Catello (al centro nella foto, all’interno del laboratorio metalli) ha spiegato che un giovane per avvicinarsi al mondo del restauro ha bisogno soltanto di passione e di amore per l’arte. Quello del restauratore, infatti, è un mestiere molto tecnico.
La nostra università ha spesso collaborato con enti esterni, tra cui il Museo del Tesoro di San Gennaro. Rappresenta la più importante concentrazione di oggetti in argento (ben 53 statue) e in generale di oggetti in metallo prezioso. Gli studenti dei laboratori hanno avuto la possibilità di lavorarci e toccarli con mano. [...]
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Giugno 9, 2024RunRadio offre ai suoi ascoltatori un’esperienza unica, ascoltare una lunga maratona radiofonica direttamente dal Parlamento europeo di Bruxelles.
Domenica 9 giugno Erika Branca, Nicoletta Labarile, Paolo Cantore e Veronica Grasso racconteranno lo spoglio elettorale partecipando alla diretta coordinata da RadioCom in collaborazione con RadUni, in streaming continuativo e senza contenuti commerciali a partire dalle ore 20.00 fino alle ore 2.00.
Per la prima volta, infatti, grazie alla collaborazione con la Rappresentanza del Parlamento europeo in Italia, una delegazione di Europhonica avrà l’opportunità unica di vivere dall’interno dell’Emiciclo e dagli ambienti circostanti l’atmosfera delle elezioni, in trepidante attesa dei primi exit poll e dei risultati da cui poi si evincerà la composizione della decima legislatura dell’Eurocamera.
La diretta sarà realizzata dagli ambienti del Parlamento europeo di Bruxelles, verrà trasmessa sul sito di RadioCom e ricondivisa sulle radio del circuito RadUni, fra cui Run Radio, emittente ufficiale dell’università degli Studi Suor Orsola Benincasa.
La delegazione di Europhonica raccoglierà materiali originali, vox populi, interviste e contributi live che verranno successivamente resi disponibili sottoforma di podcast e quindi diffusi attraverso i canali RadUni, ma il racconto della notte elettorale e dell’atmosfera di Bruxelles viaggerà anche attraverso i canali social. [...]
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Giugno 7, 2024L’8 e il 9 giugno Napoli si trasforma in un’arena musicale che vedrà contrapporsi due artisti amatissimi dal pubblico italiano: Gigi D’Alessio e Ultimo.
Il cantante e musicista napoletano si esibirà in Piazza del Plebiscito, mentre il cantautore romano nello stadio Diego Armando Maradona.
Non solo è sfida all’ultimo biglietto, ma anche all’esposizione mediatica più ampia. Noi a Run Radio ci siamo posti alcune domande: Geolier, amico e collaboratore di entrambi, a quale dei due concerti prenderà parte? E il pubblico quale dei due artisti preferirà guardare live?
Se anche tu sei amante della musica dal vivo e in particolare di Ultimo e D’Alessio ti consigliamo l‘ascolto del podcast di Run Radio condotto da Davide Pignalosa. Batti un click e immergiti in questa sfida ai vertici della musica italiana! [...]
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Giugno 6, 2024Società e istituzioni sono chiamate ad affrontare molteplici problematiche relative alla relazione tra tecnologia e diritto, sostenibilità ambientale e nuove tecnologie.
È questo lo sguardo verso un nuovo modo di studiare una disciplina secolare per molti aspetti ancora vincolata alla tradizione e per altri governata dalle esigenze delle innovazioni tecnologiche e delle casistiche contemporanee che invadono il settore giuridico.
Il RECEPL, Research Centre in European Private Law, è un Centro di Ricerca in Diritto Privato Europeo, diretto da Lucilla Gatt, ordinario di Diritto privato al Suor Orsola Benincasa. L’istituto mette in comparazione diversi aspetti del diritto privato europeo con uno sguardo lungimirante verso l’interdisciplinarità e una metodologia di studio che parte dalla didattica prima ancora che dalla ricerca post lauream.
Abbiamo sentito Ilaria Caggiano, professoressa di Diritto privato e vicedirettore del Centro di ricerca (a destra nella foto in pagina), per capire quali sono le nuove frontiere della ricerca nell’ambito del Diritto privato e quali le nuove ricerche a cui il Centro sta lavorando: “Due sono i punti di forza del RECEPL – spiega -; il primo è l’ambito tematico al quale esso fa riferimento che potremmo individuare come diritto dell’innovazione tecnologica; il RECEPL si è da sempre caratterizzato come centro di ricerca sull’innovazione tecnologica digitale in ambito giuridico.
Il secondo è strettamente collegato al primo ed è la vocazione interdisciplinare del Centro e un apporto congiunto tra i saperi. Sia attraverso i ricercatori del Centro che grazie all’elevato numero di convenzioni e di soggetti affiliati, prediligiamo una ricerca che sia interdisciplinare e transdisciplinare dal punto di vista digitale. Nuovo oggetto di studio strettamente correlato a questo tema, anche la ricerca collegata al diritto alla sostenibilità la quale non può che svilupparsi attraverso strumenti tecnologici”.
L’Università degli Studî Suor Orsola Benincasa vanta una lunga collaborazione con la Cattedra Jean Monnet; forse non tutti sanno che sono promosse Summer School per le nuove generazioni di ricercatori impegnati proprio nel settore della sostenibilità ambientale nell’età digitale. Il RECEPL in prima fila: “I progetti Jean Monnet – conferma la prof.ssa Caggiano – sono finanziati dall’Unione europea e prevedono tre tipologie di attività: didattica, ricerca e terza missione.
Presso il centro sono state istituite due cattedre Jean Monnet, le quali hanno sviluppato e stanno sviluppando dei programmi didattici per studenti laureandi o frequentanti lauree magistrali, programmi di ricerca attraverso convegni, workshop internazionali e contributi per le pubblicazioni e terza missione.
Lo scopo è far conoscere anche fuori dell’Università le tematiche proprie delle cattedre Jean Monnet, che fanno riferimento a temi rilevanti nell’ambito dell’Unione europea. In particolare hanno riguardato i temi della vulnerabilità tecnologica e quello della sostenibilità con particolare riguardo all’impatto e alla valutazione dei diritti fondamentali”.
Studiare Scienze giuridiche non è semplice e non è possibile oggi pensare di scindere ricerca e didattica. Entrambe vanno di pari passo e richiedono una certa continuità di risultati. Ma il settore della ricerca scientifica ha oggi l’attenzione che merita? “In ambito giuridico va ripensata la ricerca per la didattica e ripensare la didattica in ambito giuridico è un altro punto importante su cui stiamo lavorando al RECEPL. In questo momento ricerca scientifica e scarsa attenzione istituzionale penso che vadano di pari passo con la scarsa attenzione data alla didattica”.
Infine, conclude: “La didattica digitale e innovativa non risolve pienamente (soprattutto in ambito giuridico) quella che è la necessaria erogazione sia per metodi sia per contenuti, per l’acquisizione delle competenze destinate agli studenti. Per la ricerca il problema fondamentale è quello della mancanza di fondi di ricerca.
Credo che sia necessario un ripensamento metodologico della ricerca, penso soprattutto all’ambito giuridico, e di ricerca applicata. Manca secondo me un sistema di ‘scienza aperta’ che rappresenta certamente un aspetto fondamentale per lo sviluppo e l’innovazione.
Scienza aperta significa possibilità di utilizzare in maniera libera e senza restrizioni i risultati della ricerca, ma anche e soprattutto nell’ambito di ricerche empiriche o alle scienze dure, la possibilità di utilizzare i dati delle ricerche stesse”.
da.card. [...]
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Giugno 5, 2024In queste serate estive Pompei apre le porte agli spettatori per una rassegna pronta a far battere i cuori. “Beats of Pompeii” è il cuore pulsante di questa stagione che vedrà esibirsi nella casa dei gladiatori grandi nomi della musica italiana e internazionale. Il primo concerto, sempre negli scavi, ma non inserito nella rassegna, è previsto per sabato 8 giugno con Carmen Consoli e il suo progetto “Terra Ca Nun Senti”.
La rassegna si aprirà ufficialmente con John Legend (martedì 11 giugno) mentre la chiusura della rassegna è programmata per il 26 luglio con Francesco De Gregori (nella foto di Daniele Barraco) in una serata dedicata alla sua carriera e ai suoi brani più rappresentativi.
Sul palco di Pompei si alterneranno voci, musicisti e band di spessore come Russell Crowe (il 9 luglio), Ludovico Einaudi (il 12 luglio) e i Pooh (il 22 luglio) pronti a sorprendere le nuove e le vecchie generazioni amanti della musica.
Ascolta il podcast di Run Radio per scoprire i dettagli e curiosità su artisti e concerti. Fai click e vivi con noi questa esperienza indimenticabile! [...]
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Giugno 5, 2024Per il quinto mese consecutivo, la fondazione Ravello presenta “Il Salotto Musicale di Neville Reid”, una rassegna ideata da Maurizio Pietrantonio, con un ricco programma di eventi per tutto il mese di giugno. Cinque appuntamenti avranno luogo tra Villa Rufolo e l’Auditorium Oscar Niemayer.
. Il prossimo appuntamento sarà il 9 giugno, con il Quartetto Raro che eseguirà opere di Wilhelm Kempff e Beethoven. Il 15 giugno sarà dedicato, invece, a Eduardo Savarese, con musiche curate da Giovanni Auletta. L’evento del 21 giugno sarà quello finale e vedrà Genny Basso in un recital pianistico. L’ingresso ai concerti è gratuito per i residenti e a pagamento per i non residenti, tranne il 15 giugno che è a ingresso libero.
Se anche tu ami la musica e vuoi vivere una serata speciale nella magica Villa Rufolo non perdere questa opportunità: per scoprire ulteriori dettagli e curiosità ascolta il podcast di Run Radio condotto da Andrea Ianniello. Fai click e vivi con noi questa esperienza indimenticabile!
da.pigna. [...]
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Giugno 3, 2024Martedì 4 giugno ricorre il trentennale della morte di Massimo Troisi, straordinario attore che ci ha lasciati prematuramente a causa di una malattia cardiaca.
Durante la sua carriera ha saputo dimostrare il suo talento in diversi campi.
Dalla radio, con “Cordialmente insieme”; alla televisione, con “Non stop” e “Luna Park”, durante i quali sono andati in scena gli indimenticabili sketch de “La Smorfia”, trio composto da Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena.
Parte importante della sua vita artistica è stata il cinema: ambito in cui fin dagli esordi nel 1981, con “Ricomincio da tre”, ha rivelato le sue doti eccezionali in qualità di attore e anche di regista, confermate nelle successive produzioni come “Le vie del Signore sono finite”, di sei anni più tardi. Ma il suo capolavoro è senza dubbio “Il postino”, con la regia di Michael Radford, che risale proprio al 1994.
In occasione dei trent’anni dalla sua scomparsa, l’autrice partenopea Donatella Schisa ha pubblicato un libro dal titolo “A Napoli con Massimo Troisi”, presentato recentemente anche a Napoli, nel quale ripercorre le tappe fondamentali che hanno contrassegnato la carriera dell’attore.
È stata una figura importantissima per la nostra città e non solo, ed ha lasciato un segno indelebile con il suo umorismo ma allo stesso tempo la sua capacità interpretativa. La sua è stata una vita fin troppo breve, ma per fortuna i suoi lavori sono un modo per non dimenticarlo.
Anche Run Radio ha voluto ricordarlo con un podcast, analizzando alcuni degli aspetti più rilevanti del suo percorso.
ma.chi.fab. [...]
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Giugno 3, 2024Il 27 maggio 2024 l’amministrazione comunale di Napoli ha lanciato il “Napoli Città della Musica – Live Festival 2024”, evento volto a valorizzare il territorio attraverso diversi appuntamenti di musica dal vivo. Il festival fa parte del progetto più ampio dal titolo “Napoli Città della Musica”, con il supporto e l’impegno del sindaco Gaetano Manfredi.
I concerti si svolgeranno tra Piazza del Plebiscito e lo Stadio Diego Armando Maradona e vedranno la partecipazione di numerosi artisti nazionali e internazionali.
La novità di quest’anno è che l’iniziativa non si limiterà ad essere una serie di appuntamenti musicali, ma vuole avere anche un risvolto più sociale, di formazione e lotta alla povertà educativa, di inclusione sociale attraverso la musica. Ogni artista oltre a esibirsi, si impegnerà direttamente a devolvere una parte del ricavato del concerto per un’iniziativa di tipo sociale legata al territorio; un ottimo modo per promuovere l’immagine di Napoli e incentivare il turismo, contribuendo allo sviluppo socio-economico della città attraverso la cultura e la musica.
Gli eventi includono concerti di Gianni Fiorellino, Ultimo, Negramaro, Geolier e Nino D’Angelo nello Stadio Maradona, e di Gigi D’Alessio, Renato Zero, Tropico e Co’Sang in Piazza del Plebiscito.
Per Run Radio il nostro Andrea Ianniello ha intervistato l’avvocato Ferdinando Tozzi (nella foto con il sindaco Manfredi), esperto di diritto d’autore e delegato del sindaco per l’audiovisivo e per l’industria musicale.
pa.ca. [...]
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Maggio 31, 2024Tra i suoi laboratori di ricerca l’Università Suor Orsola Benincasa annovera il Centro di Ricerca ‘Margini e confini’, da molti anni attivo nell’ambito del ‘Centro Scienza’ nuova sui temi del diritto, dell’inclusione e nello specifico sul tema del ‘margine’ considerato come elemento di confine della società contemporanea.
Quali sono i ruoli e le caratteristiche degli istituti che hanno caratterizzato le comunità occidentali?
Ė uno dei quesiti fondamentali alla base delle ricerche compiute dal Centro che come laboratorio è uno stimolo a ripensare alle trasformazioni che governano e hanno governato la società e la vita nel corso della storia.
Il Centro di ricerca dedica una particolare attenzione alle civiltà euro-mediterranee: centri e periferie, pubblico e privato, identità locali e sovranazionali, spazi di integrazione e forme di sociabilità, ruolo delle donne, realtà marginali e diritti umani.
Il tema del ‘margine’ e del ‘confine’ è anche “un’occasione per riflettere sulla inattualità delle barriere tra le discipline, tra i saperi, e anche tra i mondi”, come ha detto la professoressa Vittoria Fiorelli; la docente di Storia moderna all’Università Suor Orsola e coordinatore scientifico di ‘Margini e confini’ ha fatto riferimento al convegno internazionale di studi Attraversare mondi. Fonti e metodi per lo studio delle missioni tra testi, oggetti, che il Suor Orsola ha organizzato per le giornate del 30 e 31 maggio, a cui abbiamo dedicato un podcast, che pubblichiamo in questa pagina.
Il convegno è stato pensato nell’ambito della partecipazione al Dottorato Nazionale di Studi Religiosi con sede nell’Università di Modena e Reggio e rappresenta un momento importante per lo scambio della ricerca e dei risultati scientifici. Il riferimento alla traccia non deve farci pensare che si tratti di un incontro focalizzato sugli studi storici e religiosi: “La scelta del tema delle missioni – dice la professoressa Fiorelli – ci è apparso piuttosto uno spazio duttile per invitare colleghi provenienti da centri di ricerca italiani universitari e non – anche dalla Spagna e dalla Germania -, a interrogarsi sulla flessibilità di metodi e linguaggi che i loro studi disciplinari possono offrire su un’ipotesi di attraversamenti di linguaggi, di metodologie, di orizzonti di lavoro”.
In concomitanza con le sperimentazioni e le applicazioni delle tecnologie digitali nel contesto di ricerca del centro ‘Margini e confini’, è inevitabile riflettere su quanto un orientamento culturale aperto non possa che confrontarsi anche con il progresso delle tecnologie;
le innovazioni stanno plasmando i parametri stessi della ricerca per cui appare una necessità progettare con gli umanisti l’inserimento del digitale e delle tecnologie.
È quanto accaduto nella organizzazione del convegno con il quale è stata messa a fuoco questa relazione imprescindibile tra la materia scientifica e materia digitale, come ci hanno spiegato Vittoria Fiorelli e Natascia Villani, coordinatrici scientifiche dell’evento:
“Sono stati messi insieme gruppi di ricerca che, nel panorama internazionale, si stanno misurando con i problemi del digitale applicato alla conservazione e alla tutela del patrimonio storico, oltre che con la necessità di convergere su linguaggi e metodi condivisi di data modeling.
In questa prospettiva è essenziale la presenza dei componenti dei gruppi di ricerca PRIN NeTEX sull’analisi digitale degli archivi della Chiesa nella prima età moderna. Il progetto infatti, è finanziato da fondi PNRR e il progetto PRIN Digital Inquisition: strumenti di fruizione e accesso multimediale per l’Archivio della Congregazione per la Dottrina”.
da.card. [...]
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Maggio 28, 2024Nell’ambito del Maggio dei monumenti 2024, martedì 21 maggio si è inaugurato il ciclo di incontri promosso dall’Università Suor Orsola Benincasa che apre al pubblico la storica fabbrica in via Nilo, nel cuore della città, il centro storico di Napoli.
Ce ne parlano nel podcast Patrizia Castelli e Andrea Ianniello, che ha intervistato per Run Radio il professor Pierluigi Leone De Castris. [...]
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Maggio 22, 2024Dall’anno 2009 l’Università suor Orsola Benincasa fa parte di una rete di alta formazione che offre agli studenti un corso di studi abilitante in Restauro.
Andrea Ianniello per Uniworld è andato alla scoperta di questa misteriosa e affascinante professione, tra camici bianchi e scalpelli, per scoprire come si diventa restauratori.
Ce ne parla con Pasquale Rossi, presidente del CdL in Conservazione e Restauro, la professoressa Anna Adele Aprile docente del Laboratorio di Restauro dei dipinti su tela e Patrizia irena Somma, turor e docente di Restauro. [...]
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Maggio 22, 2024Il FRU è giunto al termine: tre lunghi giorni ricolmi di eventi, ospiti, confronti, interviste, sfide, giochi, risate e vino “de li castelli”, sono finiti. È arrivato il momento di tirare le somme su questa prima esperienza al festival, vista dagli occhi di un ventitreenne napoletano straripante di entusiasmo.
Finite le presentazioni, il primo giorno alle undici e mezza è stato trasmesso sul grande schermo del Nuovo Teatro Ateneo della Sapienza, un videomessaggio del maestro Renzo Arbore, rivoluzionario e innovatore della radio, che tra aneddoti e racconti, ci ha raccontato la sua radio, quella che lui chiama “jazzata”.
Al termine del filmato, Dario Salvatori, giornalista, critico musicale e responsabile artistico del patrimonio sonoro della Rai, ha ricordato di come Arbore e Boncompagni hanno completamente cambiato, nel bene e nel male, il modo di fare e pensare la radio, portando una ventata, anzi un tornado, d’aria fresca nell’Italia degli anni Settanta, che di lì a poco avrebbe visto il diffondersi delle radio libere, queste ultime estremamente influenzate dallo stile radiofonico dei due conduttori.
E parlando di stile e identità di uno speaker, poche ore dopo, a mezzogiorno e mezza, sono saliti sul palco Antonello Dose e Marco Presta, giornalisti e conduttori de “Il Ruggito del Coniglio”, la trasmissione, quasi trentenne, di Rai Radio 2. Il loro programma è uno dei pochissimi esempi odierni che si ispira a quel modo di fare radio degli anni settanta.
Al termine del loro panel, Marco Presta ha lanciato un grande messaggio, alle ragazze e ai ragazzi che vogliono addentrarsi in questo mondo, che sono contento di ribadire con forza qui: “Diversi anni fa, facemmo una specie di talent che si chiamava “Viva Guglielmo Marconi”, in cui chiedevamo di mandarci una breve registrazione, così da permettere ai giovani di proporsi e devo dire che sono rimasto abbastanza deluso, perché purtroppo non abbiamo trovato grandi talenti, erano tutti un po’ uguali. Inizialmente ero alquanto sorpreso, ma a pensarci bene questo risultato rispecchiava perfettamente la povertà di originalità delle radio in FM che tutt’oggi viviamo.
