La mattina del 4 gennaio 2015 la notizia della morte di Pino Daniele ha scosso il mondo della musica italiana e i suoi tantissimi fan. Immediatamente tv, radio e social network sono stati invasi dalle canzoni del cantautore partenopeo: da allora la sua musica non ha mai smesso di risuonare per le strade di Napoli e oltre. Appare così inevitabile che, nel decimo anniversario della sua scomparsa, intere generazioni di fan decidano di ricordarlo.
È il caso, ad esempio, del concerto in suo onore che a Napoli ha animato il Capodanno 2025; oppure del documentario biografico Pino Daniele – Nero a metà, nelle sale proprio dal 4 al 6 gennaio. E non solo: la città di Napoli, che nel 2025 celebra anche i suoi 2500 anni, si prepara a ricordare uno dei suoi artisti di culto con diversi eventi. Ne ha parlato ai nostri microfoni Ferdinando Tozzi, delegato del Comune di Napoli per l’Industria musicale e audiovisiva.
Anche noi di RunRadio abbiamo deciso di ricordare Pino Daniele con un podcast dedicato(realizzato da Ginevra Guarracino), nel quale abbiamo ripercorso le fasi della sua carriera e del suo successo, lasciando che a raccontare l’artista partenopeo, tra aneddoti e tecnicismi, fosse anche chi l’ha vissuto e chi ha lavorato al suo fianco. Èintervenuto ai nostri microfoni Pasquale Scialò, professore di musicologia dell’Università Suor Orsola Benincasa, che ha intervistato l’uomo in blues ai suoi esordi.
Abbiamo poi parlato con Gianluca Podio, storico pianista e arrangiatore – nonché amico – del cantante, ed Elisabetta Serio, sua pianista jazz. Entrambi hanno collaborato con lui. Il primo è stato dal 1997 pianista, arrangiatore e direttore d’orchestra per il cantautore, componendo anche brani a quattro mani con lui; la seconda è stato al suo fianco nei concerti dal vivo dal 2012 al 2014. Infine, con Carmine Aymone, suo biografo, critico e cronista del Corriere del Mezzogiorno, abbiamo sottolineato l’influenza che l’artista ha avuto sull’identità culturale partenopea.
Pino Daniele (qui in una foto di Guido Harari), infatti, si è specchiato nella sua città, raccontandola e lasciandosi raccontare, cogliendo e restituendo uno stato d’animo che resta più che mai attuale e che costituisce, forse, la sua eredità artistica.
È lo stato d’animo dei Lazzari felici e dei masanielli che continuano ad animare i vicoli, è quell’Alleria nell’aria in cui musica, grida e risate si avvicendano; ma è anche lo stato d’animo di una Napoli che, tra il caos del boom turistico e la disattenzione delle amministrazioni, rischiaancora di apparire come quella carta sporcaevocata dall’inconfondibile timbro malinconicodi Pino Daniele.
Francesca Mainardi