I giovani del Suor Orsola incontrano la letteratura

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Chi era Domenico Rea? La Generazione Z conosce i suoi racconti e i suoi romanzi? I giovani di ieri, degli anni Cinquanta e i giovani del XXI secolo, c’è ancora un fil rouge che unisce le generazioni del passato a quelle odierne? C’è ancora interesse per la narrativa e la letteratura come forma di evasione, forma di cultura o comfort zone? Sono domande a cui tenta di rispondere il seminario organizzato nella Biblioteca Pagliara dall’Università Suor Orsola Benincasa con il coordinamento scientifico delle docenti Emanuela Bufacchi, Paola Villani (nella foto intervistata da Francesca Maria Mele) e Silvia Zoppi.  Due giornate, giovedì 14 e venerdì 15 marzo, dedicate al rapporto tra lo scrittore e la scrittura, lo scrittore e i giovani.

Tra i relatori del seminario oltre ai componenti del Comitato scientifico, Paola Villani, direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche, Silvia Zoppi ed Emanuela Bufacchi, docenti di Letteratura italiana al Suor Orsola Benincasa, intervengono Enricomaria Corbi, direttore del Dipartimento di Scienze formative, Ermanno Paccagnini, docente all’Università Cattolica di Milano, Nicoletta Trotta, del Centro Manoscritti di Pavia dell’Università di Pavia, Elisabetta Himmel, docente al Liceo scientifico Galileo Galilei di Napoli, Mirella Armiero, giornalista del Corriere del Mezzogiorno e la figlia dello scrittore, Lucia Rea.

Che cosa sappiamo di lui? Figlio di un ex carabiniere e di una levatrice, nasce in una famiglia non agiata, ed è prima di tutto figlio della Napoli di periferia e dell’entroterra vesuviano, figlio della strada e della campagna partenopea degli anni Trenta.

Scrittore di racconti poi di romanzi, l’amore per la narrativa comincia a fagocitarlo da adolescente: i suoi primi due libri li ruba da un carretto, durante un mercato a Salerno, le ‘Operette morali’ di Leopardi e il primo volume della ‘Storia della letteratura italiana’ di De Sanctis. Da quel momento il legame tra Domenico Rea e la narrativa diventerà indissolubile.

Per questo forse e per molte altre ragioni di carattere politico e culturale, lo stesso Domenico Rea negli anni Cinquanta e nel pieno della rivoluzione legislativa per lo sviluppo del Mezzogiorno, interviene nel dibattito evidenziando la necessità di rivolgere uno sguardo all’educazione dei giovani.

L’educazione giovanile e l’educazione scolastica devono, per forza di cose, passare attraverso la narrativa e la letteratura.

Nel 1953 Rea scrive, non a caso, un romanzo, ‘Ritratto di maggio’, che ha come protagonisti proprio i ragazzi. Partiamo da qui per riflettere sul rapporto tra Domenico Rea e i ragazzi e tra i giovani e la letteratura come strumento di educazione.

da.card.

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