Trent’anni di jazz, di viaggi, di incontri e di sogni. Trent’anni di musica portata tra rovine romane, crateri vulcanici, stazioni ferroviarie trasformate in palcoscenici. Pomigliano Jazz compie 30 anni e lo fa con l’orgoglio di chi ha attraversato il tempo senza tradire la propria identità, diventando uno degli ultimi baluardi della scena jazzistica in Campania, punto di riferimento a livello nazionale.
Nato nel 1996 da un’idea di Onofrio Piccolo, il festival si è evoluto fino a diventare un evento itinerante che unisce musica, valorizzazione del territorio e sostenibilità ambientale: una formula capace di intrecciare radici locali e linguaggi globali, rendendolo un unicum nel panorama italiano.
Intervistato ai microfoni di Run Radio, Piccolo ci ha parlato dell’evoluzione del Festival nel corso di questi trent’anni e di come abbia sempre vantato la presenza di eccellenze della scena jazz mondiale.
Sul palco del festival, in tre decenni, si sono alternati alcuni tra i più grandi protagonisti del jazz nazionale e internazionale: da Charlie Haden a Chick Corea, da McCoy Tyner ad Ahmad Jamal, passando per artisti del calibro di Enrico Pieranunzi, Francesco Nastro, Marco Zurzolo e Stefano Bollani.
A loro si aggiungono artisti come Gonzalo Rubalcaba, protagonista nel 2025 con un omaggio inedito a Pino Daniele, e Al Di Meola (nella foto in pagina), che si esibirà in una suggestiva performance al tramonto sul cratere del Vesuvio, una delle location più iconiche del festival.
In un contesto in cui molte rassegne storiche hanno chiuso i battenti o si sono ridotte a eventi occasionali, Pomigliano Jazz è oggi l’unica scena jazz strutturata rimasta viva nel territorio napoletano. Un piccolo miracolo culturale, sostenuto dalla Regione Campania, dal Ministero della Cultura, dall’Ente Parco Nazionale del Vesuvio e da numerosi partner istituzionali e locali.
La sua forza è sempre stata quella di sapersi rinnovare restando fedele alla propria missione: portare la grande musica in luoghi simbolici, spesso fuori dai circuiti tradizionali, e creare connessioni tra paesaggio, storia, suoni e comunità.
La natura, l’archeologia, la spiritualità dei luoghi diventano parte integrante dell’ascolto: tra gli appuntamenti più attesi del Pomigliano Jazz 2025, il concerto al tramonto sul Vesuvio con Al Di Meola e l’omaggio di Rubalcaba a Pino Daniele, con brani come Chi tene ‘o mare, Sicily e Lazzari Felici riarrangiati in chiave jazz.
Pomigliano Jazz non è solo spettacolo, ma anche formazione, sostenibilità e inclusione. Il progetto Green Jazz, sviluppato con Legambiente, ha portato alla certificazione Ecoevents, e accompagna i concerti con itinerari naturalistici ed enogastronomici. Allo stesso tempo, il Young Jazz Lab coinvolge ogni anno centinaia di ragazzi dai 8 ai 18 anni, che confluiscono nell’Orchestra del Ritmo e dell’Improvvisazione, una delle esperienze didattiche più avanzate del settore in Italia.
Francesca Mainardi