Ragazzi leggete, informatevi sull’attualità, non uniformatevi a quello che sentite in radio o in tv, e via dicendo, provate a creare un nuovo prodotto, originale, che vi rispecchi per quello che siete, esaltando la vostra personalità, perché fare radio è un mestiere meraviglioso, soprattutto se fatta da giovani”.
Questa povertà di originalità non colpisce solo i programmi ma anche la programmazione musicale: lo ha raccontato Alessio Bertallot, conduttore radiofonico, DJ e musicista. A parte alcuni rarissimi casi, nelle radio FM non c’è spazio per la ricerca e la sperimentazione, le programmazioni sono decise a tavolino dalle case discografiche, che decidono quante volte un determinato artista debba essere trasmesso.
“È tutto schedulato e prefissato – dice Bertallot -; le programmazioni sono completamente sottomesse alle leggi del mercato dell’industria musicale”.
Dunque se in futuro ci saranno delle rivoluzioni musicali, le radio non le racconterà, piuttosto saranno le web radio e le piattaforme che, anche se con un bacino d’utenza esponenzialmente inferiore, danno ancora valore a playlist musicali innovative.
Vi abbiamo abbassato il morale? Eppure dovrebbe essere esattamente il contrario, perché tutti gli ospiti di questo FRU ci hanno fatto capire che è arrivato il momento di un cambiamento in radio.
Tonino Luppino, pioniere delle radio libere, ospite l’ultimo giorno del Festival, crede che la radio sia ancora lo strumento più moderno che ci sia perché, quando libera, “arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente”, citando Finardi.
E volendo continuare a citarlo, immaginate quante volte oggi abbiamo bisogno di un sottofondo, abbiamo bisogno di una compagnia quando facciamo qualcosa, che sia studiare, cucinare, lavorare e via dicendo; c’è qualcosa di molto facile che possiamo fare, accendere la radio e mettersi ad ascoltare e se una radio è libera, ma libera veramente, piace ancor di più perché libera la mente.
Andrea Ianniello [...]
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Maggio 17, 2024Dopo molto tempo trascorso in rianimazione, il cuore di Run Radio è tornato a battere costante. La voce dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli riecheggia nei corridoi dell’Ateneo, ma vogliamo di più, è arrivato il momento di uscire dalle mura universitarie e farci conoscere anche all’esterno.
Come avete letto in un precedente articolo, sono partiti i tre giorni del FRU, il festival delle radio universitarie, quest’anno promosso dalla Sapienza Università di Roma, insieme con RadUni – Associazione delle radio e degli operatori mediali universitari. E noi, dopo tanti anni, abbiamo deciso di tornarci per scoprire e conoscere altre realtà studentesche, entrando in relazione con le colleghe e i colleghi delle tante radio universitarie italiane, scambiandoci idee, opinioni, progetti, arricchendoci con tutto quello che questo festival ha da offrire.
Insomma,Run Radio è viva, operativa e presente. La cerimonia d’apertura del festival è cominciata coi saluti della Magnifica Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, seguiti da quelli di Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Antonello Aurigemma, Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Franco Siddi, Presidente Confindustria Radio Televisioni, Giacomo Lasorella, Presidente AGCOM.
Tutti hanno evidenziato l’importanza che la Radio, dopo aver compiuto cento anni, ha ancora oggi nel nostro Paese, nonostante tutti i media, e non solo, coi quali si è dovuta confrontare durante questo secolo di vita: dalla televisione a Spotify, passando per l’IPod, senza poi contare la miriade di software per scaricare musica da internet. Eppure gli ascolti della Radio, fa presente il Presidente AGCOM Lasorella, sono addirittura cresciuti rispetto allo scorso anno. Dati alla mano, la radio è ben lungi dal morire.
Sul palco del Teatro Nuovo Ateneo sono intervenuti Carlo Pahler, Presidente RadUni, Mihaela Gavrila, Responsabile scientifico MediaLab/RadioSapienza, i “boss” di questo festival, che hanno fortemente ribadito il tema portante di tutta la manifestazione: innovazione, sostenibilità e inclusione, rimarcando l’importanza delle radio universitarie, che, restando ancora parzialmente fuori dalla logica competitiva dei grandi network, diventando veri centri creativi, nei quali le nuove generazioni possono esprimersi, sperimentare e immaginare nuovi “mondi” radiofonici, che senza questa forza innovativa giovanile, probabilmente non avrebbe compiuto il centesimo anno di vita.
Andrea Ianniello [...]
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Maggio 16, 2024Venerdì 17 maggio Joe Barbieri presenta nel teatro Acacia di Napoli il suo nuovo album Vulìo, un omaggio alla grande canzone napoletana. Nel podcast che pubblichiamo, risponde ad alcune domande sul suo rapporto con la forma-canzone, sulla realizzazione del nuovo disco e sugli ospiti speciali del concert/presentazione, Maurizio De Giovanni, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello e Raiz.
Joe Barbieri (nella foto in pagina di Angelo Orefice) è un’enigmatica eccezione che cattura l’attenzione. È un po’ un outsider nel mondo della musica, ma ha saputo costruirsi una carriera tutta sua sia in Italia che all’estero. E cosa ancora più rara, è riuscito a conquistare il rispetto di colleghi, critici e fan.
Dopo aver “imparato il mestiere” con Pino Daniele, che è stato il suo primo produttore, nel 2004 pubblica il suo primo album, “In Parole Povere”: un successo internazionale, un mix coinvolgente di world music, jazz e canzone d’autore, elogiato anche dalla stampa estera.
Il secondo album di Joe Barbieri, “Maison Maravilha”, uscito nel 2009, vende oltre 20.000 copie e vince il Premio Lunezia per i testi. Definito dalla critica francese come “una vera e propria perla”, il disco viene anche registrato dal vivo all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Nel 2012 pubblica “Respiro”, un album che debutta in classifica FIMI e ottiene successo anche all’estero. Distribuito in oltre cinquanta paesi, fa di Barbieri un nome conosciuto anche fuori dall’Italia.
Nel suo percorso vi sono anche due dischi tributo a due giganti del jazz: Chet Baker con “Chet Lives!” nel 2013 e Billie Holiday con “Dear Billie” nel 2019.
L’anno scorso, per festeggiare i suoi 30 anni di carriera, pubblica un album live chiamato “Tratto Da Una Notte Vera” e fa un tour chiamato “30 Anni Suonati”, un grande successo.
La sua musica vende decine di migliaia di copie in tutto il mondo, e il suo stile che mescola canzone d’autore, jazz e musica world lo porta negli anni a collaborare con artisti di ogni genere, da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda, su alcuni dei palchi più importanti del mondo.
Il 19 aprile di quest’anno, uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo lungo percorso artistico ha visto la luce: il suo personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana con l’album intitolato “Vulío”, accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista.
“Vulío” attraversa un viaggio musicale composto da 17 tracce, spaziando dalle intramontabili gemme come “Accarezzame” o “Dicitencello Vuje”, fino a delineare alcuni dei futuri capolavori della Canzone Napoletana, come “Don Salvato’” di Enzo Avitabile o “Nun Te Scurda’” degli Almamegretta, solo per citarne alcuni. Ma tra le varie tracce quella a spiccare di più è “Cammina Cammina”, omaggio al compianto Pino Daniele, suo mentore.
Ad arricchire ulteriormente questo già sontuoso panorama, c’è un brano inedito, scritto dallo stesso Joe Barbieri, intitolato “Vulesse ‘O Cielo”.
Davide Pignalosa [...]
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Maggio 16, 2024Febbre da doppio: una volta caduti i protagonisti più attesi dell’81°esima edizione degli Internazionali d’Italia e i singolaristi nazionali, ai tifosi non resta che aggrapparsi ai possibili successi delle coppie Simone Bolelli-Andre Vavassori (nella foto Fitp in pagina) e Sara Errani e Jasmine Paolini. I primi si giocano l’accesso alle semifinali, le seconde venerdì 17 lotteranno per l’accesso alla finale.
Mai come quest’anno le aspettative erano alte per l’appuntamento romano, tra tutti il più acclamato Jannick Sinner; il vincitore degli Australian Open era atteso per riportare un titolo che a un italiano manca dal 1976, dalla famosa cavalcata trionfale di Adriano Panatta.
Il torneo è nato subito sotto una cattiva stella, a partire dal ritiro dello spagnolo Carlos Alcaraz costretto a saltare la manifestazione per un problema al braccio destro. Tra i ritiri eccellenti quello che ha fatto più gelare gli appassionati italiani è stato quello di Sinner costretto a lottare da tempo per un problema all’anca ha deciso di ritirarsi dagli Internazionali mettendo in dubbio anche la sua partecipazione al Roland Garros “Non voglio entrare nei dettagli.
Pensavamo che non fosse qualcosa di grave, poi con la risonanza, abbiamo visto che c’è qualcosa che non va. La situazione è sotto controllo, mi fermerò un altro po’ se non dovessi recuperare al 100%. Non voglio buttare anni di carriera in futuro, non ho fretta”, ha detto.
Le brutte notizie in casa Italia sono continuate perché anche Matteo Berrettini si è ritirato prima dell’inizio. Con queste premesse, è partito il torneo con 22 partecipanti italiani, 11 nel singolare maschile con l’unica testa di serie Lorenzo Musetti, undici anche per il singolare femminile. Purtroppo per gli italiani c’era tanta attesa ma alla fine nessun nostro giocatore è riuscito ad arrivare agli ottavi di finale.
Il torneo di Roma ha regalato al pubblico anche dei nuovi volti, come la prima vittoria nel main draw di Matteo Gigante o la grande avventura del nuovo “gladiatore” di Roma Francesco Passaro, vittorioso prima di due turni tostissimi nelle qualificazioni, successivamente vincendo unabattaglia di oltre tre ore contro il francese Rinderknech.
Per finire le belle storie degli italiani a Roma l’ultimo ad arrendersi in ordine temporale è stato Stefano Napolitano. Il tennista di Biella, che aveva tra l’altro pensato al ritiro negli anni precedenti, è riuscito grazie a un po’ di fortuna ad arrivare al terzo turno fermato poi da Nicolas Jarry.
Molta eccitazione c’era anche per l’ultimo ballo di Rafa Nadal che però dopo la sconfitta piuttosto cocente rimediata contro Hubert Hurkacz non si è voluto fermare per la cerimonia d’addio. L’altro super atteso era Novak Djokovic il 6 volte vincitore del torneo era pronto per rimettersi in gioco dopo la pausa ed aver perso l’ultimo match a Montecarlo in semifinale contro Ruud, ma la sua avventura si è fermata contro il cileno Tabilo, numero 32 al mondo e grande sorpresa del torneo.
Tra l’altro questa sconfitta mette in serio pericolo la sua posizione di numero uno al mondo. Diversi gli scenari che vogliono Sinner numero uno al mondo dopo il Roland Garros.
Fuori anche il campione Danil Medvedev che non è riuscito a spezzare la maledizione, che lo vede nonostante aver vinto 20 titoli Atp non aver mai confermato il titolo l’anno successivo. Insomma non rimane che scoprire se il torneo di Roma avrà la riconferma di un suo “vecchio” campione come Alexander Zverev (L’unico ancora in corsa ad aver già vinto il torneo) oppure verrà incoronato un nuovo re di Roma: Tsistipas, Hurkacz o la sorpresa Tabilo? Per questo non ci resta che aspettare domenica.
chris.mo. [...]
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Maggio 15, 2024Nel tessuto sempre più interconnesso delle accademie, emerge un’organizzazione che fa da ponte tra le varie realtà universitarie: RadUni. Quest’ultima, abbreviazione di Radio Universitarie, è una piattaforma che propone di mettere in evidenza il ruolo delle radio presenti all’interno degli atenei di tutta Italia.
L’appuntamento più importante dell’associazione è Il Festival delle Radio Universitarie, un evento nazionale dedicato al mondo della radiofonia tradizionale e digitale, che coinvolge oltre 35 emittenti universitarie e più di 300 operatori dei media universitari italiani.
Quest’anno il FRU 2024 è promosso per la prima volta dalla Sapienza Università di Roma, con la sua emittente, RadioSapienza, assieme a RadUni – Associazione delle radio e degli operatori mediali universitari, intorno al tema portante “Reti, Innovazione, Sostenibilità, Inclusione. Le radio universitarie come laboratorio di società”, e si svilupperà lungo 3 giornate (16/17/18 maggio), anticipate dalla conferenza Stampa di presentazione, che ha aperto la Maratona radiofonica in ricordo di Antonio Megalizzi. Tra le emittenti anche Run Radio torna a far sentire la sua presenza.
RadUni agisce come un ponte tra le diverse comunità accademiche di tutta Italia, favorendo lo scambio culturale e la collaborazione nazionale tra le radio universitarie. Questo si traduce in una maggiore comprensione, collaborazione tra studenti di diverse regioni e contesti, alimentando una prospettiva inclusiva all’interno delle istituzioni accademiche
Le radio universitarie rappresentano anche un terreno fertile per la formazione e lo sviluppo delle competenze dei futuri professionisti dei media. Gli studenti coinvolti in queste emittenti hanno l’opportunità di acquisire esperienza pratica nella produzione radiofonica, imparando a condurre interviste, scrivere script e gestire le operazioni di trasmissione. Questa formazione pratica li prepara in modo efficace per le sfide del mondo dei media, contribuendo alla loro crescita professionale e personale.
Nel podcast, Patrizia Castelli, ci porta all’evento di RadUni che si svolgerà a Roma dal 16 al 18 maggio. Il festival delle radio universitarie italiane, giunto alla sua 17esima edizione, si posiziona inoltre in un momento importante per la radiofonia italiana, che festeggia i suoi 100 anni di vita. La manifestazione sarà un’occasione di dibattito e momenti di approfondimento sui linguaggi e i formati della radiofonia, sulle funzioni dei media e della comunicazione nella vita delle università, dei territori e del Paese nel suo complesso.
Workshop, conferenze e concerti sono solo alcune delle attività che caratterizzano l’evento, offrendo un’immersione completa nel mondo del lavoro radiofonico.
Ascolta il podcast in diretta o sul sito di RunRadio
ja.vi. [...]
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Maggio 13, 2024Un seminario sui restauri d’arte e le architetture del Novecento è solo un tassello dei molteplici lavori che il Dipartimento di Scienze umanistiche ha avviato per tirare le fila di un percorso di anni e anni di ricerca e attività laboratoriali sul tema del restauro. È una lunga storia di cui si parlerà mercoledì 15 maggio alle ore 10,30 presso la sede di Santa Caterina da Siena.
In prossimità delle iscrizioni per il Corso di laurea quinquennale abilitante a ciclo unico per restauratori, la giornata di studi è un’opportunità per parlare della duplice esperienza di restauro delle opere al teatro Coliseo Espaňa de Sevilla e dello splendido mosaico realizzato da Nicola Fabbricatore sul frontone dell’Arena Flegrea alla Mostra d’Oltremare a Napoli.
Due restauri complessi e storicamente fondamentali per la cultura storico artistica del Novecento europeo. Ce ne ha parlato la professoressa Maria Teresa Como, docente di Storia del Restauro e Storia dell’architettura all’Università Suor Orsola, nonché delegata per i progetti Erasmus del dipartimento di Scienze umanistiche Unisob.
“L’iniziativa – spiega – nasce dall’Accordo di collaborazione Erasmus che abbiamo tra i Corsi di Laurea in Conservazione e Restauro Unisob e l’Università di Sevilla che è molto vivace da vari anni, sia nello scambio di studenti che in quello di docenti, con molta mobilità per i nostri professori ospitati lì e loro qui da noi”.
Il partenariato dà modo di intensificare gli scambi di ricerca e collaborazioni con i due Atenei, prevedendo l’organizzazione di un seminario che fa da ‘corollario’ alle lezioni tradizionali. Quest’anno il Dipartimento di Scienze umanistiche ospiterà infatti Monica Torres Carrasco dell’Università di Siviglia.
“Mónica Torres Carrasco è docente e restauratrice di opere pittoriche ed esporrà per noi le attività eseguite per salvare le pitture murali di Francisco Hohenleiter – continua la professoressa Como – rinomato pittore del Novecento andaluso, che erano state eseguite a decoro degli interni del Teatro Coliseo, architettura di inizio Novecento ”.
I grandi dipinti murali del salone d’onore del teatro Coliseo furono realizzati, infatti, proprio da Francisco Hohenleiter Castro e rappresentano l’opera ‘Gli interessi creati’ di Jacinto Benavente e l’iconografia della seconda parte del ‘Don Chisciotte’ di Cervantes. Le opere furono strappati dai muri su richiesta del professore di Restauro Francisco Arquillo Torres, che li trasferì alla Facoltà di Belle Arti dell’Università di Siviglia, alla quale furono donati, nel corso degli anni Settanta.
“Questi decori pittorici furono rimossi dalle pareti dal professore di restauro Francisco Arquillo Torres – conferma Maria Teresa Como – fondatore della scuola di restauro a Siviglia e qui trasferiti. Fondamentale lo studio e anche l’utilità della ricostruzione in 3D al fine della comprensione dell’opera e della conservazione, di cui parlerà Monica Torres Carrasco”.
Il confronto di esperienze tra i due Corsi di Laurea, quello di Suor Orsola e quello di Siviglia, avverrà grazie all’intervento di Monica Martelli Castaldi all’interno delle attività laboratoristi Unisob, con il lavoro di ricomposizione e restauro dei frammenti del mosaico di Nicola Fabbricatore, del frontone dell’Arena flegrea alla mostra d’Oltremare (nella foto in pagina), anch’esso staccato dalla sua originaria collocazione.
Una tavola rotonda finale con docenti restauratori aprirà alla discussione sulle esperienze.
Il programma del seminario al link
https://www.unisob.na.it/universita/facolta/lettere/news/avviso.asp?vr=1&id=25931
da.card. [...]
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Maggio 10, 2024È finalmente nelle sale “Il segreto di Liberato”, un film animato e anche live action dedicato al misterioso musicista. Ed è subito boom: è in testa alla classifica degli incassi italiani con 244mila euro e porta in sala 27mila spettatori, con un totale di 268mila, considerando gli incassi in anteprima dell’altro ieri.
Per questa e per molte altre ragioni abbiamo dedicato un podcast al cantante mascherato che potete ascoltare sul nostro sito.
La pellicola è diretta da Francesco Lettieri e per il regista napoletano non sarà la prima collaborazione con Liberato, con cui lavora fin dalle prime misteriose apparizioni del cantante. La data d’uscita del film non è stata scelta per caso; infatti il 9 maggio è un giorno ricorrente per l’artista e i suoi fan. Ogni anno in questa data, regala al suo pubblico un video o una canzone, ma questa volta per comunicare decide di raccontarsi nelle sale del grande schermo.
Inoltre “Nove maggio” è anche il titolo della prima canzone di Liberato, con la quale è entrato nel cuore di tutti i napoletani e non solo.La pellicola è diretta da Francesco Lettieri e per il regista napoletano non sarà la prima collaborazione con Liberato, con cui lavora fin dalle prime misteriose apparizioni del cantante. La data d’uscita del film non è stata scelta per caso; infatti il 9 maggio è un giorno ricorrente per l’artista e i suoi fan. Ogni anno in questa data, regala al suo pubblico un video o una canzone, ma questa volta per comunicare decide di raccontarsi nelle sale del grande schermo. Inoltre “Nove maggio” è anche il titolo della prima canzone di Liberato, con la quale è entrato nel cuore di tutti i napoletani e non solo.
