«Ho preso il vizio di recitare». La citazione di Copi introduce il nuovo lavoro di Enzo Moscato, «Libidine violenta», in scena al teatro San Ferdinando da martedì 15 a domenica 20 novembre. Il nuovo spettacolo scritto e diretto dal drammaturgo napoletano prosegue la sua avventura più che quarantennale nel mondo della scrittura. E ancora una volta il suo immaginario è affollato da personaggi al limite, al confine.
Il testo, presentato in prima nazionale, racconta la storia di Reci, un’eccentrica scrittrice o cantante fuori moda dall’ambigua identità sessuale in fuga dalla solitudine e dalla follia. L’anziana donna afferma di volersi suicidare perché non riesce a mettere nero su bianco le sue scandalose memorie. Il risultato è un «insieme di visioni, ricordi, evocazioni, improbabili balletti, telefonate schizofreniche, incontri misteriosi, tutti partoriti e messi in scena dalla mente sgangherata della Reci e costantemente doppiati, replicati, proiettati, come in un vertiginoso carnevale», scrive nelle note di regia.
Tra i pochi maestri della scena napoletana ancora attivi, Moscato ha trasformato negli anni eccessi, parossismo, farsa e ironia in marchi di fabbrica autoriale. Memoria storica dei Quartieri Spagnoli, dove è nato, racconta una Napoli ancestrale e lontana, che forse non esiste più, ma di cui restano echi, ricordi, memorie.
Prodotto da Teatro Metastasio di Prato, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Casa del Contemporaneo, «Libidine violenta», vede in scena lo stesso Moscato e Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Anita Mosca.
La «grande e paradossale abbuffata di parole» promessa dall’autore e regista incrocia la volontà di «rinunciare a dare un senso alla spiazzante brutalità della vita» e si presenta al pubblico come una vitale affermazione di creatività che affonda le sue radici nelle viscere della città.
A.d’A.