La città come comunità oltre il disagio giovanile

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Che cosa rappresenta la nostra città? Per ciascuno è lo spazio in cui viviamo quotidianamente, a cui apparteniamo e in cui ci riconosciamo come cittadini. È importante che la popolazione studentesca riesca a sentire quest’appartenenza, che impari a riconoscere i luoghi in cui si è nati e si vive.

 ‘La città come comunità educante‘ è un progetto che parla prima di tutto agli studenti per comprendere il disagio dei nostri quartieri, delle nostre comunità e imparare ad analizzarlo e a pensare alle possibili soluzioni.

Il ciclo seminariale è ideato e coordinato da Stefania Ferraro, docente di Sociologia dei fenomeni politici e da Fabrizio Chello, docente di Pedagogia generale e sociale dell’Università Suor Orsola Benincasa (nella foto in pagina).

Si articolerà in cinque incontri (da martedì 4 marzo al 30 giugno), che prevedono interventi di docenti, sociologi, pedagogisti, psicologi esperti della comunità e del disagio sociale. I seminari potranno essere seguiti in remoto, recuperando il link dalla pagina:

https://www.unisob.na.it/eventi/eventi.htm?vr=1&id=26898

A conclusione di ciascun incontro il programma prevede un momento di ascolto con gli studenti per confrontarsi sul ripensare il ‘vivere la città’ in un’ottica interdisciplinare. Abbiamo chiesto al professor Chello in che modo pedagogia, sociologia, diritto e politica si intersecano nel progetto e con quale obiettivo: ‘L’interdisciplinarità  – spiega – è stata la condizione di partenza del Ciclo di seminari, sin dalla prima edizione, anche alla luce del fatto che tale attività di public engagement e di formazione continua è stata voluta e coordinata dal Dipartimento di Scienze formative, psicologiche e della comunicazione, ponendo in stretto dialogo e in collaborazione l’International Research Group Self-Formation in situations of Transition: from Early Childhood to Adulthood (ricompreso all’interno del CARE) e il DIE – Laboratoire de recherche au sujet de Désaffiliation, Incertitude, Exclusion”.

“Il confronto tra pedagogia e sociologia, negli anni, e in particolare in questa terza edizione – continua –  con discipline storiche, filosofiche, psicologiche e politologiche, ci è parso imprescindibilmente funzionale all’obiettivo principale del Ciclo di seminari: cioè partire dall’analisi della società tenendo conto della realtà socioeconomica e culturale di riferimento, con il fine di costruire una solida collaborazione con gli enti, le istituzioni e le organizzazioni locali per lo sviluppo culturale, sociale ed educativo del territorio”.

Il campo di azione dunque è quello della città e in particolare della realtà napoletana e campana nella quale i saperi e la conoscenza scientifica vanno di pari passo con la pratica professionale e l’agire quotidiano degli operatori sociali che si impegnano per riconoscere e contrastare la diffusione delle diverse forme di povertà, educativa, sociale e culturale, unendo ricerca e terza missione.

In questi termini ci chiediamo: come si può spiegare l’idea di una città come ‘luogo di benessere’? Ce ne ha parlato Stefania Ferraro: “La terza edizione, che partirà il 4 marzo è connessa a Pro-Ben (Progetti di ricerca per la promozione del benessere psicofisico e del contrasto ai fenomeni di disagio psicologico ed emotivo della popolazione studentesca), coordinato dal professor Gennaro Catone per l’università Suor Orsola Benincasa”.

Questa correlazione ha fatto sì che sin dal primo anno, il tema del benessere fosse considerato intrinseco allo stesso concetto di ‘comunità educante’. Focalizzando, con la prima edizione, l’attenzione sulle forme di discriminazione legate all’età, al genere, all’orientamento sessuale e alle condizioni di funzionamento bio-psico-sociale e, con la seconda edizione, sulle disuguaglianze materiali e immateriali caratterizzanti le condizioni di povertà economica, di precarietà lavorativa, di migrazione e di ingresso nell’età della pensione, nonché sui servizi socio-educativi e socio-sanitari che si prendono cura di queste persone, abbiamo inteso far emergere le molteplici problematicità che ostacolano il benessere tanto individuale quanto collettivo”.

Il progetto è un confronto aperto con gli studenti, che nell’iniziativa hanno un ruolo evidente. “Esatto – conclude la professoressa Ferraro -.

Questa terza edizione intende riflettere sui fenomeni di disagio che i giovani vivono in città e sulle esperienze che possono migliorare il loro benessere, centrando l’attenzione su temi sensibili per questo gruppo di cittadini, per esempio, il razzismo, il maschilismo, la sostenibilità, la valorizzazione del patrimonio culturale, nonché il rapporto intergenerazionale tra giovani e anziani alla luce delle sfide dell’invecchiamento attivo. In definitiva, il benessere è – per noi – un fattore complesso, quanto complessa è la città, qualunque essa sia. Entrambi, benessere e città, sono la somma delle capacità, in primis politiche, di dare risposte coerenti e pertinenti alle criticità e ai disagi suddetti”.

da.card.

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