Il fenomeno “Liberato” funziona fin dalla nascita e colpisce. I motivi di questo successo sono dovuti sicuramente alle sue abilità musicali, riuscendo a trovare un equilibrio perfetto tra la canzone napoletana e i suoni moderni. Perseguendo questa strada, possiamo considerare Liberato unico e forse inimitabile nel suo genere.
Altro punto di forza è stata la sua identità che fino a due anni fa era rimasta sconosciuta al pubblico. Molto probabilmente è stato mascherato poiché la Siae involontariamente ha inserito il nome di Gennaro Nocerino tra gli autori della canzone “Future Romance”.
Da questo errore il fattore mistero è venuto meno, ma questo inconveniente non ha fermato l’onda del successo. Nonostante ciò, Liberato non ha ancora mostrato il suo volto. Chissà, con l’uscita di questo film riusciremo finalmente a scoprire ufficialmente chi sia.
Ne abbiamo parlato con il giornalista, poeta e performer Gianni Valentino, autore del libro “Io non sono Liberato” che ci ha parlato del fenomeno Liberato e del suo successo a sei anni dall’uscito della biografia che ha scritto, delle aspettative deluse e delle prospettive future.
Il film? Un’operazione per aumentare l’hype, sostiene Valentino. La possibile pecca della pellicola potrebbe essere, continua, l’autoreferenzialità.
Se il suo volto è sconosciuto, la sua musica di certo non lo è affatto. Anche se le canzoni sono principalmente in lingua napoletana, Liberato inserisce nei propri testi anche frasi in inglese e altre lingue. L’artista non è solo apprezzato solo qui a Napoli e in Italia, ma anche all’estero.
Ne è la dimostrazione il successo che ha riscosso nell’ultimo tour estivo in Europa, dove si è esibito a Berlino, Londra e Parigi.
Fino a qualche ora fa la domanda era: i fan andranno a vedere il film al cinema? La risposta è arrivata subito: il fenomeno resiste ancora.
Ema.Er. [...]
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Maggio 10, 2024Napoli e il teatro Trianon si dipingono di rosso e verde accogliendo venerdì 10 maggio la cantante portoghese Teresa Salgueiro. L’interprete andrà in scena con il gruppo Solis String Quartet in un concerto intitolato “Canti naviganti”, un viaggio sonoro che rende omaggio all’arte e alla musica delle due città del sud: Napoli e Lisbona, sottolineando i legami profondi tra le loro anime vibranti. È la quinta puntata di “Il mondo fa tappa a Napoli”, la rassegna con artisti internazionali che si confrontano con il patrimonio musicale partenopeo
Salgueiro e il Solis string quartet saranno accompagnati dalle percussioni di Rui Lobato.
Inoltre, sabato 11 e domenica 12 maggio, Veronica Mazza porterà sul palco l’umorismo e la profondità della femminilità napoletana con lo spettacolo comico musicale “La tazzina blu”. Sarà accompagnata da un cast tutto al femminile e dalla musica della Moka Swing Orchestra.
L’attrice ci condurrà in un viaggio attraverso le note e le parole della ricca cultura partenopea, offrendo una prospettiva coinvolgente sul mistero delle donne napoletane.
Teresa Salgueiro, con il Solis string quartet, e Veronica Mazza sono le protagoniste dei due appuntamenti del fine settimana al Trianon Viviani, diretto da Marisa Laurito, che si avvale del sostegno del ministero della Cultura, la Regione Campania e la Città metropolitana di Napoli, con il patrocinio di Rai Campania.
Non perderti il podcast adesso disponibile sul sito di RunRadio.
Ja.vi. [...]
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Maggio 9, 2024Il Napoli è campione anche al botteghino. Ancora oggi “Sarò con te” è al terzo posto della hit parade degli incassi nazionali, dietro solo a “Il regno del pianeta delle scimmie” e a “Challengers”.
Nell’ultimo giorno la pellicola ha incassato altri 73mila euro e ha superato il milione. Un boom eccezionale e inatteso che fanno del film di Andrea Bosello, distribuito da Nexo Digital un fenomeno.
A questo imperdibile momento di gioia collettiva, che trascende perfino il merito sportivo, Run Radio ha dedicato un podcast scritto e letto da Paolo Maja e Christian Mocerino. [...]
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Maggio 9, 2024Nel panorama sempre più vasto della formazione, emergono iniziative che si distinguono per originalità e concretezza. Un esempio è il progetto di alternanza scuola lavoro “InterAction: Radio e Arte”, un’esperienza formativa che unisce l’arte, il design e il potenziale della radio.
Il corso dalla durata di 30 ore ha rappresentato per gli studenti del liceo artistico Suor Orsola Benincasa un’opportunità di immergersi nel mondo della radio, rendendo così la propria disciplina primaria una materia viva e reale. Organizzato in sei incontri da cinque ore ciascuno, il corso ha approfondito l’uso del mezzo radiofonico, focalizzando l’attenzione sulla creazione, ideazione ed esecuzione di un format radiofonico, con particolare attenzione all’ambito dell’arte e del design.
L’obiettivo ultimo è stato la creazione di un programma radiofonico e una serie di podcast dedicati a una mostra d’arte “InterAction”, ospitata presso la Fondazione Made in Cloister.
Quest’ultima ha come scopo, utilizzando e rivitalizzando spazi storici, la promozione dell’arte contemporanea e gli scambi culturali.
Ogni lezione è stata progettata dall’autore programmista e tutor di Run Radio Gino Aveta per affrontare specifici argomenti tecnici e didattici. Dalla storia della comunicazione e l’importanza sociale della radio ai giorni nostri, alla creazione di progetti radiofonici, fino ad arrivare alla gestione della redazione e all’organizzazione del lavoro.
La fase finale dell’alternanza ha portato gli studenti a realizzare sessioni di studio e registrazione presso lo Studio RX, durante le quali i partecipanti hanno avuto l’opportunità di mettere in pratica tutte le competenze acquisite, registrando i programmi radiofonici e i podcast creati durante il corso. Questa fase ha rappresentato il culmine dell’esperienza formativa, che ha offerto ai partecipanti la possibilità di vedere concretamente i risultati del lavoro svolto e di condividere le creazioni realizzate con il pubblico.
Il podcast realizzato dai ragazzi è disponibile sul sito di RunRadio.
ja.vi. [...]
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Maggio 8, 2024Negli studi di Run Radio il professor Eugenio Capozzi, docente di Storia contemporanea nell’università Suor Orsola Benincasa, ci spiega cosa vuol dire parlare oggi di totalitarismo e antitotalitarismo.
Un passo indietro per analizzare i regimi che hanno governato l’Europa del primo Novecento.
Intervistato da Andrea Ianniello, Eugenio Capozzi riprende le fila del discorso fatto durante il seminario di studi sull’antitotalitarismo in Italia al quale abbiamo preso parte il 17 aprile presso la sala Pagliara dell’Unisob. [...]
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Maggio 7, 2024Parlare della relazione tra salute e libertà significa mettere a fuoco un’endiadi tra due termini che indicano il concetto di tutela e protezione della vita da un lato e, in alcuni casi, negazione della libertà individuale.
Per questo il nesso dovrebbe essere rimodulato e si dovrebbe piuttosto dire che salute è libertà, come ha commentato il rettore del nostro Ateneo Lucio d’Alessandro. L’occasione è stata la presentazione del volume di Carlo Iannello, tenutasi lo scorso 22 aprile presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Il libro, infatti si intitola Salute e libertà. Il fondamentale diritto all’autodeterminazione individuale, nelle librerie per i tipi di Editoriale scientifica.
Dinanzi a un’epidemia apocalittica come quella che ci ha investiti, il discorso è più che mai calzante. Il mondo ha mostrato tutta la sua fragilità rispetto alla necessità da parte delle istituzioni, di proteggere la cittadinanza e contestualmente l’esigenza di lasciare l’individuo libero di scegliere, laddove il benessere collettivo può a volte sacrificare o rendere vulnerabile quello individuale. Carlo Iannello nel libro ci parla di autodeterminazione, e cioé della capacità di ciascuno di agire in autonomia e liberamente rispetto ai condizionamenti e alle determinazioni esterne.
Abbiamo chiesto al professor Sergio Marotta, relatore e moderatore dell’incontro, (nella foto in pagina, a destra del professor d’Alessandro) di spiegarci in parole semplici cosa si intenda per autodeterminazione all’interno di un contesto sociale:
“L’autodeterminazione esprime la libertà dell’uomo da qualsiasi forma di costrizione proveniente dall’esterno. Perché sia vera libertà è necessario, però, che sia accompagnata dalla piena consapevolezza, dalla maturità e dalla responsabilità per le proprie azioni”.
“Nel caso del diritto alla salute – continua Marotta, docente di Sociologia giuridica presso l’Università Suor Orsola Benincasa – sancito dall’art. 32 della Costituzione del 1948, l’autodeterminazione non può che essere il risultato del rispetto della dignità della persona umana per cui, come chiarito nel libro da Carlo Iannello, il diritto all’autodeterminazione costituisce un “controlimite” individuale rispetto al potere pubblico”.
In rapporto al benessere collettivo, quanto pensa sia importante il bene individuale, seppure in minoranza?
“Benessere individuale e benessere collettivo non possono che accompagnarsi l’uno con l’altro. Il grado di civiltà e di progresso di una società si misura proprio sulla possibilità di assicurare il benessere per il maggior numero possibile di persone affinché tutti possano effettivamente partecipare ai beni della vita che non possono essere riservati soltanto a pochi”.
Salute e libertà sono anche un binomio che indica il diritto alla cura. La metafora del corpo politico paragonato a quello umano ha una grande storia. Quante volte nella storia del pensiero politico e nella cultura antropologica abbiamo sentito parlare del paragone del corpo sociale con il corpo umano? L’idea della società come corpo rende l’idea del rapporto tra salute e libertà quando, soprattutto, si fa riferimento alla tutela e alla cura del cittadino qualunque sia la propria gerarchia sociale. Il corpo sociale ha bisogno di cure, così come il corpo umano.
Ci chiediamo dunque qual è o quale dovrebbe essere, rispetto a salute e libertà del cittadino, il ruolo delle istituzioni per garantire un eguale supporto sanitario ai cittadini: “Le istituzioni dovrebbero garantire il diritto alla salute e, per realizzare questo obiettivo, dovrebbero organizzare nel modo più efficiente possibile i servizi sanitari anche per poter assicurare l’accesso a chiunque ne abbia bisogno”, risponde Marotta, sottolineando che naturalmente la questione è legata alla scelta politica che dovrebbe prendere “la direzione della condivisione delle risorse disponibili. Si tratta di una scelta politica sul modo di utilizzare le risorse comuni che non può essere condizionata da considerazioni di carattere economico”.
“Parità di trattamento e diritto di accesso alla sanità per tutti, cure gratuite per chi non se le può permettere non sono solo un diritto fondamentale dell’individuo – conclude -, ma anche un interesse della collettività. Questa era la chiara e netta convinzione dei Costituenti del 1948”.
da.card. [...]
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Maggio 6, 2024Qual è il ruolo delle istituzioni nella tutela della salute e del benessere del cittadino? E qual è il confine tra il benessere individuale e il benessere della società tutta?
Andrea Ianniello lo ha chiesto ai relatori del seminario, organizzato il 22 aprile presso l’Ateneo Suor Orsola Benincasa. Ai microfoni di Run Radio il rettore Lucio d’Alessandro, Carlo Iannello, autore del volume Salute e libertà, e il filosofo Roberto Esposito. [...]
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Maggio 3, 2024Sarò con te”, è l’occasione perfetta per celebrare ancora una volta, l’impresa compiuta dal Napoli a 33 anni di distanza dall’ultimo scudetto. Sabato 4 maggio uscirà nelle sale italiane il docufilm diretto da Andrea Bosello sul terzo scudetto del Napoli anticipata il 3 maggio, nei cinema dalle anteprime speciali, nell’ultimo spettacolo serale in programma nelle diverse sale nazionali: sul grande schermo verranno proiettate le immagini della vittoria: dalla gioia dei tifosi, passando per le imprese dei calciatori fino ad arrivare alle dichiarazioni di personaggi dello sport, giornalismo e spettacolo.
“Sarò con te” è prodotto da Filmauro di Luigi e Aurelio De Laurentiis ed è distribuito al cinema da Nexo Digital con Radio Italia come Radio ufficiale.
Tra questi ci sono i calciatori protagonisti come il capitano Giovanni Di Lorenzo, Frank Anguissa, Piotr Zielinski, Khvicha Kvaratskhelia, Kim Min Jae, Giovanni Simeone, Juan Jesus, Eljif Elmas, Victor Osimhen, Mario Rui, Hirving Lozano, Giacomo Raspadori, Alex Meret, Mathias Olivera, Stanislav Lobotka, Matteo Politano; allenatori, direttori sportivi e staff del Napoli come Luciano Spalletti (nella foto in pagina gentilmente concessa dalla Società Calcio Napoli), Cristiano Giuntoli, Giuseppe Santoro, Nicola Lombardo e il presidente Aurelio De Laurentiis, i giornalisti Pierluigi Pardo, Paolo Condò, Federica Zille, Diletta Leotta, Francesco Repice, Francesco Roncone e il campione del mondo Fabio Cannavaro.
Tra i personaggi dello spettacolo troviamo i nomi di Geolier, Toni Servillo, Silvio Orlando, Maurizio De Giovanni, Salvatore Esposito, Luisa Ranieri, Marco D’Amore, Robert Del Naja (leader dei Massive Attack).
La visione del film sarà un tuffo nel passato in cui i tifosi potranno rivivere le gesta di Khvicha Kvaratskhelia, autore del primo gol della stagione del Napoli, fino ad arrivare proprio al 4 Maggio 2023 con il gol di Osimhen contro l’Udinese, senza però dimenticare l’iconico gol di Raspadori al 93’ all’Allianz Stadium contro la Juventus.
La festa è partita alle 22.37 in Friuli e l’ondata azzurra si è espansa non solo a Napoli e in Italia ma un po’ tutto il mondo: dalle grandi capitali europee come Londra e Parigi, fino ad arrivare oltreoceano in luoghi come New York, Giappone e l’Argentina in nome di Diego Armando Maradona che da sempre li unisce.
pa.ma. [...]
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Aprile 30, 2024Sta per concludersi la seconda edizione di “Vedi Napoli e poi mangia”, rassegna promossa e finanziata dall’assessorato al Turismo e alle Attività produttive del Comune di Napoli.
Il programma, che si è svolto durante tutto l’arco delle festività pasquali e che proseguirà fino al primo maggio, è stato presentato dall’assessora al Turismo e alle Attività produttive Teresa Armato e dall’antropologo Marino Niola, supervisore della rassegna, nonché docente nel Suor Orsola Benincasa: insegna ‘Antropologia dei simboli’ nel corso di Scienze della Comunicazione e Scienze dell’Educazione.
L’obiettivo della rassegna era raccontare la tipicità gastronomica di Napoli con approfondimenti culturali, storici e artistici su alcune delle pietanze più rappresentative della cucina partenopea; ha raccontato curiosità e aneddoti sulla cucina napoletana e sulla sua vocazione internazionale, con eventi in cui, assieme a show cooking e degustazioni, sono state inserite anche performance artistiche.
Negli appuntamenti che si sono già tenuti i piatti protagonisti degli eventi sono stati: Le cozze del Giovedì Santo, con cui si è aperto il programma il 28 marzo all’interno del Refettorio Regina Coeli; il Casatiello e la Pastiera, che non potevano mancare nei giorni di Pasqua e di Pasquetta il 31 marzo e il 1 aprile; la Genovese il 21 aprile nel Monastero di S. Maria di Gerusalemme. L’evento è stato preceduto da una relazione della prof.ssa Elisabetta Moro, anche lei docente dell’Unisob.
Poi, il 25 aprile, giorno della Liberazione, nel Monastero di S.Maria di Gerusalemme si è potuto degustare il Baccalà Sotto il Vesuvio, cucinato dallo chef Giuseppe Daddio.
Nello stesso giorno, per gli amanti della musica, si è tenuto nella Chiesa di San Potito lo spettacolo musica “That’s Napoli” diretto dal maestro Carlo Morelli.
Una Menzione speciale merita l’appuntamento che il 26 aprile è stato dedicato al Cioccolato e Caffè in San Domenico Maggiore. Ad attendere turisti e curiosi c’erano prelibatezze preparate da: Rosanna Marziale, executive chef del ristorante stellato Le colonne di Caserta e Aniello Di Caprio docente della scuola di cucina e pasticceria Dolce e Salato, proprietario della rinomata pasticceria Lombardi di Maddaloni.
A Napoli il caffè ha una tradizione antichissima. Già il modo in cui lo si prepara è particolare: si utilizza la cuccuma, una moka speciale che viene messa sul fuoco capovolta e che consente di preparare una bevanda dall’aroma intenso e dal gusto corposo.
Altra abitudine partenopea legata al caffè è il cosiddetto caffè sospeso. In pratica, quando si va a un bar, oltre a ordinare il caffè per se stessi, se ne ordina un altro per la persona che verrà. L’usanza, che ha origini dal dopoguerra, era pensata proprio per dare la possibilità di gustarsi un buon caffè anche a chi avesse difficoltà economiche. Questa tradizione, che rimane anche oggi, inoltre dà la misura del buon cuore dei cittadini napoletani
La manifestazione “Vedi Napoli e poi Mangia” si concluderà mercoledì maggio dove tutto è iniziato, ovvero nel Refettorio Regina Coeli. Si chiuderà in bellezza con: La Lasagna Partenopea, che sarà accompagnata dalla performance “La Cucina napoletana napoletana nell’arte”, una kermesse sulle forme d’arte che si sono espresse attraverso il cibo, dai graffiti murari dell’antichità alla Pop Art degli Anni 60. Il relatore di quest’ultima giornata sarà ovviamente il professor Marino Niola, accompagnato dalla giornalista e scrittrice Santa Di Salvo.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero su prenotazione sul sito eventbrite.it
Emanuele Erro [...]
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Aprile 26, 2024Tutto esaurito. Il concerto finale del festival internazionale “Sea and You”, venerdì 26 aprile alle 21.30 nella Galleria Toledo, è già un successo. A presentarlo Gianni Simioli, mentre il ruolo di ospite d’onore spetta a Enzo Gragnaniello (la foto in pagina è di Guido Harari).
Nella serata saranno sul palco dei Quartieri Spagnoli anche l’interprete andalusa Jihan e il musicista portoghese Ricardo Pons.
Nata da un’idea dell’associazione Napulitanata, la rassegna ha debuttato a Granada nel novembre scorso; la seconda tappa si è tenuta a Porto il 17 febbraio e infine l’epilogo a Napoli.
Si è trattata di un’occasione per appassionati, addetti ai lavori e turisti alla scoperta di luci e retroscena di speciali canzoni che riassumono l’identità dell’arte poetica e coreutica; tanto unica da spingere gli organizzatori a registrare un disco dal vivo come testimonianza del viaggio musicale.
La canzone napoletana, il fado, il flamenco, ovvero le tre sorelle del Mediterraneo, sono state protagoniste di un viaggio tra i suoni di Italia, Spagna e Portogallo.
Alla base dell’iniziativa, co-finanziata dall’Unione Europea, c’è l’ambizione di far conoscere il patrimonio musicale partenopeo, in particolare la canzone napoletana che si intreccia con il fado e il flamenco.
Napulitanata, è nata nel 2015, con lo scopo di valorizzare il patrimonio musicale napoletano. Nello stesso anno ha vinto il bando del Comune di Napoli per ottenere uno spazio a titolo oneroso nel complesso monumentale della Galleria Principe di Napoli.
La sala, in piazza Museo Nazionale, è stata ristrutturata con un’azione autofinanziata dall’associazione omonima, è stata trasformata in un hub culturale esclusivamente dedicato alla canzone napoletana in cui da sette anni si svolgono concerti, mostre e attività di formazione.
