Parlare della relazione tra salute e libertà significa mettere a fuoco un’endiadi tra due termini che indicano il concetto di tutela e protezione della vita da un lato e, in alcuni casi, negazione della libertà individuale.
Per questo il nesso dovrebbe essere rimodulato e si dovrebbe piuttosto dire che salute è libertà, come ha commentato il rettore del nostro Ateneo Lucio d’Alessandro. L’occasione è stata la presentazione del volume di Carlo Iannello, tenutasi lo scorso 22 aprile presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Il libro, infatti si intitola Salute e libertà. Il fondamentale diritto all’autodeterminazione individuale, nelle librerie per i tipi di Editoriale scientifica.
Dinanzi a un’epidemia apocalittica come quella che ci ha investiti, il discorso è più che mai calzante. Il mondo ha mostrato tutta la sua fragilità rispetto alla necessità da parte delle istituzioni, di proteggere la cittadinanza e contestualmente l’esigenza di lasciare l’individuo libero di scegliere, laddove il benessere collettivo può a volte sacrificare o rendere vulnerabile quello individuale. Carlo Iannello nel libro ci parla di autodeterminazione, e cioé della capacità di ciascuno di agire in autonomia e liberamente rispetto ai condizionamenti e alle determinazioni esterne.
Abbiamo chiesto al professor Sergio Marotta, relatore e moderatore dell’incontro, (nella foto in pagina, a destra del professor d’Alessandro) di spiegarci in parole semplici cosa si intenda per autodeterminazione all’interno di un contesto sociale:
“L’autodeterminazione esprime la libertà dell’uomo da qualsiasi forma di costrizione proveniente dall’esterno. Perché sia vera libertà è necessario, però, che sia accompagnata dalla piena consapevolezza, dalla maturità e dalla responsabilità per le proprie azioni”.
“Nel caso del diritto alla salute – continua Marotta, docente di Sociologia giuridica presso l’Università Suor Orsola Benincasa – sancito dall’art. 32 della Costituzione del 1948, l’autodeterminazione non può che essere il risultato del rispetto della dignità della persona umana per cui, come chiarito nel libro da Carlo Iannello, il diritto all’autodeterminazione costituisce un “controlimite” individuale rispetto al potere pubblico”.
In rapporto al benessere collettivo, quanto pensa sia importante il bene individuale, seppure in minoranza?
“Benessere individuale e benessere collettivo non possono che accompagnarsi l’uno con l’altro. Il grado di civiltà e di progresso di una società si misura proprio sulla possibilità di assicurare il benessere per il maggior numero possibile di persone affinché tutti possano effettivamente partecipare ai beni della vita che non possono essere riservati soltanto a pochi”.
Salute e libertà sono anche un binomio che indica il diritto alla cura. La metafora del corpo politico paragonato a quello umano ha una grande storia. Quante volte nella storia del pensiero politico e nella cultura antropologica abbiamo sentito parlare del paragone del corpo sociale con il corpo umano? L’idea della società come corpo rende l’idea del rapporto tra salute e libertà quando, soprattutto, si fa riferimento alla tutela e alla cura del cittadino qualunque sia la propria gerarchia sociale. Il corpo sociale ha bisogno di cure, così come il corpo umano.
Ci chiediamo dunque qual è o quale dovrebbe essere, rispetto a salute e libertà del cittadino, il ruolo delle istituzioni per garantire un eguale supporto sanitario ai cittadini: “Le istituzioni dovrebbero garantire il diritto alla salute e, per realizzare questo obiettivo, dovrebbero organizzare nel modo più efficiente possibile i servizi sanitari anche per poter assicurare l’accesso a chiunque ne abbia bisogno”, risponde Marotta, sottolineando che naturalmente la questione è legata alla scelta politica che dovrebbe prendere “la direzione della condivisione delle risorse disponibili. Si tratta di una scelta politica sul modo di utilizzare le risorse comuni che non può essere condizionata da considerazioni di carattere economico”.
“Parità di trattamento e diritto di accesso alla sanità per tutti, cure gratuite per chi non se le può permettere non sono solo un diritto fondamentale dell’individuo – conclude -, ma anche un interesse della collettività. Questa era la chiara e netta convinzione dei Costituenti del 1948”.
da.card.