Lo scorso 24 ottobre, dopo il successo delle anteprime di mezzanotte, è arrivato nelle sale l’ultimo film di Paolo Sorrentino: Parthenope, che con 719.542 euro incassati nel primo week end sta contendendo in Italia il titolo di campione di incassi a Venomedi cui parliamo nel podcast di Run Radio realizzato da Francesca Mainardi.
A tre anni da È stata la mano di Dio, il regista torna nella sua città per condurre gli spettatori in un viaggio meraviglioso lungo settantatré anni di vita della protagonista, da cui la pellicola prende il nome; interpretata dalla giovane Celeste Dalla Porta (nella foto in pagina) e da Stefania Sandrelli, che incarna la versione adulta del personaggio.
Un racconto epico su un’eroina che viaggia da ferma perché il viaggio avviene in una città che consente di spostarsi stando fermi: Napoli.
Attraverso gli occhi, il corpo, la sensualità e la sensibilità di Parthenope, che sguazza tra le acque, le vie, i ‘vasci’ (i ‘bassi’, ndr), i misteri e le contraddizioni; Sorrentino riesce a restituire le molteplici sfaccettature della città.
Un luogo, senza tempo, dove c’è sempre posto per tutto, in cui bellezza, vivacità, cultura, sacro e profano, ricchezza e miseria, convivono in un equilibrio misterioso e affascinante, capace di suscitare, nei suoi stessi abitanti, sentimenti contrastanti, come nelle storie d’amore più travolgenti; tra chi resta, chi fugge, chi ritorna.
E in una città dove tutti confondono l’irrilevante con il decisivo, Parthenope è una giovane che ha sempre la risposta pronta e che incarna i sentimenti di libertà, spontaneità, erotismo e seduzione; propri di Napoli e della giovinezza.
Una gioventù che non riesce a cogliere tutte le sfumature della realtà, ma che si lascia sedurre dalle infinite possibilità della vita, le passioni, gli amori fugaci, le fragilità; prima di lasciare il passo alla spietatezza della vita adulta.
Parthenope è un film sul tempo e sul destino, di una donna poi donna che attraversa la vita, che si abbandona a essa, alla gioventù, alla città, e poi col tempo all’osservazione, e alla fine a un’idea di stupore e di futuro.
Un film sentimentale nel quale lasciarsi trasportare dall’immensità delle immagini, dalle parole, dalla musica, dai ricordi; anche se una domanda suonerà ricorrente: A cosa stai pensando?
Marco Marsiglia