Pensato sul modello delle Case do Fado portoghesi e dei Tablao andalusi, lo spazio riempie la lacuna di un luogo dove in maniera stabile cittadini e turisti possono ascoltare musica napoletana. Dal 28 aprile 2017, giorno alla sua apertura ufficiale avvenuta il 28 aprile 2017, ha ospitato 50 mila visitatori provenienti da tutto il mondo ed è diventata ormai è un punto di riferimento culturale nonché turistico per la città partenopea.
viv.lib. [...]
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Aprile 24, 2024Mancano meno di due settimane all’inizio dell’Eurovision Song Contest, Run Radio e l’Italia si preparano all’evento musicale più importante del vecchio Continente.
Nel podcast di Marco Marsiglia, gli appassionati potranno immergersi in un’analisi approfondita delle ultime novità, delle curiosità più intriganti e dei regolamenti che delineano il contest. In gara per l’Italia Angelina Mango (nella foto di Andrea Bianchera), fresca vincitrice del festival di Sanremo.
Ascoltalo in diretta in radio e sul sito di Run Radio. [...]
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Aprile 24, 2024È brava con le canzoni che fanno piangere. Chiara Civello, cantautrice e polistrumentista romana, confida così il suo particolare rapporto di vicinanza con Patrizia Cavalli, coautrice con lei di “Sempre Così”. “È una canzone lasciata incompiuta. Lei aveva in mente tutte le note di una melodia. Voleva diventassero una canzone che fa piangere e, una volta finita, voleva che la cantassi io”, aggiunge.
Mercoledì 24 aprile farà tappa nella Galleria Toledo di Napoli il suo nuovo e speciale tour, che prende vita e titolo dall’omonimo brano pubblicato nell’ottobre scorso, un misto tra musica, poesia e cinema.
Il brano è stato composto e scritto a quattro mani con una delle voci più amate dalla poesia italiana del secondo ‘900 e nasce dalla profonda amicizia tra le due donne.
“Sempre Così” è partito il 5 aprile a Todi, città natale della poetessa, e terminerà a Milano il 23 maggio. Chiara Civello sarà da sola sul palco, accompagnata soltanto da strumenti come pianoforte e chitarra, e ovviamente dalla sua voce. L’intera performance è realizzata con la regista francese Céline Sciamma, che l’artista ha conosciuto al Festival di Venezia, e mentre insieme ricordavano Patrizia Cavalli, alla Civello è venuta l’idea di filmare la casa della cantante prima che la svuotassero.
Nasce così “This Is How a Child Becomes a Poet”, un cortometraggio che è stato presentato all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, e che con la sua visione apre il sipario prima di ogni suo concerto.
Mostra un viaggio nelle stanze che furono la casa di Patrizia Cavalli e il momento che ha dato il là all’artista per finire la canzone lasciata incompleta dalla poetessa.
Il tour mette il pubblico davanti ai silenzi, alla vulnerabilità e alla malinconia dei giorni.
fra.pa. [...]
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Aprile 23, 2024Con la stagione teatrale alle ultime battute, il Progetto Čechov approda a Napoli al Teatro Mercadante da martedì 23 a domenica 28 aprile con il nuovo spettacolo “Zio Vanja” firmato da Leonardo Lidi.
Con questo progetto il regista afferma di aver sentito la possibilità di tornare al senso pratico del teatro: “Čechov può arrivare a tutti senza retorica e può davvero far innamorare le nuove generazioni al teatro. Non ha bisogno di essere spiegato o contestualizzato perché lavora con generosità ed empatia per il suo lettore/spettatore/attore”.
Noto per la sua trasposizione di “Il gabbiano”, Lidi prosegue il suo viaggio nell’universo di Čechov; quest’anno il percorso si concluderà con la messa in scena de “Il Giardino dei ciliegi”.
“Zio Vanja” racconta l’evoluzione di una famiglia una volta unita e strutturata, che si sgretola dopo la morte di Vera, perdendo speranza e fiducia nel governo. Lo zio diventa il simbolo della decadenza culturale e dell’apatia, mentre la casa diventa un luogo di amarezza e mancanza di prospettive.
Le scene e le luci sono realizzate da Nicolas Bovey, con i costumi di Aurora Damanti e il suono di Franco Visioli. Il cast (qui nella foto di Gianluca Pantaleo) è composto da Giordano Agrusta (Il’Ja Il’Ic Telegin), Maurizio Cardillo (Aleksandr Vladimirovjc Serebrjakov), Ilaria Falini (Elena Andreevna), Angela Malfitano (Marija Vasil’evna Vojnickaja), Francesca Mazza (Marin), Mario Pirrello (Michail l’Vovic Astrov), Massimiliano Speziani (Ivan Petrovic Vojnickij) e Giuliana Vigogna (Sof’ja Aleksandrovna).
ja.vi. [...]
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Aprile 22, 2024Martedì 16 aprile, nell’Aula Magna dell’Università Suor Orsola Benincasa, si è tenuto l’Open Day del Corso di laurea triennale in Scienze del servizio sociale
‘Buen Vivir’: la buona vita come idea di progresso e rigenerazione della collettività quanto del singolo, idea di partenza per la formazione degli operatori sociali.
Individuo e comunità, spazio e collettività sono i temi centrali del corso di studi in Scienze del Servizio sociale. Ne parlano nel podcast raccontato da Andrea Iannello: Stefania Ferraro, Natascia Villani, Ciro Pizzo e Lucia Fortini, assessore regionale alla Scuola e alle politiche sociali (nella foto intervistata da Ianniello). [...]
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Aprile 15, 2024Mercoledì 17 aprile l’Università Suor Orsola Benincasa discuterà dalle ore 10 nella Biblioteca Pagliara sui temi del pensiero antitotalitario in Italia dal regime fascista al secondo dopoguerra, con un convegno in Biblioteca Pagliara in due sessioni. Interverranno: il rettore Lucio d’Alessandro, Paola Villani, Maurizio Degl’Innocenti, Renata Viti Cavaliere, Dino Cofrancesco, Cesare Panizza, Carlo Lottieri, Alberto Aghemo, Rossella Pace, Maurizio Griffo, Eugenio Capozzi, Corrado Ocone.
L’incontro porterà indietro l’orologio della Storia agli anni dell’opposizione al regime mussoliniano e a quelli tragici vissuti durante e dopo il secondo conflitto mondiale
Gli interventi sociali, culturali e politici contro i regimi dittatoriali del primo Novecento come comunismo, nazismo e fascismo, sono stati fondamentali per aver impiantato le fondamenta di una cultura fondata sulla difesa della libertà e dei diritti del cittadino.
Nicola Matteucci, Norberto Bobbio o Mario Vinciguerra hanno combattuto per la difesa del pensiero liberale, raccogliendo l’eredità del liberalismo crociano o potremmo dire, citando Hannah Arendt, per la ‘libertà di essere liberi’. Si sono spesi nella formazione culturale, nella deliberata opposizione al regime fascista e per tenere viva la libera informazione di stampa contro le trappole del compromesso politico
È difficile pensare che oggi la libertà come ragione d’essere della politica e soprattutto della vita, sia ancora sotto minaccia. Ragionare sui regimi totalitari in Europa soprattutto, sembra ora un fatto puramente anacronistico, eppure, alla luce degli eventi bellici attuali, nel mondo qualcuno mette in gioco l’idea di un ‘risveglio’ del cancro totalitario. Ce ne parla Eugenio Capozzi (nella foto in pagina), professore di Storia contemporanea nell’Università Suor Orsola Benincasa, critico storico e grande conoscitore della storia del pensiero politico e della società contemporanea.
“Il totalitarismo, dal punto di vista delle ideologie e dei regimi politici, è un fenomeno storicamente molto specifico, collocabile nel XX secolo – spiega – ma le ‘tossine’ ideologiche che ha lasciato in circolo nella cultura euro-occidentale persistono, e tendono a tornare alla luce nelle ideologie che dominano le élite occidentali attuali, accomunate dal relativismo, dal soggettivismo estremo, dalla dittatura della ‘narrazione’”.
Il dissentire dall’opinione generale o lo schierarsi su un fronte non condiviso come può essere contestualizzato nella società attuale?
“La censura e la demonizzazione delle opinioni dissenzienti tipica del ‘politically correct’, della ‘woke culture’ e della ‘cancel culture’, così come l’ideologia ‘green’ e il tecno-scientismo trans-umanista – aggiunge – tendono per natura a radicalizzarsi in atteggiamenti totalitari, perché ogni ideologia è una religione secolarizzata, ritiene di sapere dove il mondo dovrebbe andare, e quindi considera chi la pensa diversamente dalla sua narrazione come un ostacolo “non autorizzato” da eliminare”.
Nicola Matteucci di cui si parlerà al convegno, è stato uno dei più grandi esponenti del pensiero politico liberale ed era anche un ascoltatore del pensiero e delle opinioni ‘differenti’. Parlare oggi di libertà di pensiero e di espressione sembra quasi un eufemismo.
Quali sono le radici che ci legano ancora ai principi liberali?
“La deriva della cultura occidentale verso il relativismo estremo, la frammentazione delle identità, la logica tribale di gruppi contrapposti ha minato le basi della libertà di pensiero e del pluralismo, che risiedono nell’umanesimo di radice greco-romana ed ebraico-cristiana. Gli stessi diritti soggettivi perdono di significato se non sono più ancorati a questo fondamento comune. Ne deriva una tendenza alla delegittimazione dell’avversario senza rimedio, perché non esiste più un minimo comune denominatore nella concezione dell’essere umano: quel minimo comun denominatore su cui in passato sono cresciuti il giusnaturalismo e il costituzionalismo”.
Pensa che il filone totalitario in Italia si sia completamente estinto? “Non credo. È confluito piuttosto nell’ideologia delle élite occidentali: anti-occidentale, decostruzionista, nichilista, antiumanistica, anticristiana, e che si risolve nella furia distruttiva della ‘cancel culture’. Un’ideologia di ricchi viziati che non credono in niente, e quindi credono a qualsiasi parola d’ordine, purché espressa in una retorica vittimistica fondata sul ricatto morale, e odiano le proprie radici”.
Da.Card. [...]
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Aprile 15, 2024Il 20 marzo è stata inaugurata, per il primo anno, l’iniziativa ‘Università svelate’ per promuovere l’idea che le università siano luogo di libero sapere e di coesione sociale.
Per un’intera giornata il Suor Orsola Benincasa ha partecipato all’evento nazionale della CRUI con lezioni aperte’ di Antropologia, Didattica e pedagogia, Giornalismo, Beni Culturali e Diritto, con visite gratuite presso i Musei e gli incantevoli luoghi della ‘cittadella’ monastica, con sopralluoghi alle attività di Restauro, sessioni di studio e convegni.
In questa occasione per i microfoni di Run Radio, a svelarci le opportunità e lo spirito del Suor Orsola Benincasa, Paola Villani, direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche ed Enrico Corbi, Direttore del Dipartimento di Scienze formative [...]
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Aprile 12, 2024Tornare alla vita reale dopo la pandemia Covid? Difficilissimo specie per gli adolescenti uscire da una condizione più che surreale, inattesa e imprevedibile.
Educare alla resilienza, a riemergere dalle condizioni più frustranti e tragiche che spesso compromettono la nostra quotidianità.
Resuperes, acronimo di Resilienza nell’istruzione superiore o nel contesto universitario: superare le avversità, è un progetto di studio su un percorso educativo in ambito scolastico e universitario che ha dato vita a una rete di collaborazione e di scambio tra l’equipe pedagogica dell’Università Suor Orsola Benincasa e i colleghi dell’Università di Granada, della Norvegia, del Portogallo e dell’Università di Belgrado. Il progetto di Cooperazione per l’innovazione e lo scambio di buone pratiche, emanato per Erasmus Plus 2021, diretto dal rettore del Suor Orsola Benincasa Lucio d’Alessandro e da Fabrizio Manuel Sirignano. Ai nostri microfoni le responsabili del progetto per l’Università capofila di Granada e dell’Università della Serbia. [...]
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Aprile 5, 2024Italian Comedy Fest 3.0 è la rassegna che celebra la commedia cinematografica nel mondo. Quest’anno la terza edizione del Festival, che si svolge in parallelo nel cuore di Hollywood, prevede una programmazione con 10 proiezioni di lungometraggi nella selezione ufficiale, 5 lungometraggi Fuori Concorso, 20 proiezioni di cortometraggi nella selezione ufficiale, 10 produzioni teatrali dal vivo.
Il 26 marzo nella Biblioteca Pagliara dell’Ateneo il Suor Orsola Benincasa ha presentato in anteprima il cortometraggio-omaggio a Chaplin e Totò realizzato dagli allievi del Master in Cinema e Televisione, frutto di un sorprendente lavoro di ricerca e montaggio, con la supervisione di Pietro Paolo Centomani. Gli allievi del Master in Cinema e televisione del Suor Orsola Benincasa quest’anno sono membri della ’Giuria giovane’ (qui ritratta in foto) che annuncerà le nomination dei progetti finalisti che rappresenteranno l’Italia a Hollywood.
Nel podcast le interviste di Andrea Ianniello e Francesca Maria Mele al Rettore Lucio d’Alessandro, al coordinatore scientifico del Master in Cinema e televisione Arturo Lando, al direttore dell’Italian Comedy Festival Gianfranco Terrin, a Federica Baruffaldi, docente e capo produzione del festival, e a Massimo Cinque, docente e celebre autore televisivo. [...]
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Aprile 5, 2024Li abbiamo visti debuttare nel 2021 con “Suspiro”, spinti da un autorevole mentore come Pasquale Scialò. La parabola dei Suonno d’ajere non si è fermata negli ultimi tre anni, tra apparizioni dal vivo e ricerche sul campo. Venerdì 5 aprile arriva ‘the difficult second album’, Nun v’annammurate. Il trio composto da Irene Scarpato (voce), Marcello Smigliante Gentile (mandolino, mandola, mandoloncello, cori) e Gian Marco Libeccio (chitarra classica, chitarra elettrica, chitarra acustica, cori) lo presenta dal vivo nel teatro Trianon di Napoli nello stesso giorno di pubblicazione. Il concerto sarà replicato il 24 aprile a Roma in occasione del Festival Popolare Italiano presso il Museo degli Strumenti Musicali per poi inaugurare un nuovo tour internazionale, e il 16 maggio a Milano presso Biko.
Anticipato dai singoli “Fotografia” e “‘E ggioche ‘e prestiggio“ il trio (qui in una foto di Riccardo Piccirillo) è atteso alla conferma dopo un debutto promettente. In un panorama povero di figure in grado di studiare e rinnovare in modo credibile il patrimonio musicale classico partenopeo, i Suonno d’ajere si sono distinti per un’energia non inferiore a quella di un gruppo rock accomunata a una raffinatezza stilistica che pochi possono vantare.
Nun v’annammurate contiene dieci tracce, in cui spiccano ospiti come Raiz e Le Sorelle Marinetti. Al centro dell’album sono le riedizioni di brani del passato, ma non mancano due brani inediti che lasciano intravedere la possibilità di riannodare i fili tra passato e presente della forma-canzone in questa città. Nel mirino del trio vi sono brani degli ultimi tre secoli ripescando, dall’immenso repertorio a disposizione, armonie, melodie, pathos e ironia.
Il filo conduttore della collezione è il tema dell’amore: a questo argomento sono legate “Fotografia”, “‘A canzone d’o roccocò”, “‘A Gelusia”, “Ammore Busciardo”, “Il Vesuvio a Parigi” e “Nun v’annammurate”, che prende spunto dal brano originale “Munno Cane” dell’autore Toto Toralbo, ispirato alla storia di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.
Re.run. [...]
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Marzo 28, 2024Ascolta il Podcast:
SECONDA PUNTATA
TERZA PUNTATA
QUARTA PUNTATA
A nove anni dalla scomparsa, Pino Daniele è sempre più presente nel cuore della sua gente, nella memoria collettiva glocal e nazionale.
Il podcast in 4 puntate, Speciale Pino Daniele, è dedicato alla sua figura, all’importanza dei suoi dischi e della musica che ci ha lasciato.
Ideato da Alfredo d’Agnese, Gino Aveta e Lino Vairetti, che ne ha anche curato la produzione e la sonorizzazione, con la collaborazione di Paolo Maja e Christian Mocerino, contiene interviste con una lunga serie di ospiti che parlano di lui: i giornalisti Andrea Silenzi, vicecaposervizio Spettacoli de La Repubblica, Federico Vacalebre, caposervizio Spettacoli e critico musicale de Il Mattino e Carmine Aymone critico musicale del Corriere del Mezzogiorno e autore di una biografia sul musicista; il musicologo, musicista e storico della canzone napoletana Pasquale Scialò; il produttore discografico e direttore artistico Stefano Senardi; il giornalista e produttore musicale Claudio Poggi; il cantautore Joe Barbieri, che agli inizi della carriera è stato prodotto da Pino Daniele, e infine l’autore televisivo, giornalista e scrittore Franco Schipani.
La sigla iniziale e di chiusura di ogni puntata è un’autentica chicca, il provino finora inedito di Daniele “Ce stà chi ce penza”; ogni puntata contiene alcune tra le più belle melodie composte dal musicista e autore. [...]
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Marzo 28, 2024ASCOLTA IL PODCAST:
L’attualità di Domenico Rea è tutta nel podcast “Domenico Rea e i giovani”, curato da Daniela Cardone e Daniela Rocca con la collaborazione di Andrea Ianniello e Francesca Maria Mele.
I ragazzi della redazione hanno intervistato le responsabili scientifiche del seminario ospitato dall’ateneo qualche giorno fa, le prof.sse Paola Villani, Silvia Zoppi ed Emanuela Bufacchi e hanno anche registrato la testimonianza degli studenti.
Insomma, la Generazione Z sembra conoscere i suoi racconti e i suoi romanzi. Il seminario organizzato nella Biblioteca Pagliara dall’Università Suor Orsola Benincasa ha centrato il suo obiettivo, realizzare un focus sul rapporto tra lo scrittore e la scrittura, lo scrittore e i giovani. [...]
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Marzo 27, 2024Quante volte abbiamo sentito parlare negli ultimi tempi di ‘resilienza’? Dalla tragica epopea della pandemia tantissimo, diremmo anzi che il termine è stato usato e rivoltato come un calzino in tutte le sue funzionalità.
Del termine resilienza le enciclopedie danno una definizione di matrice scientifica, psicologica (la più gettonata) ed ecologica. Interessante il significato di resilienza in ambito tecnico in cui si fa rifermento al movimento del pendolo la cui energia potenziale posseduta all’inizio della sua corsa muove un ingegno meccanico per riutilizzare la propria energia e per risalire, per tornare indietro e riprendere la corsa in risalita.
È un po’ il cuore di un percorso di recupero e di un lavoro che spesso facciamo su noi stessi dinanzi alle difficoltà della vita che ci mettono a terra per poi riemergere lentamente, ed è allo stesso tempo il fulcro del progetto che lo staff di ricerca (nella foto qui in pagina con il prof. Fabrizio Sirignano al centro) in ambito pedagogico dell’Università Suor Orsola Benincasa ha messo in atto.
L’occasione per riflettere sull’interessante ricerca, diretta dal rettore Lucio d’Alessandro e dal professor Fabrizio Sirignano, è stata la visita dei colleghi dell’Università di Granada nel nostro Ateneo per l’evento ‘Università svelate’.
Abbiamo chiesto al professor Sirignano, docente di Pedagogia generale e Filosofia dell’educazione, quale sia il motore del progetto rispetto al tema della resilienza:
“L’idea del progetto Resuperes è maturata durante il terribile periodo della pandemia e soprattutto da uno scambio tra l’equipe pedagogica dell’Università Suor Orsola Benincasa e i colleghi dell’Università di Granada, della Norvegia, del Portogallo e dell’Università di Belgrado. Un confronto sui dati drammatici del disagio giovanile in particolare in ambito scolastico, nelle scuole secondarie di II grado e in ambito universitario”.
