Società e istituzioni sono chiamate ad affrontare molteplici problematiche relative alla relazione tra tecnologia e diritto, sostenibilità ambientale e nuove tecnologie.
È questo lo sguardo verso un nuovo modo di studiare una disciplina secolare per molti aspetti ancora vincolata alla tradizione e per altri governata dalle esigenze delle innovazioni tecnologiche e delle casistiche contemporanee che invadono il settore giuridico.
Il RECEPL, Research Centre in European Private Law, è un Centro di Ricerca in Diritto Privato Europeo, diretto da Lucilla Gatt, ordinario di Diritto privato al Suor Orsola Benincasa. L’istituto mette in comparazione diversi aspetti del diritto privato europeo con uno sguardo lungimirante verso l’interdisciplinarità e una metodologia di studio che parte dalla didattica prima ancora che dalla ricerca post lauream.
Abbiamo sentito Ilaria Caggiano, professoressa di Diritto privato e vicedirettore del Centro di ricerca (a destra nella foto in pagina), per capire quali sono le nuove frontiere della ricerca nell’ambito del Diritto privato e quali le nuove ricerche a cui il Centro sta lavorando: “Due sono i punti di forza del RECEPL – spiega -; il primo è l’ambito tematico al quale esso fa riferimento che potremmo individuare come diritto dell’innovazione tecnologica; il RECEPL si è da sempre caratterizzato come centro di ricerca sull’innovazione tecnologica digitale in ambito giuridico.
Il secondo è strettamente collegato al primo ed è la vocazione interdisciplinare del Centro e un apporto congiunto tra i saperi. Sia attraverso i ricercatori del Centro che grazie all’elevato numero di convenzioni e di soggetti affiliati, prediligiamo una ricerca che sia interdisciplinare e transdisciplinare dal punto di vista digitale. Nuovo oggetto di studio strettamente correlato a questo tema, anche la ricerca collegata al diritto alla sostenibilità la quale non può che svilupparsi attraverso strumenti tecnologici”.
L’Università degli Studî Suor Orsola Benincasa vanta una lunga collaborazione con la Cattedra Jean Monnet; forse non tutti sanno che sono promosse Summer School per le nuove generazioni di ricercatori impegnati proprio nel settore della sostenibilità ambientale nell’età digitale. Il RECEPL in prima fila: “I progetti Jean Monnet – conferma la prof.ssa Caggiano – sono finanziati dall’Unione europea e prevedono tre tipologie di attività: didattica, ricerca e terza missione.
Presso il centro sono state istituite due cattedre Jean Monnet, le quali hanno sviluppato e stanno sviluppando dei programmi didattici per studenti laureandi o frequentanti lauree magistrali, programmi di ricerca attraverso convegni, workshop internazionali e contributi per le pubblicazioni e terza missione.
Lo scopo è far conoscere anche fuori dell’Università le tematiche proprie delle cattedre Jean Monnet, che fanno riferimento a temi rilevanti nell’ambito dell’Unione europea. In particolare hanno riguardato i temi della vulnerabilità tecnologica e quello della sostenibilità con particolare riguardo all’impatto e alla valutazione dei diritti fondamentali”.
Studiare Scienze giuridiche non è semplice e non è possibile oggi pensare di scindere ricerca e didattica. Entrambe vanno di pari passo e richiedono una certa continuità di risultati. Ma il settore della ricerca scientifica ha oggi l’attenzione che merita? “In ambito giuridico va ripensata la ricerca per la didattica e ripensare la didattica in ambito giuridico è un altro punto importante su cui stiamo lavorando al RECEPL. In questo momento ricerca scientifica e scarsa attenzione istituzionale penso che vadano di pari passo con la scarsa attenzione data alla didattica”.
Infine, conclude: “La didattica digitale e innovativa non risolve pienamente (soprattutto in ambito giuridico) quella che è la necessaria erogazione sia per metodi sia per contenuti, per l’acquisizione delle competenze destinate agli studenti. Per la ricerca il problema fondamentale è quello della mancanza di fondi di ricerca.
Credo che sia necessario un ripensamento metodologico della ricerca, penso soprattutto all’ambito giuridico, e di ricerca applicata. Manca secondo me un sistema di ‘scienza aperta’ che rappresenta certamente un aspetto fondamentale per lo sviluppo e l’innovazione.
Scienza aperta significa possibilità di utilizzare in maniera libera e senza restrizioni i risultati della ricerca, ma anche e soprattutto nell’ambito di ricerche empiriche o alle scienze dure, la possibilità di utilizzare i dati delle ricerche stesse”.
da.card.