Il vissuto della pandemia ha creato nei giovani una dimensione distorta della realtà, come commenta Sirignano: “Si è trattato di un periodo difficile che in taluni casi ha portato alcuni giovani alla scelta drammatica e senza ritorno del suicidio e poi ancora a far emergere notevolmente l’elemento tossico della invulnerabilità che i social rimandano oggi ai giovani, facendoli sentire sempre di più inadeguati rispetto alle performance richieste.
Ecco, su questi temi il contesto dei ricercatori dei paesi europei dell’area pedagogica si è trovato a riflettere sull’opportunità e la necessità di mettere in piedi un modello teorico, ma al tempo stesso operativo, di resilienza e da qui l’acronimo Resuperes”.
Capofila del progetto è l’Università di Granada e l’Università Suor Orsola Benincasa ha un’importante funzione di raccordo tra le varie strutture scolastiche. Resilienza come capacità di far fronte alle avversità della vita, in particolare alle avversità in ambito scolastico. È un lavoro che necessita di una grande sinergia tra le parti.
Guardando all’aspetto formativo rispetto alle pratiche educative quali sono gli strumenti che contribuiscono ad agire e a reagire rispetto al cambiamento? “Nel concreto – risponde – ci siamo innanzitutto posti non nell’ottica che si limita semplicemente a guardare e a spiegare i fenomeni, ma nell’ottica della complessità per cui, come ci ha insegnato la grande maestra della pedagogia italiana Elisa Frauenfelder, bisogna assumere un atteggiamento di comprensione, andare a fondo rispetto ai problemi e quindi comprendere.
La comprensione si mette in atto attraverso quelle strategie che cercano di capire la complessità dei fenomeni. Quindi stiamo lavorando molto sul tema della relazione d’aiuto ad esempio, sia in ambito scolastico ed extrascolastico, sia in ambito universitario”.
Quali sono le strategie di intervento?
“Utilizziamo come strumento privilegiato le metodologie autobiografiche e narrative che fanno riferimento a scuole di pensiero internazionali, lavorando molto sulla capacità del singolo, stimolando il soggetto a lavorare su se stesso, a far emergere le proprie speranze e le proprie aspettative, a riflettere sui nodi problematici della propria esistenza, così da scrivere la propria storia di vita.
Quindi, come ci insegnano Duccio Demetrio e Franco Camb,i scrivere la propria storia di vita rappresenta un lavoro autobiografico e un percorso di recupero”.
La creazione di una rete internazionale che lavori in comune sul tema della resilienza in ambito scolastico è un aspetto sui generis. Abbiamo sentito a riguardo anche Federica Paolozzi, membro e coordinatore scientifico del progetto: “L’aspetto più complesso e forse più stimolante del progetto è costituito proprio dalle differenze delle discipline afferenti alle Università straniere, come le scienze dello sport per Granada e Belgrado, la comunicazione per l’Università del Portogallo e le scienze applicate per l’Università della Norvegia. Abbiamo così lavorato sul tema della resilienza delineando rispettivamente dei percorsi specifici”.
La componente relativa ai nuovi media (tiktok, app, social network) quanto è importante nello svolgimento del progetto? “I nuovi media sono un aspetto sicuramente fondamentale della ricerca – conclude – dal momento che tra i risultati finali oltre alla scrittura di un manuale e alla progettazione di un corso specifico ci sono la realizzazione di una piattaforma interattiva e di un’app da poter utilizzare sul tema della resilienza anche in diversi contesti”.
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Marzo 20, 2024L’Università non è un mondo a sé stante, ciascun ateneo è fatto di luoghi e di persone. È il principio a cui dovremmo far riferimento quando parliamo di cultura e formazione, dalla scuola dell’infanzia all’educazione adulta, quella che forma oggi alla vita, la nostra generazione Z. L’Università rappresenta il luogo in cui il rapporto tra allievi e docenti è un patto, un impegno reciproco a donare generosamente saperi a chi si impegna a sua volta come educatore, come legislatore, come storico o professionista del futuro, in una società sempre più complessa e in cui lo stesso equilibrio delle relazioni umane è compromesso dal disagio sociale quotidiano.
‘Università svelate’ è un evento che permette a tutti gli Atenei italiani di aprire le porte ai cittadini e condividere il libero pensiero e il libero sapere soprattutto partendo dall’idea che la cultura e la formazione possano essere il motore per il superamento di tutte le barriere che ostacolano l’apprendimento per tutti.
“L’università non è di chi ci insegna, né di chi ci lavora o ci studia. L’università è di tutti – ha commentato Giovanna Iannantuoni, Presidente della CRUI”. “L’università – dice ancora il Presidente della CRUI nel comunicato – rappresenta la fabbrica più attiva della coesione sociale. Nei territori più ricchi produce la ricerca che diventa tecnologia e migliora la vita. Nei territori più difficili, oltre a questo, rappresenta un presidio territoriale contro le forze antisociali che minano la democrazia”.
Il Suor Orsola Benincasa partecipa all’evento con ‘Lezioni aperte’ di Antropologia, Didattica e pedagogia, Giornalismo, Beni Culturali e Diritto, con visite gratuite presso i Musei e gli incantevoli luoghi della ‘cittadella’ monastica, con sopralluoghi per assistere alle attività di Restauro eseguite dagli studenti del corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali, e una sessione di studio dedicata alla Formazione dei laureati che si avvicinano ai percorsi abilitanti per l’insegnamento nelle scuole di I e II grado.
L’idea è far sì che l’iniziativa possa diventare un appuntamento annuale che crei una nuova connessione tra istruzione superiore, cittadinanza e territorio. Con il Patrocinio del ministero dell’Università e della ricerca, ‘Università svelate’ è anche un modo per guardare in presa diretta il contesto in cui si formano i laureati pronti a investire e a intervenire sul territorio con passione e rigore professionale, partendo dal presupposto che il benessere individuale e la formazione individuale possano costituire un investimento per il benessere collettivo. L’Università in questo modo si fa anche paladina della giustizia sociale per abbattere i pregiudizi e le barriere culturali che ancora ci affliggono.
In calendario per ‘Università svelate’ anche una giornata di studi dedicata al pensiero e all’opera di Don Milani, che a partire dai grandi temi dell’educatore fiorentino, propone una lunga riflessione sulla giustizia sociale in linea con le premesse della CRUI.
Abbiamo chiesto a Davide Borrelli, docente di Sociologia dei processi culturali presso il nostro Ateneo, quale sia oggi il ruolo delle Università nella comunità civile: “La funzione civile dell’Università consiste, o dovrebbe consistere, nel concepire il bene dell’istruzione e della conoscenza come altrettanti ‘beni di merito’, ovvero beni che si possono godere in un gioco non a somma zero tra individuo e comunità. Questo significa che se un individuo si laurea, sarà sicuramente in condizione di procurare un vantaggio personale per sé (generalmente in termini di conoscenze acquisite o magari anche di maggiori possibilità occupazionali conseguite), ma avvantaggia nello stesso tempo anche la collettività di cui è parte, dal momento che in una società con maggiori livelli di istruzione si riscontrano, ad esempio, minori tassi devianza e si sviluppa un dibattito pubblico più informato e consapevole”.
Santo, eroe, utopista o rivoluzionario, Don Milani aveva guardato lontano, quando fondò la Scuola di Barbiana. Una scuola inclusiva i cui metodi didattici – all’epoca sotto la lente di ingrandimento – egualitari e democratici guardavano con orgoglio all’individuo-persona nell’insieme, nel gruppo.
Il famoso motto I care ripreso da Don Milani, può ancora oggi più di allora sfidare le sorti della scuola e della formazione (anche universitaria) sommersa e disagiata, affetta da troppa meritocrazia:
“Quando si smarrisce la consapevolezza che il sapere e l’istruzione sono beni comuni – conclude Davide Borrelli – l’uno e l’altra si riducono unicamente a beni rivali a somma zero, che assicurano la valorizzazione del “capitale umano” e i relativi vantaggi competitivi sul mercato del lavoro.
Non potremmo essere più lontani dallo spirito dell’I care di Don Milani: da questo punto di vista, i processi di managerializzazione e valutazione competitiva cui oggi è sottoposta l’Università mi paiono, ad esempio, un sintomo di quello spirito individualistico e inegualitario del “me ne frego” di cui il magistero e la vita stessa del priore di Barbiana volevano essere un antidoto”.
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Marzo 18, 2024Mentre le istituzioni scolastiche attendono giovedì 21 marzo per la XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie attraverso lo slogan ‘Roma città libera’, gli studenti dei licei Suor Orsola Benincasa martedì 19 marzo (ore 9.00) celebreranno la Giornata della Legalità incontrando la Fondazione Made in Cloister nell’Aula Magna dell’Università Suor Orsola Benincasa. L’ingresso all’incontro è aperto alle famiglie degli studenti e al pubblico.
Ci sono diversi modi con cui si può ricordare e combattere la malavita. Uno di questi è la prevenzione, salvaguardando le vite di giovani e adolescenti a rischio, combattendo la dispersione scolastica, ‘spingendo’ i più deboli dalla strada all’impegno. È quello che fa dal 2012 la fondazione voluta e aperta da Davide De Blasio con Rosalba Impronta. Prima è avvenuto il restauro del chiostro cinquecentesco della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, poi l’istituzione si è distinta per la sua attività di riconversione del territorio, di rigenerazione urbana e per il suo impatto sul territorio.
Il progetto prevede il rilancio del “fare artigianale” indirizzato verso le giovani generazioni in un’area considerata a rischio. Ed è di queste ore l’inaugurazione di una mostra, Interaction Napoli 2024 (la foto in pagina è di Francesco Squeglia), a cura di Demetrio Paparoni, che spinge a riflettere sul ruolo dell’arte oggi e del suo valore politico.
Alla sua seconda edizione, la rassegna ha come tema l’Altro e l’Alterità; indaga problematiche della contemporaneità legate ai fenomeni migratori e alla complessità delle relazioni tra diverse culture, tradizioni e religioni; raccoglie opere realizzate con linguaggi e tecniche diverse, in buona parte site-specific, che non mancano di guardare in piena autonomia anche alle scienze sociali e ad affrontare la questione in termini politici.
Radu Belcin, Domenico Bianchi, Veronica Bisesti, Giuditta Branconi, Margaux Bricler, Chiara Calore, Letizia Cariello, Gianluigi Colin, Vanni Cuoghi, Francesco De Grandi, Zehra Dogan, Cian Dayrit, Sergio Fermariello, Daniele Galliano, Ximena Garrido-Lecca, Silvia Giambrione, Arvin Golrokh, Jung Hye Ryun, Sophie Ko, Filippo La Vaccara, Loredana Longo, Liu Jianhua, Troy Makaza, Samuel Nnorom, Henrik Placht, Aurelio Sartorio, Andres Serrano, Mortem Viskum, Wang Guangyi e Yue Minjun hanno risposto alla chiamata di Paparoni.
Inaugurata sabato 16 marzo, InterAction si concluderà il 28 settembre.“L’arte è speranza”, ricorda Da Blasio, vicepresidente della Fondazione. “Interaction Napoli 2024 – conclude – propone uno straordinario scenario di visioni e speranze che contribuisce a sottolineare il valore etico dell’arte”
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Marzo 15, 2024Chi era Domenico Rea? La Generazione Z conosce i suoi racconti e i suoi romanzi? I giovani di ieri, degli anni Cinquanta e i giovani del XXI secolo, c’è ancora un fil rouge che unisce le generazioni del passato a quelle odierne? C’è ancora interesse per la narrativa e la letteratura come forma di evasione, forma di cultura o comfort zone? Sono domande a cui tenta di rispondere il seminario organizzato nella Biblioteca Pagliara dall’Università Suor Orsola Benincasa con il coordinamento scientifico delle docenti Emanuela Bufacchi, Paola Villani (nella foto intervistata da Francesca Maria Mele) e Silvia Zoppi. Due giornate, giovedì 14 e venerdì 15 marzo, dedicate al rapporto tra lo scrittore e la scrittura, lo scrittore e i giovani.
Tra i relatori del seminario oltre ai componenti del Comitato scientifico, Paola Villani, direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche, Silvia Zoppi ed Emanuela Bufacchi, docenti di Letteratura italiana al Suor Orsola Benincasa, intervengono Enricomaria Corbi, direttore del Dipartimento di Scienze formative, Ermanno Paccagnini, docente all’Università Cattolica di Milano, Nicoletta Trotta, del Centro Manoscritti di Pavia dell’Università di Pavia, Elisabetta Himmel, docente al Liceo scientifico Galileo Galilei di Napoli, Mirella Armiero, giornalista del Corriere del Mezzogiorno e la figlia dello scrittore, Lucia Rea.
Che cosa sappiamo di lui? Figlio di un ex carabiniere e di una levatrice, nasce in una famiglia non agiata, ed è prima di tutto figlio della Napoli di periferia e dell’entroterra vesuviano, figlio della strada e della campagna partenopea degli anni Trenta.
Scrittore di racconti poi di romanzi, l’amore per la narrativa comincia a fagocitarlo da adolescente: i suoi primi due libri li ruba da un carretto, durante un mercato a Salerno, le ‘Operette morali’ di Leopardi e il primo volume della ‘Storia della letteratura italiana’ di De Sanctis. Da quel momento il legame tra Domenico Rea e la narrativa diventerà indissolubile.
Per questo forse e per molte altre ragioni di carattere politico e culturale, lo stesso Domenico Rea negli anni Cinquanta e nel pieno della rivoluzione legislativa per lo sviluppo del Mezzogiorno, interviene nel dibattito evidenziando la necessità di rivolgere uno sguardo all’educazione dei giovani.
L’educazione giovanile e l’educazione scolastica devono, per forza di cose, passare attraverso la narrativa e la letteratura.
Nel 1953 Rea scrive, non a caso, un romanzo, ‘Ritratto di maggio’, che ha come protagonisti proprio i ragazzi. Partiamo da qui per riflettere sul rapporto tra Domenico Rea e i ragazzi e tra i giovani e la letteratura come strumento di educazione.
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Marzo 11, 2024Il Babà è donna: il dolce reinventato dai pasticceri napoletani, pietanza tipica della cucina è al centro di Mille&UnBabà: la terza edizione del concorso voluto da Mulino Caputo ha portato in finale 6 concorrenti, provenienti da tutt’Italia e pronte a confrontarsi nella realizzazione di una versione contemporanea di quello che viene considerato da molti il principe della pasticceria del Sud Italia. Derivato da un dolce a lievitazione naturale originario della Polonia e di altri paesi slavi e perfezionato dai cuochi francesi, ha assunto il nome di baba prima essere trasformato in “babbà” dai napoletani.
Le sei finaliste, attese lunedì 11 marzo alle 17,30 presso il Grand Hotel Vesuvio di Napoli, sono: Veruska Cardellicchio da Roma; Ludovica Faiotto da Selvazzano, in provincia di Padova; Federica Finzi da Lecce; Carlotta Garofalo da Napoli (nella foto in pagina); Giusy Persico da Sorrento e Patrizia Pragliola da Teramo.
“Il nostro obiettivo – dice l’amministratore delegato del Mulino di Napoli, Antimo Caputo – è valorizzare la pasticceria artigianale e la creatività dei nostri maestri. Da Nord a Sud abbiamo davvero tanti professionisti di valore, tante preziose tradizioni dolciarie e, proprio partendo da queste e dalla storia dell’arte bianca italiana, vogliamo promuovere la produzione di dolci contemporanei di altissima qualità”.
Le monoporzioni da degustare potranno essere realizzate, come da regolamento, in forme diverse dalla classica sagoma a “fungo” o “ciambella smerlata”: farcite con creme, frutta o glasse e arricchite con inzeppatura prodotta con una bagna differente da quella tradizionale e realizzata con un liquore, un vino dolce o un distillato.
I parametri di giudizio saranno presentazione, profumo, gusto, qualità degli ingredienti e alveolatura dell’impasto; a decretare la vincitrice saranno tre massimi esperti del settore: il Relais Dessert Luigi Biasetto; Sal De Riso, presidente dell’AMPI (Accademia Maestri Pasticceri Italiani), e Antimo Caputo, Ad del Mulino di Napoli.
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Marzo 11, 2024Si parla sempre troppo poco delle professioni femminili del futuro e dell’inserimento delle figure femminili in contesti professionali mai prima d’ora previsti. Questo discorso è ancora più calzante in un momento così delicato, in cui il focus sulla formazione culturale e professionale delle donne, ora come ora, sembra traslato su differenze di genere, violenze e condizionamenti che ci trasferiscono in un tempo legato ancora a un passato ancestrale e medievale, diremmo controcorrente.
La ‘Embry Riddle’ in Florida è la prima Università al mondo che si occupa di formazione in ambito aeronautico e aerospaziali ed è l’Università di provenienza di Marie Lathers che il Suor Orsola Benincasa ha ospitato con un insegnamento su ‘Women and Outer Space in Popular Films” che ha proposto agli studenti del Dipartimento di Scienze umanistiche una profonda riflessione sulla storia delle donne ma non solo, sulla rappresentazione e sulla collocazione delle donne nell’universo contemporaneo con uno sguardo rivolto alle esperienze storiche.
Il cinema, da sempre, è forse il mezzo più eloquente per documentare e comprendere fattori sociali e culturali che hanno condizionato non solo il ruolo femminile nella società stessa, ma in questo caso soprattutto il complesso legame tra donna e scienza, donna e formazione scientifica, spesso relegato al mondo maschile o del tutto ignorato.
Nella giornata internazionale delle donne, venerdì 8 marzo, il Suor Orsola ha promosso l’iniziativa con la presenza della professoressa Marie Lathers, che è autrice anche di ‘Space Oddities: Women and Outer Space in Popular Film and Culture, 1960-2000 (Bloomsbury)’.
Il corso di Marie Lathers, organizzato grazie a una candidatura Fulbiright, permetterà di guardare al passato delle donne con un’ottica diversa e soprattutto diremmo con uno sguardo rivolto al futuro, raccogliendo testimonianze e discrepanze sulla disparità di genere e pensando a una prospettiva in cui l’accesso all’istruzione, alla cultura
e alle professioni non sia più, per tutte le donne, governato da regimi di esclusione, di differenze o di esclusività. Ragionamenti che oggigiorno sembra assurdo dover ancora fare; lo spiega Emilia Di Martino, docente di Lingua e Letteratura inglese al Suor Orsola Benincasa e responsabile scientifico dell’evento: “I film non possono estirpare il male della disparità di genere, ma rappresentano di certo un contributo prezioso in tal senso.
La selezione filmica (che si concentra sulla rappresentazione della donna nello spazio, vista la peculiare expertise di Marie Lathers), solleciterà gli studenti a individuare e decostruire gli stereotipi attraverso i quali le donne sono state a lungo rappresentate, ma anche a sviluppare o rafforzare (dov’è il caso) la consapevolezza della strada già fatta e dunque a comunicare il necessario ottimismo rispetto al percorso ancora da farsi”.
Un connubio sensibile quanto particolare è quello tra il linguaggio e il tema della disparità di genere, dal momento che è proprio nel ‘parlato’, nel contesto linguistico e sul fronte della comunicazione che certe tematiche trovano il modo di rappresentarsi, di essere trasmesse e comprese.
“Embry-Riddle – spiega la professoressa Di Martino – è la prima università al mondo per la formazione in discipline aeronautiche e aerospaziali, Marie Lathers è autrice di Space Oddities: Women and Outer Space in Popular Film and Culture, un volume che si sposa molto bene con la filosofia di fondo dei corsi di linguistica inglese, che hanno un preciso focus sui rapporti fra identità e potere e si prefiggono di mostrare, prima di ogni altra cosa, che la lingua è il primo, più insidioso strumento attraverso il quale il divario sociale viene esercitato e riprodotto. La disparità di genere, assieme a quella di classe, etnia, età, disabilità ecc. è una delle declinazioni.
Su questo tema, più di una volta, nell’ultimo quinquennio, l’Ateneo ha avuto la fortuna di ospitare Luise von Flotow, autrice di pubblicazioni fondamentali per la traduzione femminista. La lingua è un potente strumento di cambiamento sociale: usiamolo per decostruire stereotipi e pregiudizi e per incidere positivamente sulla volontà politica dei governi. È questa la chiave per l’uguaglianza di genere”.
L’iniziativa tra l’altro si è svolta in uno degli Atenei italiani in cui la promozione della formazione e della cultura delle donne è iniziata con la martire Suor Orsola Benincasa.
“Abbiamo la fortuna di lavorare e studiare in un luogo particolare, dove le donne hanno svolto un ruolo determinante – continua -, Basti pensare alla visionaria Suor Orsola, a cui l’Ateneo è intitolato, ad Adelaide del Balzo Pignatelli, che trasformò un piccolo educandato in un Istituto con un complesso progetto educativo che poneva al centro l’educazione femminile intesa in modo moderno, a Maria Antonietta
Pagliara, che fu il primo ‘rettore donna’ di un istituto universitario italiano” dice, riflettendo sulla questione del divario culturale e sulla diversificazione dei ruoli professionali attribuiti alla cultura femminile, di cui si parla in continuazione ma che di fatto ancora riemergono ogni giorno.
“Guardiamo alla condizione delle tante, tantissime donne che stratificazioni multiple di disuguaglianza rendono profondamente vulnerabili. Queste stratificazioni producono nella maggior parte dei casi reti e dinamiche molto complesse anche per chi le studia con gli strumenti adeguati.
Sappiamo che, in alcune professioni, le donne guadagnano meno a parità di mansione e responsabilità, ma emerge sempre più la colour-blindness in cui cadono anche tante forme di attivismo e rivendicazione. Razza, classe sembrerebbero quasi sparite dal nostro vocabolario, ma continuano di fatto ad avere profonde ripercussioni politiche, economiche e, prima ancora, esistenziali come fenomeni strutturali.
Pensare di poter inquadrare la questione senza avere consapevolezza piena delle altre dimensioni di discriminazione, senza provare a risolvere in primo luogo la cecità rispetto a status socioeconomico, condizione di immigrazione, disabilità, età, rischia di rafforzare le disparità tra donne e dunque a far mancare alle donne quel prezioso sostegno che deve innanzitutto venire dall’interno: dalle donne per le altre donne, per tutte le donne”.
A distanza di secoli affermare che c’è bisogno di cambiamenti e tutela legislativa sembra un paradosso. “I cambiamenti legislativi sono innanzitutto il risultato dell’evoluzione sociale – conclude – .
Conoscere la storia delle donne, ma anche sapere che le donne avevano più potere e diritti in alcune società antiche, sollecita l’emergere di nuove coscienze e sviluppa la consapevolezza del proprio debito nei confronti di chi è venuto prima, che va ripagato con l’impegno a convogliare simili energie per garantire parità di accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e al lavoro dignitoso per tutte quante le donne”.
Women in Focus è stato introdotto dal Rettore dell’Ateneo Lucio d’Alessandro e dal Direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche Paola Villani. Hanno partecipato all’iniziativa il Console generale degli Stati Uniti a Napoli Tracy Roberts-Pounds, con il contributo dei docenti di Ateneo Ilaria Improta, Francesca Nicolais, Tehezeeb Moitra, per i workshop con gli studenti.
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Marzo 4, 2024Piccoli e grandi comuni sciolti e in dissesto per voci di bilancio sfalsate, per riciclaggio di denaro di dubbia provenienza. Un tema scottante e difficile da analizzare, comprendere e far comprendere anche agli studenti che si avvicinano allo studio delle discipline giuridiche e sociologiche.
Il commissariamento dei comuni per infiltrazioni mafiose è il titolo del seminario del 29 febbraio che ha tirato le fila di una ricerca condotta dall’Università di Firenze in una rete di cui fanno parte anche l’Università della Calabria, l’Università di Salerno e l’Università di Napoli “Federico II”, e il gruppo di ricerca del Suor Orsola Benincasa di Topografie sociali e Sociologia giuridica.
Al seminario sono intervenuti Sergio Marotta, docente di Sociologia giuridica al Suor Orsola Benincasa, Vittorio Mete, docente di Sociologia dei fenomeni politici all’Università di Firenze, Fiorella Vinci, docente di Sociologia dei fenomeni politici presso eCampus, Antonio Giannelli, Viceprefetto, già Presidente SI.N.PREF, Marco Magri, docente di Diritto amministrativo presso l’Università di Ferrara, Biagio Politano, magistrato della Corte d’Appello di Catanzaro, Michele di Bari, Prefetto di Napoli, Stefania Ferraro, docente di Topografie dello spazio sociale all’Università Suor Orsola Benincasa, docente di Scienze statistiche e sociali all’Università Federico II.
Molti comuni commissariati entrano nella dinamica di una misura preventiva che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione pubblica. Il problema è capire qual è poi il percorso attraverso cui anche dopo la procedura di commissariamento si può concepire questa via come una salvaguardia della democrazia.
Il professore Vittorio Mete, coordinatore nazionale del progetto, ce lo spiega concretamente, partendo proprio dal titolo: Come l’amministrazione straordinaria cambia la democrazia?
“Da sociologi della politica che osservano, ormai da lungo tempo, la realtà sociale e politica, soprattutto delle regioni del Mezzogiorno, pare che i commissariamenti, vale a dire la sostituzione di un governo di derivazione elettiva con uno di nomina governativa, non sia solo una questione gestionale o di tutela dell’ordine pubblico, ma che la loro diffusione cambino, appunto, i connotati della democrazia per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi decenni”.
In che termini? “A partire dai primi anni ’90, sono ben 378 i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, molti dei quali più volte. Si tratta di comuni anche molto importanti, come Reggio Calabria e Foggia, non solo di piccoli comuni infestati dai clan. In alcune province meridionali, più della metà dei cittadini sono stati amministrati almeno una volta da una commissione straordinaria perché il loro Comune era stato sciolto per mafia.
Moltissimi Comuni sono poi stati sciolti per motivi di bilancio, perché finiti in dissesto. La sanità, che com’è noto è la principale voce di spesa delle Regioni, è stata a lungo commissariata in quasi tutte le regioni meridionali. L’elenco potrebbe continuare, ma già così è chiaro che il tanto decantato principio di autogoverno e di autodeterminazione, pilastro della democrazia, è messo seriamente in discussione dalle pratiche dei commissariamenti”.
Attraverso le fonti ufficiali disponibili il gruppo di ricerca ha cercato di disegnare una mappatura dei fenomeni dei commissariamenti negli ultimi tre decenni e dei comuni coinvolti nel fenomeno. In questo modo la ricerca contribuirà a fornire un quadro specifico delle casistiche osservate.
Ma quando esattamente si verifica il commissariamento dei comuni? Se dovessimo ancora spiegare ai nostri studenti cos’è un’infiltrazione mafiosa e come agisce all’interno di un’amministrazione comunale, come potremmo esprimere anche simbolicamente il concetto?
“Un Comune – spiega il professor Mete – viene sciolto a causa delle infiltrazioni mafiose quando il Governo – di fatto su indicazione della Prefettura e poi del ministero dell’Interno – a seguito di una specifica attività d’indagine, ritiene che gli amministratori locali siano condizionati (o anche solo condizionabili) da soggetti mafiosi. La legge che prevede lo scioglimento è stata introdotta, sull’onda dell’emergenza, nel 1991, in seguito a una cruenta faida che insanguinò le strade di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria”.
Il problema dunque è anche legato a una legge annosa che per i periodi correnti avrebbe bisogno di nuove integrazioni. “Da questo punto di vista – conferma – la legge sullo scioglimento dei Comuni ha una genesi molto simile a tutti gli altri importanti provvedimenti antimafia, introdotti anch’essi in seguito a qualche eclatante fatto di sangue, come gli omicidi palermitani dei primi anni ’80 e le stragi di Capaci e Via D’Amelio del 1992. La legge, dunque, è almeno in parte figlia del suo tempo, quando molto spesso la presenza mafiosa e il collegamento con partiti, gruppi politici e ricadute sull’amministrazione erano diretti e tangibili”.
Le infiltrazioni mafiose hanno spesso carattere “poroso” e sono difficili da individuare in un contesto di riciclaggio apparentemente “pulito”. Qual è il ruolo della giustizia in questo caso?
“Con una battuta si potrebbe dire che non ci sono più le infiltrazioni di una volta! Che forse, in realtà, così come ce le immaginiamo non sono mai esistite. Il punto è che i mafiosi vogliono qualcosa – denaro e potere, per semplificare – che perseguono anche altri. Ognuno ha i suoi metodi per raggiungere i suoi obiettivi, ma non è detto che quelli dei mafiosi siano sempre i più adatti allo scopo e, soprattutto, i più indolori per chi li porta avanti.
Inoltre, in verità non da ora, i mafiosi hanno sempre bisogno di attivare collaborazioni, il cui carattere è mutevole e può diventare anche molto conflittuale, con attori economici, politici, delle libere professioni, perfino con appartenenti alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura, come si apprende dalla cronaca.
È quella che Rocco Sciarrone (sociologo delle mafie, ndr) ha chiamato ‘area grigia’, vale a dire l’area ampia dell’illegalità che cerca di vampirizzare le risorse pubbliche”.
Come potremmo spiegare il fenomeno agli allievi che si avvicinano a questo meccanismo?
“Il mondo è pieno di spiegazioni e ricette banali che, ovviamente, non spiegano e non risolvono alcunché. Qui la rappresentazione stereotipata, indotta da una certa immagine mediatizzata del fenomeno mafioso, è che i gruppi criminali facciano leva sulla risorsa della violenza per ottenere ciò che vogliono.
In verità, le infiltrazioni mafiose nei Comuni si realizzano, come provavo a dire prima, quando si creano delle “sinergie” tra soggetti che si collocano a cavallo dell’ambito legale e illegale. Ai giovani studenti direi allora di guardare a come si raccolgono i voti, a come si formano le liste elettorali e come vengono scelti i candidati alle cariche pubbliche.
Il governo locale è infatti un crocevia di interessi sul quale non solo i mafiosi vogliono mettere le mani sopra”.
“C’è chi cerca di appropriarsi di questo pezzo di Stato per usarlo per i suoi fini – chiosa -. E non ci può essere buona amministrazione se chi corre alle elezioni ha questo in mente. Da una cattiva raccolta del consenso, diceva Libero Grassi, deriva una cattiva democrazia”.
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Febbraio 29, 2024In una full immersion intensissima, dal 26 a venerdì primo marzo, l’Università Suor Orsola Benincasa ha aperto le porte ai giovani studenti delle scuole secondarie superiori per vivere una settimana da matricola universitaria.
Docenti, tutor, tecnici hanno accolto per cinque giorni ragazzi provenienti dai licei e dagli istituti di Napoli e della periferia napoletana.
Un’esperienza diretta nella vita di un Ateneo che ha il pregio, per conformazione geografica e impostazione strutturale, di dare la sensazione di crescere in un vero e proprio college universitario.
Cos’è che colpisce uno studente e quali sono i motivi per cui dovrebbe scegliere di iniziare la propria vita da matricola in una delle più belle cittadelle universitarie d’Italia?
L’abbiamo chiesto alla professoressa Paola Villani, che dal 2019 dirige il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università Suor Orsola Benincasa, facendone riemergere con passione lo spirito di coesione e di collaborazione scientifica e dando anche alla sfera didattica una veste nuova e in linea con le nuove prospettive formative e intellettive.
“Il primo obiettivo non deve essere legato solo ai successi professionali. Dinanzi al grande disagio che si respira tra le nuove generazioni, mi viene da dire e di consigliare ai ragazzi di provare a studiare ma anche a essere felici. Aiutare anche a coltivare i propri interessi personali e soprattutto alimentare il proprio benessere. È un impegno che l’Università si assume, per garantire agli studenti anche un ambiente di lavoro e di studio sereno e piacevole”.
“Non si tratta – aggiunge – di agevolare la carriera universitaria, ma di andare incontro agli studenti anche con l’ascolto, con un rapporto di empatia e sostegno che dia loro serenità nella vita universitaria di tutti i giorni”.
Vivere una settimana da matricola vuol dire anche provare a entrare in un sistema didattico che, sia per la metodologia di studio, sia per come ci si muove all’interno del meccanismo universitario, è molto diverso dai ritmi che appartengono al calendario scolastico.
“Il secondo punto di forza del nostro Ateneo – spiega – è l’organizzazione. È facile perdersi in un grande Ateneo, non riuscire a programmare una propria agenda settimanale, organizzare un semestre tra lezioni ed esami. Avere un tutor, capire come e quando pianificare studio ed esami è fondamentale”.
L’ateneo Suor Orsola Benincasa può dirsi pioniere per quanto concerne anche l’attivazione di un corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali, già quando negli anni Novanta ci si avviava verso un percorso di formazione che metteva in primo piano lo studio del territorio in correlazione con il patrimonio storico artistico italiano. Era uyn tempo in cui si parlava troppo poco di tutela e valorizzazione delle opere d’arte e delle città stesse in quanto patrimonio culturale.
“Già attivare il corso negli anni Novanta è stato un grande lancio – spiega la professoressa Villani –; abbiamo previsto un approccio allo studio dei Beni culturali quando non c’era ancora neppure un codice per i Beni culturali. Si tratta di studi, ricerche e formazione che oggi ci vedono leader sia nel settore delle Scienze umane sia in quello delle nuove tecnologie per i Beni culturali”.
Un investimento a lungo termine su cui il direttore del Dipartimento ha puntato sin dall’inizio del suo mandato: “Ciò su cui ho cercato di lavorare è fare in modo, sin dal principio, che i risultati del nostro Centro di ricerca Scienza nuova fossero trasferiti all’interno del Dipartimento, quindi portare questi progetti nel contesto didattico, cosi che lo studente potesse partecipare alle nuove frontiere di ricerca. L’abbiamo fatto tramite l’attivazione di un laboratorio con l’utilizzo delle nuove tecnologie e attrezzature di aule con software che potessero essere utilizzate anche per la didattica”.
Scienze umane e nuove tecnologie viaggiano ormai di pari passo. È impossibile pensare che la ricerca scientifica nel campo umanistico possa fare a meno del digitale e viceversa. Le nuove frontiere della formazione guardano a questo connubio spesso trascurato, anche nell’ambiente pedagogico e scolastico vero e proprio.
“Certamente – asserisce -; da qui l’attivazione di una magistrale che potesse integrarsi alle nuove tecnologie. L’idea è stata quella di puntare su una magistrale specifica che sia per Storia dell’arte, sia per Archeologia ragionasse su una rivoluzione che sta ancora coinvolgendo i Beni culturali attraverso le Digital Humanities.
Per cui ai due indirizzi abbiamo aggiunto un terzo percorso che si avvale delle discipline digitali ed è quello delle Materie letterarie, con l’intento di dare agli studenti e anche a chi ha fatto un concorso nei Beni culturali la possibilità di accedere all’insegnamento con una formazione all’avanguardia sotto il profilo tecnologico”.
Interdisciplinarità e transmedialità: corriamo sempre il rischio di fraintendere il rapporto tra le discipline scientifiche, le nuove tecnologie e i nuovi media. “In realtà – spiega ancora – ciò che è cambiato con il digitale non è tanto in riferimento ai contenuti, quanto al metodo. Non si tratta di utilizzare un tablet in aula o un pc di ultima tecnologia.
Il cambiamento sta nell’evoluzione del linguaggio che non è più quello analogico, ma è quello digitale. Pensiamo ad esempio all’allestimento di una mostra, a quanto sia cambiata la museologia. Si tratta di riconsiderare la funzione e la fruizione dei Beni culturali. Parlano di trans medialità ma soprattutto di transdisciplinarità”.
La realtà è che la progettazione didattica e scientifica deve servirsi dell’apporto degli umanisti. Anche per la progettazione di un’applicazione scolastica, ad esempio, non ci si può affidare esclusivamente a un linguaggio tecnico che manca di un fondamentale approccio pedagogico.
“Sul fronte della formazione si tratta di far intersecare tra loro molte discipline. Parliamo ad esempio dell’intelligenza artificale. Non possiamo assumere né un atteggiamento apocalittico né integrale. Dobbiamo cavalcare questo momento che cambierà totalmente il mondo del lavoro e le professioni”.
Come si avvicina un Ateneo come il Suor Orsola a questo tipo di innovazione tecnologica? “Ciò che possiamo cominciare a fare per il Dipartimento di Scienze umanistiche è avvicinarci a piccoli passi a questo tipo di tecnologia. Ad esempio nel secondo semestre si terrà un seminario a riguardo e stiamo lavorando per una digitalizzazione del sistema bibliotecario che possa fornire all’utenza una ricerca bibliografica non più semplificata, ma correlata e ragionata dal punto di vista scientifico. Mi auguro che da qui a poco potremo procedere oltre”.
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Febbraio 22, 2024Fino al prossimo 4 marzo 2024 sarà possibile iscriversi gratuitamente a uno dei quattro corsi in Digital Humanities organizzati presso l’Istituto Luce a Roma.
I corsi sono pianificati nell’ambito del progetto di formazione e aggiornamento LuceLab Cinecittà, finanziato dal PNNR e destinato a operatori, manager, studenti e aspiranti professionisti del settore. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Cinecittà e Archivio Luce.
La partecipazione ai corsi è gratuita e i corsi proposti sono per: Archivisti di audiovisivi, Ricercatore documentalista, Commercializzazione e Gestione Diritti, Comunicazione audiovisiva in rete.
Il corso per Archivisti di audiovisivi permetterà di acquisire competenze per le attività tecnico – scientifiche e storico – documentali riguardo alle fonti fotografiche e audiovisive di cui sono in possesso gli istituti che ne hanno archiviato esemplari presso le proprie piattaforme digitali.
Il ricercatore documentalista si occupa invece della ricerca di materiali audiovisivi che vengono riutilizzati come risorsa all’interno di documentari, docuserie, docufiction, programmi televisivi e film di finzione. Il terzo indirizzo permetterà un approfondimento sui diritti d’autore, sui diritti di sfruttamento connessi, sull’analisi delle politiche commerciali e sulla regolamentazione dell’uso dei materiali d’archivio.
Il quarto e ultimo indirizzo permetterà di approfondire il concetto di comunicazione audiovisiva nel contesto che riguarda la condivisione e la promozione in rete di Archivi pubblici e privati, imparando a lavorare con gli attuali ecosistemi mediali, approfondendo la complessa relazione tra i media e la memoria digitale, il rapporto tra il patrimonio mediatico e lo spazio pubblico.
“È un nuovo progetto – spiega in nota lo staff di LuceLabCinecittà -; l’iniziativa vede la collaborazione di molte partnership prestigiose, in primo luogo il Centro Sperimentale di Cinematografia, ma anche la Fondazione Maxxi, l’ASC – Associazione Italiana Scenografi, Costumisti e Arredatori e BeRight. Il progetto si inserisce nel quadro delle risorse del PNRR e prevede corsi professionalizzanti, programmi di alta formazione e programmi intensivi”.
Per gli studenti interessati a partecipare il bando completo e la formulazione delle domande sul sito: https://lucelabcinecitta.com/corsi/
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Febbraio 15, 2024È necessario partire dalla città e dai suoi abitanti per risanare la città stessa. In questo la metropoli nella sua multiforme e complessa geometria può assumere un ruolo da protagonista per rigenerarsi e rigenerare le proprie comunità.
La città come comunità educante è il titolo della seconda edizione di incontri programmati presso l’Università Suor Orsola Benincasa grazie alla collaborazione tra laboratori, corsi di studio e gruppi di ricerca. I seminari – che continueranno fino al prossimo giugno – sono scaturiti da un importante progetto formativo elaborato anzitutto dal CARE, Centro di Ateneo per la Ricerca educativa e per l’alta formazione degli insegnanti e degli educatori (nella foto un’immagine di file alle mense dei poveri a Napoli).
Uno scambio di studi e punti di vista, nonché di risultati scientifici che provengono da discipline differenti e da sezioni disciplinari altrettanto differenti, sembra essere la strada maestra per focalizzare la ricerca sulle scelte socio-educative, politiche ed economiche di organizzazione e ri-organizzazione dello spazio urbano.
Città e territorio, città e comunità, città e persone, città e abitare, sono tutte relazioni di reciprocità le cui componenti non potrebbero esistere in maniera autonoma. L’attenzione va alle dinamiche di inclusione ed esclusione che attraversano ogni configurazione sociale e che interessano particolari gruppi di cittadini. Un’indagine che unisce il fronte sociologico con quello educativo.
Il primo incontro che si è tenuto lo scorso 22 gennaio ha inaugurato i lavori facendo il punto sulle esperienze artistiche che si impegnano nel sociale, come ad esempio il teatro. Ce ne parlano Stefania Ferraro, docente di Sociologia dei fenomeni politici e Fabrizio Chello, docente di Pedagogia generale e sociale, presso l’Ateneo, nonché ideatori e coordinatori del progetto.
“I seminari hanno avuto inizio lo scorso gennaio – spiega Stefania Ferraro – e per la prima sessione sul tema Abitare la città: restituire gli sguardi per co-progettare, abbiamo ospitato il regista Nicolangelo Gelormini insieme con Adriana Follieri e Davide Scognamiglio che in quanto fondatori dell’importante realtà napoletana Manovalanza (diventata anche un’esperienza anche sul territorio nazionale), ci hanno raccontato i risultati ottenuti nelle realtà cosiddette difficili e, in particolare, hanno fatto conoscere dal vivo, anche ai nostri studenti l’esperienza interculturale Tutto il mondo è paese, con i ragazzi migranti che lavorano sul terreno dell’inclusione attraverso le attività teatrali”.
Il progetto è promosso inoltre con il supporto di uno dei Centri di Ricerca di rilievo internazionale dell’Università Suor Orsola Benincasa, Se-ForTECA – International Research Group Self-Formation in situations of Transition from Early Childhood to Adulthood e di UriT, Unità di ricerca sulle Topografie sociali.
“L’UriT è coordinata dal professor Antonello Petrillo e studia gli spazi nelle loro categorie sociali a partire dalle teorie di Foucault, di Simmel… A questa unità di ricerca si aggiunge il DIE, Laboratoire de recherche au sujet de Désaffiliation, Incertitude, Exclusion”.
Si tratta di un gruppo di studio fondato di recente, dice Stefania Ferraro, “che è coordinato dal rettore Lucio d’Alessandro e ha lo scopo di far dialogare gli studi teorici sui temi dell’incertezza, dell’esclusione e della marginalità con le pratiche del confinare e superare queste stesse marginalità. Le ricerche – aggiunge – sono in costante dialogo con le attività del terzo settore, grazie a una fitta rete di convenzioni con diverse realtà territoriali che affrontano il tema della povertà, della nuova povertà e delle politiche del lavoro”.
L’elemento centrale del ciclo seminariale di quest’anno è la realizzazione di workshop a cui gli studenti possono prendere parte incontrando operatori sociali, per comprendere come si declina il rapporto con determinate esigenze ed emergenze sociali, come si declina l’accoglienza e l’ascolto delle persone in condizione di difficoltà.
Cruciale l’intersezione tra diverse discipline che consentono agli studenti di entrare in diretto contatto con le più complesse realtà territoriali:
“Fondamentale il dialogo di due curvature importanti del nostro dipartimento e cioé la dimensione sociologica e la dimensione pedagogica. Ciò che tiene insieme questa esperienza seminariale è proprio la messa in atto del dialogo di queste due componenti di ricerca e di didattica del nostro Ateneo”.
Sotto questo aspetto pensare alla città come ‘comunità educante’ richiede necessariamente il contributo di diversi punti di vista e un’unione di saperi e competenze che l’Ateneo ha il privilegio di raccogliere nel CARE, il Centro di ricerca per insegnanti ed educatori, come spiega nello specifico Fabrizio Chello: “Il lavoro sul fronte pedagogico all’interno del CARE è costituito da una serie di gruppi di ricerca, ciascuno focalizzato su temi diversi, dalla filosofia dell’educazione alla pedagogia della devianza, della marginalità e della disabilità, alla pedagogia delle famiglie, alla letteratura per l’infanzia”.
“Il ciclo di seminari progettato – prosegue Chello – si pone come obiettivo una riflessione sugli spazi urbani quali spazi di formazione dell’identità della persona e del cittadino. La città fin dall’antica Grecia è sempre stata un luogo di formazione e di attuazione delle pratiche educative e nel corso della storia esse sono state pratiche di rafforzamento di identità egemoniche e di riferimento per il costituirsi della cittadinanza”.
I seminari sono pensati per un pubblico di studenti e per i professionisti del lavoro sociale ed educativo. Lo scopo finale è mettere in connessione le tre dimensioni dell’identità dell’accademia oggi, quella della ricerca, della didattica e della terza missione, sostenendo formazione iniziale e formazione continua attraverso la relazione tra ricerca, formazione e servizi.
L’incontro del 15 febbraio alle ore 16.00 sul tema Abitare la città: lo sguardo delle persone in condizioni di povertà, al link www.unisob.na.it/eventi con il programma completo.
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Febbraio 15, 2024Vicenda umana, prima ancora che politica, l’”Affaire Moro” è ancora un tema caldo e irrisolto della recente storia repubblicana italiana. A 46 anni dal barbaro omicidio dello statista, le lettere scritte da Aldo Moro, nei 55 giorni della sua prigionia in piena Roma nel rifugio delle Brigate Rosse, sono ancora un macigno che pesa sulla classe politica, il mondo dei media e la coscienza civile.
Al pamphlet scritto da Leonardo Sciascia subito dopo la drammatica conclusione di quel rapimento, dà seguito Fabrizio Gifuni (nella foto di Musacchio, Ianniello & Pasqualini); nelle vesti di autore, interprete e regista prova a riflettere sulle carte che conosciamo, che ci sono pervenute. Si intitola “Con il vostro irridente silenzio” il suo monologo che va in scena da giovedì 15 a domenica 18 febbraio nel teatro Nuovo di Napoli.
“Con il vostro irridente silenzio” riporta a galla il clima claustrofobico e di smarrimento che ha contraddistinto i giorni tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978. Costretto a subire un processo e una prigionia orribili, Moro affidò il suo pensiero alla scrittura. Scrisse missive ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni, alla famiglia; pose domande, provò a provocare risposte con domande che si persero sul muro dell’ostinato argine alla comunicazione con le Brigate Rosse.
La stampa italiana e il mondo della politica non credettero alla veridicità di quelle parole; si disse, e si scrisse, che Moro non era più Moro, non quello vero. Sconfessati quasi da tutti, i suoi appelli caddero nel vuoto, fino al tragico epilogo. Le lettere di Moro dalla prigionia, scrisse nel suo testo poi Sciascia, furono ritenute opera di un pazzo o comunque prive di valore perché risultanti da una costrizione.
Quelle carte, oggi, danno vita allo sdegno dello statista non creduto, non ascoltato, non compreso. Al loro fianco appaiono le parole tenere e affettuose rivolte ai familiari. Gifuni lo definisce “un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia che ora si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia”.
A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato, ci dice Gifuni. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. Le lettere e il memoriale sono presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre.
Re.run. [...]
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Febbraio 14, 2024Scomodo, ‘inattuale’, fastidioso, irregolare: il fantasma di Pier Paolo Pasolini si aggira ancora nei meandri della cultura italiana, di tanto in tanto agitato come una voce altra e profetica del nostro presente. Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo, l’intellettuale bolognese è al centro di “Pa’”, che va in scena da mercoledì 14 a domenica 25 febbraio nel teatro Mercadante.
Si tratta apertamente di un omaggio, prodotto due anni fa per il centenario dalla sua nascita (5 marzo 1922), costruito su una drammaturgia di Marco Tullio Giordana e Luigi Lo Cascio e tratto da testi di Pasolini. La regia del lavoro è dello stesso Giordana, l’interpretazione è affidata a Luigi Lo Cascio (nella foto di Serena Pea) con la partecipazione di Sebastien Halnaut. Un tributo che sembra una sorta di discendente di “A pà”, scritta da Francesco De Gregori e inserita in “Scacchi e tarocchi” nel 1985.
Come scrivono nelle note al testo Giordana e Lo Cascio è “una cernita nell’opus pasoliniano immenso che non ha certo l’ambizione di dire ‘tutto’, né fornire il quadro nemmeno abbozzato, ma di scegliere cosa abbiamo scoperto per noi di indispensabile, al punto da riassumerlo nel vocativo con cui lo chiamavano i ragazzi: a Pa’, per invitarlo a tirare due calci di pallone o chiedergli la comparsata in un film”.
Il lavoro ripercorre la sua vita attraverso le poesie, partendo dal periodo vissuto a Casarsa della Delizia, in Friuli, fino alla sua drammatica e ancora oscura uccisione a Roma 49 anni fa. Profeta? No, scrive Giordana, “il suo era un grido di battaglia che bisognava raccogliere per fronteggiare il declino anziché trattarlo come un visionario jettatore”.
Questo testo ‘ordito’ per il palcoscenico si chiede, nelle intenzioni e nei pensieri del suo autore-regista, che cosa sia ancora vivo, che cosa resti di utilizzabile del suo pensiero e dei suoi argomenti. Pasolini nell’armadio sembra non sia mai finito: ritorna centrale nel dibattito sulla lingua, sulla politica, sull’interpretazione del presente con una certa costanza.
“Pa’” presenta agli spettatori quello che non si può tacere, nascondere e occultare. “Più che la desolata rappresentazione dell’Italia che non c’è più – scrive Giordana – mi colpisce oggi quanto fosse per lui necessario consumarsi e mettersi a repentaglio, addirittura ‘fisicamente’, per poter decifrare e descrivere il suo Paese. Qualcosa che non riguarda solo l’intelligenza ma il corpo, la carne, il sangue.
Questo spettacolo cerca di dar conto proprio di questa disperata attualità, senza preoccuparsi troppo di apparire parziale o arbitrario. D’altra parte ognuno ha il suo Pasolini, com’è giusto che sia, e questo non è che il nostro. Anzi il ‘suo’, perché non c’è parola, virgola, capoverso che non provenga dalla sua opera tanto che potremmo definirlo un’autobiografia in versi”.
A dare forza al lavoro c’è anche la scenografia di Giovanni Carluccio che cita sul palcoscenico il finale di “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni: gli oggetti della vita quotidiana via via popolano e si accumulano sulla scena dello spettacolo.
Un crescendo di rifiuti tale da trasformarsi in una sorta di discarica sospesa, ambientata nella periferia romana, dove l’archeologia convive con la spazzatura. Così i luoghi di Pasolini si costruiscono e prendono vita nel corso della rappresentazione attraverso semplici oggetti carichi di significato. Segni sintetici, poetici.
Re.run. [...]
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Febbraio 10, 2024Quanto e cosa è piaciuto di questo Sanremo 2024? Domanda retorica fatta da tutti a tutti. The day after La rondine di Angelina Mango la domanda sembra esser cambiata: quanto emoziona e commuove il Festival di Sanremo?
Vero è che tutto fa spettacolo, tutto fa Festival, ma scendiamo per un attimo dall’altare del cinismo perché La rondine pubblicata da papà Pino Mango nel 2002 val bene qualche lacrima. La canzone italiana o meglio le melodie dei grandi cantautori italiani hanno spesso questo effetto boomerang. Se il tempo fosse un gambero potremmo dire che Sanremo crea ma ricuce anche molti strappi con il passato. Ci ricollega al passato e spesso emoziona e convince anche.
Come guardavano i nostri nonni e i nostri padri Sanremo negli anni Sessanta, davanti al piccolo palco con i tendaggi laterali, come lo ascoltavano invece negli anni Cinquanta? Sanremo è anche questo, testimonianza della storia sociale italiana, come ci insegna Stefano Causa, professore di Storia dell’arte contemporanea al Suor Orsola Benincasa, ma anche grande conoscitore della cultura musicale italiana e internazionale.
A lui abbiamo chiesto quanto questa versione del Festival di Sanremo rappresenti la canzone italiana: “Le canzoni rispettano tutto il format sanremese – risponde Stefano Causa –; sottolineiamo però che Sanremo non è il festival della canzone italiana, ma è il festival della canzone melodica. In qualche modo le canzoni devono tutte o quasi tutte obbedire a un format tradizionale, quindi la strofa, il bridge, il ritornello”.
A proposito di identità culturale e nazionale, Sanremo ha anche il potere di ‘contenere’, di raccogliere diverse arti, diverse culture e diversi linguaggi stilistici, sia dal punto di visto comunicativo sia per quanto riguarda la formazione musicale degli artisti e se vogliamo, anche l’estetica del personaggio musicale che in qualche modo porta sul palco una propria identità. Quest’anno sul banco degli imputati Geolier che ha interpretato un brano in dialetto napoletano (non puro diremmo) e non in italiano.
Stefano Causa ha commentato guardando alla vicenda con occhio clinico: “Non è la prima volta che si sentono brani in altre lingue o che comprendano altre lingue. Quest’anno si è fatta una polemica su Geolier che io contesto perché non sono un purista. Per me il dialetto napoletano non è un organismo freddo, congelato, musealizzato”. “Il dialetto napoletano – aggiunge con un riferimento al contesto artistico e letterario – è una lingua molto viva, mi pare ovvio che un giovane napoletano di oggi non possa parlare il napoletano che si parlava, non dico ai tempi del ‘Pentamerone’ di Giambattista Basile, ma neanche ai tempi di Mastriani o di Ferdinando Russo, in definitiva neanche ai tempi di Totò… è chiaro che oggi il napoletano di Geolier è una contaminazione che ci può piacere o meno, fatto di anglismi”.
In sostanza identificare il dialetto napoletano di Geolier come ‘linguaggio’ sarebbe fuorviante, giacché il napoletano di Geolier è una deriva giovanile del dialetto che risale invece ai classici della canzone e della commedia napoletana.
“L’italiano recede sempre di più, questo è vero – dice ancora Causa – e le componenti forti della lingua napoletana che sono il latino, lo spagnolo, il francese, stanno certamente recedendo, ma neanche Massimo Troisi parlava un napoletano che oggi si sarebbe detto impeccabile. Neanche Eduardo De Filippo parlava il napoletano di Scarpetta… Di quale dialetto napoletano stiamo parlando? Potrei dire che Sanremo ha nobilitato il napoletano di Geolier o dei ragazzi di “Mare fuori”, ma non ha legittimato quello di ‘Filumena Marturano’ ad esempio”.
Sulla testimonianza dolorosa di Giovanni Allevi chiediamo a Stefano Causa quale tipo di messaggio il Festival ha il potere di veicolare: “Onore allo straordinario coraggio di un uomo che ha affrontato una malattia così grave – risponde -. Il messaggio di Allevi ha una funzione anche educativa; ci vuole coraggio per raccontare di sé e della propria malattia”.
Sull’esecuzione di Allevi il professor Causa fa però un ragionamento critico: “Personalmente non amo la musica di Allevi o di Einaudi che mi sembrano delle filiazioni molto spurie di Jarrett e mi riferisco al Keith Jarrett successivo al ‘Concerto di Colonia’. Un disco del 1975 in cui Jarrett prova a immaginare una terza via possibile che è quella di una musica ecumenica, che non è jazz, non è classica, non è leggera: è un po’ tutte le cose insieme”.
Non è un problema di ‘oscillazioni di gusto’, come avrebbe detto il maestro Dorfles, ma un problema di fruizione culturale: “Ciò che non mi piace di Allevi o di altri come Einaudi, è che non riesco ad apprezzare la musica scritta a tavolino per un pubblico che non è in grado più di ascoltare Bill Evans, Debussy, Chopin o Scrjabin, o non è più in grado di leggere Dostoevskij o Puskin per intero e ha bisogno di un Dostoevskij in pillole, in aforismi sui social”.
Ritorniamo a Sanremo: “Anche la regia messa a fuoco sui volti commossi dei musicisti non so quanto possa essere cinico. Alla fine il problema è che Sanremo è un enorme animale che ti mangia. Qualunque cosa accada a Sanremo viene ‘sanremizzata’. Viene così sanremizzato John Travolta, viene sanremizzato Giovanni Allevi, chiunque. Nessuno riesce a neutralizzare Sanremo, nessuno riesce cioé a portare Sanremo dalla propria parte. Ci era riuscito Pippo Baudo, ma Baudo era la personificazione di Sanremo”.
Un riferimento alla canzone internazionale che anche quest’anno manca del tutto. Nessun ospite internazionale a Sanremo 2024. Da qualche anno, infatti, è scomparsa la canzone straniera tra gli ospiti: è un nuovo tipo di protezionismo?
“Sì, da un lato potrebbe esser vero, d’altro canto gli ospiti come Taylor Swift o altri come Madonna, Bruce Springsteen o i Rolling Stones costerebbero tantissimo. Ma il problema non credo sia questo, credo piuttosto che il format di Sanremo sia quello della canzone melodica e penso a Gazelle, al Volo a Diodato, a Emma e così via”.
C’è un progetto artistico dietro lo scenario della manifestazione o, come cantava Edoardo Bennato qualche anno fa, “sono solo canzonette”?
“Non ho mai pensato che siano canzonette – conclude -. Anzi io penso che le canzoni in Italia specialmente in certi momenti precisi siano tra le grandi cose della cultura di questo Paese. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta le canzoni italiane sono di un livello che è secondo solo a quello inglese, non ci sono confronti sul piano europeo, la qualità espressa dalla musica in Italia ai tempi di Battisti o di Dalla o di Battiato non ha eguali.
Quello che diceva Bennato ‘sono solo canzonette’ è una cosa paradossale, perché il primo a non pensarlo era naturalmente Bennato stesso. Oggi la musica viene fruita in modo diverso rispetto a venticinque anni fa”.
Bisogna stare attenti, spiega Causa ritornando per un attimo alla questione della fruizione: “La musica non la si ascolta più per dischi che non esistono più, ma piuttosto come un sottofondo. Così come nei musei cambia il modo in cui si guardano le immagini, così come con Netfix o altro, anche Sanremo e il modo di guardare Sanremo è in definitiva, molto cambiato”.
Daniela Cardone [...]
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Febbraio 1, 2024Finalmente Rau, si potrebbe dire, parafrasando il titolo di un film di Truffaut. Dal 2 al 4 febbraio va in scena al teatro Mercadante “The Interrogation”, di Édouard LouiseMilo Rau interpretato da Arne De Tremerie e diretto dall’innovativo regista svizzero.
Il testo è il primo dei due spettacoli firmati dall’autore. Il secondo, “The repetition – Histoire(s) du Théatre”, andrà in scena il 19 e 20 aprile prossimi. Il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale propone – per la prima volta – al pubblico di Napoli e campano i suoi testi.
Rau è l’alfiere di un teatro che è stato definito più volte politico e da anni al centro del dibattito non solo della moderna teatrologia, ma anche di quello che gli studiosi chiamano cinema del reale, nel quale non esiste più solo opera di fiction oppure mostrativa, ma un “testo” artistico che parla del mondo. Lo spettacolo è in fiammingo, con sovratitoli in italiano.
Definito come un’ode al fallimento e al rialzarsi, passaggio necessario per una trasformazione ed essenziale per acquisire autenticità, “The Interrogation” è un monologo/esplorazione scritta in stile autobiografico da Édouard Louis. Il testo originale è stato poi modificato e riadattato da Rau.
In scena, l’attore belga Arne De Tremerie ascolta – in apertura – una registrazione audio di Louis che legge la e-mail da lui inviata a Rau nella quale cerca di spiegare perché non vuole più partecipare all’allestimento come attore.
Come, cioè, nonostante la recitazione sia sempre stata il suo sogno e abbia passato anni ad allenarvisi – proprio ciò che racconta il monologo – la vita di un attore, alla fine, non era quella che lui si aspettava, trovandosi all’improvviso incapace di proseguire quell’esperienza.
L’opera si muove sul crinale del dubbio, tra malinconia e tenerezza, in equilibrio tra finzione e verità, divenire ed essere. Scrivono i due autori, nelle note al testo: «Il nocciolo del teatro è lo stesso della letteratura: mostrare ciò che è difficile da mostrare.
Possiamo sfuggire alla nostra biografia attraverso l’arte, oppure l’arte è solo la testimonianza di una liberazione fallita?».
Regista e autore teatrale nato a Berna, Rau ha studiato sociologia, germanistica e romanistica a Parigi, Zurigo e Berlino, seguendo, tra gli altri, le lezioni di Tzvetan Todorov e Pierre Bourdieu. Ha iniziato a scrivere reportage internazionali nel 1997, viaggiando in Ciapas e a Cuba. Dal 2000 ha lavorato per la Neue Zürcher Zeitung, e dal 2003 ha iniziato il suo percorso come regista e autore in Svizzera e all’estero.
Nel 2007 ha fondato l’IIPM (International Institute of Political Murder), il centro di produzione teatrale e cinematografico con il quale realizza anche oggi tutti i suoi lavori. Le sue opere teatrali e cinematografiche si basano su lunghe e meticolose ricerche sul campo, a volte sono vere campagne culturali e sociali di ampio respiro.
Il suo pensiero si può racchiudere nel Manifesto di Gent, la cui regola prima è: «Non si tratta più soltanto di ritrarre il mondo. Si tratta di cambiarlo. L’obiettivo non è quello di rappresentare il reale, ma di rendere reale la rappresentazione stessa».
a.d’a. [...]
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Gennaio 19, 2024Dal prossimo 21 gennaio sino al 3 febbraio nel Teatro San Carlo debutta una nuova lettura dei Vespri siciliani di Giuseppe Verdi. Una convenzione benefit dell’Università Suor Orsola Benincasa con il Teatro San Carlo permetterà agli studenti di assistere all’opera con una tariffa ridotta. Per questa speciale occasione, il Teatro di San Carlo ha riservato agli studenti 100 posti, tra i migliori disponibili, per lo spettacolo del 31 gennaio 2024, alle ore 19.00, alla tariffa dedicata di 25 euro a posto.
I vespri siciliani di Emma Dante, attrice, drammaturga e regista di origini palermitane, sono una rilettura del dramma verdiano con un soggetto che ne rovescia tempi e protagonisti, con la direzione musicale di Henrik Nánási (le foto che pubblichiamo sono di Luciano Romano).
Emma Dante è considerata una delle maggiori voci del teatro contemporaneo e si è spesso cimentata con tematiche che hanno messo in evidenza storie di violenza, di corruzione e di sangue legate alla sua terra.Nella versione contemporanea dell’opera a opprimere il popolo siciliano non sono gli angioini, non si tratta più della ribellione contro il dominatore straniero, ma di una ribellione contro il potere criminale di ‘Cosa nostra’.
I mafiosi sono sulla scena al posto degli invasori francesi e la ribellione alla dominazione franco-angioina si trasforma nel risveglio della coscienza civile dei palermitani dopo le stragi del ’92.“Vespri è un’opera che parla di oppressi e oppressori, di due comunità che occupano lo stesso spazio”, ha dichiarato la regista, sottolineando il tentativo “di avvicinare Vespri a noi senza intenti documentaristici o rievocativi”.
Le sue opere usano spesso espressioni dialettali e musicali della tradizione siciliana, con uno sguardo fortemente crudo e realistico, la realtà di una terra violentata dalla malavita. “Chiaramente – ha detto – non potrò non prendere in considerazione il mio dolore di siciliana e il fatto di essere palermitana, nata cioè in una città che è già di per sé un palcoscenico musicale, fatto di ritmi forsennati e silenzi inquietanti, una città che è una via crucis per le stragi di mafia”.
È un’opera che grida il dolore di un popolo, ha spiegato, ma che mette in primo piano anche la necessità di non dimenticare “gli uomini delle istituzioni, i magistrati, gli agenti delle forze di polizia, i sindacalisti, i semplici cittadini colpevoli di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato”. “La scena del primo atto si apre proprio con la sfilata dei gonfaloni con i volti delle vittime della mafia, raccontando l’anima di questa messinscena.
Per me Vespri siciliani contiene tutta la forza evocativa di un doloroso mosaico della memoria”.Maggiori informazioni sullo spettacolo sono disponibili al seguente link: https://www.teatrosancarlo.it/it/spettacoli/i-vespri-siciliani-2023-24.html
Per partecipare: i biglietti potranno essere prenotati all’indirizzo promozionepubblico@teatrosancarlo.it entro venerdì 26 gennaio 2024 indicando nome, cognome, recapito telefonico e email e il numero di posti (massimo due a persona). Alla richiesta, farà seguito un’email di conferma da parte degli Uffici del Teatro contenente le istruzioni per il pagamento e il ritiro dei biglietti.
Gli studenti dell’Unversità Suor Orsola Benincasa possono contattare il referente interno di Ateneo: Area Affari Generali, Ufficio Affari Generali, Tel. 0812522310 affarigenerali.convenzioniedelezioni@unisob.na.it
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Luglio 7, 2023In un’estate dominata da grandi eventi da stadio, l’offerta musicale è quanto mai vasta, dal pop al jazz, passando per il rap e l’r’n’b. Prezzi alti (spesso esageratamente alti), spazi pieni: la gente vuole uscire, vuole partecipare, vuole condividere qualcosa di materiale. E nella febbre collettiva della bella stagione anche la Campania fa la sua parte. Almeno tutto il mese di luglio sarà un va e vieni di nomi di ogni tipo.
Un pianeta a parte è quello del classic rock. Una musica che ha più o meno 40 anni di vita e che continua a fare proseliti, boomers o meno. Dopo Ian Anderson con i Jethro Tull (che in pratica ormai rappresenta da solo), il Belvedere di San Leucio ospita Steve Hackett lunedì 10 luglio, quarta tappa del suo tour italiano.
Ci sono musicisti che provano a ignorare il loro passato (vedi Peter Gabriel e in un passato abbastanza remoto Paul McCartney). Hackett non è tra questi. Da mesi il chitarrista è impegnato nel Genesis Revisited World Tour che stavolta è intitolato “Foxtrot at Fifty + Hackett Highlights”. L’occasione per la sua nuova ‘campagna’ estiva di concerti in Italia è il 50esimo anniversario di “Foxtrot”, uno degli album chiave della carriera dei Genesis.
Il chitarrista non è nuovo a progetti del genere. Ha cominciato molti anni fa, nel 1999, quando ha pubblicato con un supergruppo “The Tokyo Tapes”, tributo alla musica progressive britannica. Da allora ha cominciato a rappresentare dal vivo uno spettacolo bifronte: da una parte la sua attività solistica, dall’altra quella degli anni d’oro dei Genesis. Perché lo fa? Lo ha spiegato al Financial Times prima di cominciare, nello scorso settembre il suo tour: “Penso che suoni sempre meglio con il passare del tempo”.
Lo show contiene 16 canzoni divise in due tempi: nel primo sono concentrati tutti i suoi successi da solista; nel secondo Hackett e la sua band eseguono l’integrale di “Foxtrot”, seguendo un copione sempre più simile alla musica classica. L’apice dell’intera esibizione è atteso alla fine del secondo tempo, l’esecuzione di “Supper’s Ready”, suite di 23 minuti che combina mitologia greca, fantasia inglese e gotico, William Blake e immagini bibliche fino al finale di stampo sinfonico. I bis sono affidati a “Firth of Fifth”, un cavallo di battaglia dei Genesis di “Selling England By The Pound” e “Los Endos”, tratto da “A Trick Of The Tail”.
Sul palco con lui suonano Roger King (tastiere), Craig Blundell (batteria e voce), Rob Townsend (sax, flauto e percussioni), Jonas Reingold (basso e chitarra) e Nad Sylvan (voce). Una manna per i nostalgici degli anni Settanta, ma anche la testimonianza di un suono che rifiuta di finire nell’armadio dei ricordi. E vive in un infinito presente.
A.d’A. [...]
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Luglio 7, 2023ASCOLTA IL PODCAST:
Con “Stiamo a 2000” facciamo un viaggio indietro nel tempo fino agli anni della nostra infanzia. Ricordiamo mode, eventi, musica e spettacoli che hanno caratterizzato la nostra generazione. E io, caro ascoltatore, oggi ti propongo un gioco: per tutta la durata di questo podcast fingiamo di essere ancora bambini; difficile, lo so, ma concentrati e comincia a immaginare che adesso il tuo unico pensiero sia decidere a cosa giocare…
Tra Wii, Nintendo DS e PlayStation, ma anche Nascondino, Monopoly, Strega comanda colore, Uno e tantissimi altri, scegliere non è mai stato facile.
Questi giochi hanno segnato la nostra generazione e noi ragazzi, cresciuti a pane e joystick, li ricordiamo con tanta felicità. Te li ricordi gli svaghi da tavolo in famiglia, che puntualmente finivano in litigio? O tua madre preoccupata perché trascorrevi troppo tempo davanti a PC e console?
Ed è per questo, mio caro ascoltatore, che a Run Radio abbiamo pensato di raccontarti alcune delle nostre personali esperienze con tutti questi passatempi: tra Paolo e la sua mamma preoccupata, Maria e i dischetti per il PC trovati nelle confezioni dei cereali e Francesca con i giochi improvvisati in giardino sono certa che, alla fine di questo podcast, non ti sarà stato poi così difficile immaginarti bambino…
Alessia Colangelo [...]
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Giugno 26, 2023ASCOLTA IL PODCAST:
La colazione è il pasto di inizio giornata ed è considerato da tutti i nutrizionisti il pasto fondamentale per una buona alimentazione. Gli allievi del Master in Comunicazione Multimediale dell’enogastronomia hanno messo a confronto differenti tipi di colazione, dalla Continentale all’Americana in hotel.
Maria Russo (America e continentale), Jose Antonio del Rivero (Messico), Antonio De Simone (Brasile), Stefania Cilento (Svezia), Selena Franceschi (Grecia) e Maria Teresa Ginolfi (Turchia) hanno realizzato un podcast rielaborando un format del Master in Radiofonia dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.
È un itinerario alla ricerca e alla scoperta del mondo. Si parte raccontando quella continentale e Americana proseguendo poi con la Messicana, arrivando fino al Brasile. Dopo il primo pasto del giorno nelle Americhe, ci si sposta in Europa.
Un festival del buon mangiare: mentre in America la colazione classica è salata, a base di uova, salumi, verdure e formaggi, la base del primo pasto continentale consiste in una quantità minore di prodotti. La maggior parte dei cibi portati in tavola sono dolci, accompagnati da bevande classiche del mattino come caffè espresso, cappuccino, caffelatte e tè caldo.
In Messico rappresenta un vero e proprio viaggio nella tradizione millenaria della cucina di questo Paese. Tra tantissimi profumi, sapori e ricette realizzate con tanti ingredienti diversi, è un’esperienza gastronomica da non perdere. Quali sono i principali piatti? I Chilaquiles e gli Huevos rancheros.
Mai come nel caso del Brasile, la gastronomia locale rappresenta il risultato di una serie di contaminazioni diverse, andate a sovrapporsi fra loro nel corso dei secoli. Ma cosa si mangia al mattino? Frutta esotica, dalla papaya al cocco, dalla maracuja all’açai, ma anche panini al formaggio, salumi e sorbetti di frutta.
Nel cuore del Mediterraneo, in Grecia, la base è il pane rustico fresco o tostato, con o senza lievito, di grano, orzo, farro, miglio etc. etc. Poi c’è la pita, servita con varie salse come lo tzatziki; accanto al pane abbiamo il formaggio feta, lo yogurt greco e non dimentichiamo il miele.
In Turchia la bevanda tipica del paese è una: il tè, proveniente soprattutto dalla regione del Mar Nero. Il caffè, invece, si beve solo a fine pasto. Infatti, la colazione turca si chiama “kahvalti” che significa letteralmente “prima del caffè”. Gli alimenti base sono le olive, i cetrioli, i pomodori e il beyaz peynir, – un formaggio simile alla feta.
Sulla tavola non può mancare la frutta fresca o secca, il burro, il miele, la marmellata e la crema turca. Un piatto tipico è il menemen. E a proposito di pane, famoso è il simit; Il borek, invece, è formato da strati di pasta yufka e formaggio. Per una colazione che si rispetti, non può mancare il dolce. Principalmente sulla tavola si trova il tahin pekmez, una salsa a base di semi di sesamo mescolata con melassa d’uva. [...]
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Giugno 19, 2023Nel 1973 dire musica in Italia significava parlare di Festival di Sanremo, Cantagiro e Canzonissima. Ma in quella stagione le cose stavano cambiando, sull’onda dei grandi festival e dell’influenza del beat e del rock. Sulla collina dei Camaldoli di Napoli il 19, 20 e 21 giugno 1973 si scrisse una pagina della storia musicale del nostro Paese, con il BE-IN, 36 ore di musica divisa in tre giorni.
Al manifesto napoletano e italiano di quella stagione è dedicato lo speciale di Run Radio, la web radio dell’università Suor Orsola Benincasa che trasmetterà in esclusiva un programma di 4 ore martedì 20 e mercoledì 21 giugno alle ore 16,00 (in replica rispettivamente alle 11 del 21 e 22 giugno).
La trasmissione curata da Lino Vairetti e Gino Aveta (ideatori del programma) ricorderà la musica e gli ospiti di quei giorni. Il progetto radiofonico è condotto e realizzato dagli allievi del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione e redattori di Run Radio Alessia Colangelo, Andrea Ianniello, Paolo Maja, Francesca Maria Mele, Christian Mocerino, Maria Paritario, Christian Pascale e Giorgia Sangermano supportati dai loro tutor, soci dell’associazione Canone Inverso.
In onda musica e interviste speciali con musicisti presenti al BE-IN: Vittorio Nocenzi (del Banco del Mutuo Soccorso), Alan Sorrenti, Jenny Sorrenti (dei Saint Just), Enzo Vita (del Rovescio della Medaglia) e Maurizio Baiata all’epoca giornalista della rivista musicale Ciao 2001 presente al BE-IN insieme con Dario Salvatori e Fiorella Gentile.
Il progetto radiofonico è la testimonianza – 50 anni dopo – dell’evento che si tenne a Napoli sulla Collina dei Camaldoli all’interno del Parco Kennedy nei giorni 19, 20 e 21 giugno del 1973 dal titolo “BE-IN”, ovvero “Esserci – Stare Insieme” (significato simbolico e nel contempo socio-politico oltre che musicale). Il festival fu organizzato basandosi sull’idea dei Festival e dei raduni rock internazionali come Woodstock, Isola di Wight, Festival di Monterey, Atlanta International Pop Festival, Altamont Free Concert e quelli italiani: Palermo Pop, Festival Pop di Caracalla, Festival D’Avanguardia e Nuove Tendenze, Raduno del Parco Lambro, Controcanzonissima e molti altri, avvenuti tra la fine degli anni ’60 e inizi anni ’70. [...]
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Giugno 8, 2023ASCOLTA IL PODCAST:
In questa prima puntata di “Buona la prima” si parla di teatro con Paolo Maja e Christian Pascale, che ci raccontano quanto l’esperienza sul palcoscenico sia stata importante nelle loro vite. E proprio per restare in tema teatro si parlerà del Campania teatro festival: una rassegna di spettacoli di ogni genere, che vanno dal teatro internazionale alle mostre, passando per la danza e la letteratura. Dal 9 giugno fino al 9 luglio.
Noi di RunRadio abbiamo pensato di raccontarvi alcuni degli eventi principali del festival con la speranza che qualcosa possa catturare la vostra attenzione.
In questo mare magnum di spettacolo – che, va sottolineato, ha biglietti dal costo ultra popolare – ci sembrano più che interessanti alcuni lavori. Vi segnaliamo John Malkovich, protagonista con Ingeborga Dapkunaite di “In the solitude of cotton fields” di Koltès, per la regia di Timofey Kuliabyn, in prima nazionale al Politeama di Napoli (l’8 e il 9 luglio nel teatro Politeama – la foto in pagina è di Andreas Sinopoulos); c’è attesa per “Circus Don Chisciotte” di Ruggero Cappuccio (direttore della rassegna, ndr), per la regia di Antonio Latella, che debutterà il 13 e 14 giugno al teatro Mercadante; e attenzione, l’11 giugno nella Sala Assoli, al teatro sociale di “Pinocchio/che cos’è una persona? Studio n°1”, un percorso di ricerca e creazione ideato e diretto da Davide Iodice, cura del processo laboratoriale Scuola Elementare del Teatro, nell’ambito di un progetto d’arte e inclusione sociale rivolto a ragazzi con disabilità fisica e intellettiva e a persone con varie fragilità.
Ancora teatro internazionale al teatro Politeama: il 18 e il 19 giugno andrà in scena in prima nazionale “Kingdom”, scritto e diretto da Anne Cecile Vandalem, con Das Fraulein (Kompanie). Una favola epica, dove lo scontro viene confinato, sotto lo sguardo di un filmaker, nella lite tra due famiglie che si sono allontanate dal mondo moderno. Su un conflitto ancora più drammatico e sugli effetti che ha sull’esistenza di quattro personaggi offre spunti di riflessione “Existenz” della drammaturga siriana Wihad Suleiman, che, il 7 luglio e in doppia replica l’8 nella Sala Assoli di Napoli, è affidato alla messa in scena della regista berlinese Lydia Ziemke.
Spettacoli per tutti gusti, naturalmente: dalla canzone d’autore di Mario Tronco e Peppe Servillo (“Nevica sulla mia mano”), al teatro di successo con “Premiata Pasticceria Bellavista” di Enzo Salemme riletto dalla Compagnia Nest. Tanti progetti speciali, legati alla danza, alla lettura, alla musica, alla drammaturgia classica e contemporanea. E molto, molto, molto altro ancora.
Alessia Colangelo
Re.Spe. [...]
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Giugno 1, 2023ASCOLTA IL PODCAST:
Run Radio si colora d’azzurro. Destini Forti è un podcast speciale dedicato interamente alla squadra del Napoli e alla sua vittoria del campionato italiano 2022/2023.A condurre c’è Andrea Ianniello. Il primo a intervenire è Christian Pascale che spiega le origini e la storia del Napoli, a partire dalla sua fondazione nel 1926, passando per la presidenza di Corrado Ferlaino fino alla gestione dell’attuale presidente Aurelio De Laurentiis.Io, invece, commento il “pagellone” della rosa campione d’Italia e annuncio i luoghi e gli orari per quanto riguarda la festa scudetto di domenica 4 giugno.La terza ospite del podcast, Giorgia Sangermano, illustra il boom turistico che sta vivendo la città metropolitana di Napoli e dello “scudetto del riscatto morale e culturale”.Francesca Mele fa i conti in tasca al club partenopeo, si sofferma sulle cifre che incasserà la società di Aurelio De Laurentiis a fine stagione e sui vantaggi economici della città.Ultimo, ma non meno importante, l’intervento di Christian Mocerino che annuncia i possibili acquisti e le cessioni del club azzurro per la prossima stagione. (la foto che correda il servizio è gentilmente concessa da Pino Miraglia).
Maria Paritario [...]
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