Amadeus è attualmente uno dei re della televisione italiana, ma solo in pochi sanno che la sua carriera è cominciata dalle radio, le quali si sono rivelate un ottimo trampolino di lancio.
“Volevo fare la televisione ma non avendo esperienze mi rimbalzavano sempre, l’unico modo era fare la radio, una palestra quotidiana, cominciando da una piccola radio a Verona fino ad arrivare a Radio Dee-jay”, ha raccontato qualche anno fa in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni.
Dopo aver conquistato gli schermi televisivi, nel 2019 viene scelto come direttore artistico e conduttore del Festival Di Sanremo vincendo su tutti i fronti con record d’ascolti che non si verificavano dal 1999. A oggi sono ben 5 i Festival affidati ad Amadeus, incluso quello del 2024, proprio come Mike Bongiorno negli anni Sessanta e Pippo Baudo nei Novanta, più di Claudio Cecchetto che si fermò a sole tre edizioni.
Con l’edizione del 2024 Amadeus batte ufficialmente il record di puntate perché quest’anno celebrerà 25 serate consecutive. Pippo Baudo e Mike Bongiorno presentavano consecutivamente festival con meno serate. Pippo Baudo si ferma così a 22 serate consecutive. E Mike Bongiorno a 15 serate consecutive Potremmo dire che l’allievo ha decisamente superato i maestri.
Nessuno può mettere in dubbio il successo del festival di Sanremo, ma una volta al timone della manifestazione Amadeus ha deciso di alzare l’asticella su tutti gli aspetti: dalla musica, alla scelta degli ospiti, passando per una strategia di comunicazione efficace che è riuscita a garantire al Festival un interesse costante e ad avvicinare una grossa fetta di pubblico che fino a qualche anno fa era completamente estranea: i giovani.
Il successo di Amadeus potrà essere determinato dal fatto che con lui ritorna appunto quella che era la “Tv di Bongiorno”, il conduttore, proprio come Mike Bongiorno rappresenta “l’uomo medio” che si mostra senza maschere, spontaneo e genuino, entra nelle case degli italiani e si mette al loro pari, senza causare crisi d’inferiorità nello spettatore.
Il successo del suo festival è dovuto dal fatto che è riuscito a trovare un punto d’incontro che non si era mai raggiunto finora, tra la nuova e la vecchia generazione.
Grazie a un’attenta strategia è forse l’unico in grado di far posizionare ragazzi al di sotto dei 25 anni davanti a un programma appartenente alla tv generalista.
Nel 2023 sceglie Chiara Ferragni come co-conduttrice, una mossa discussa che invece ha catturato l’attenzione dei più giovani, e anche quest’anno ripete la stessa strategia con Daniele Cabras e Mattia Stanga, due tik toker da milioni di follower che sono stati scelti per condurre il pre-festival insieme a Paola e Chiara.
Amadeus inoltre lascia spazio ai nuovi artisti che hanno soprattutto un seguito giovanile. Dei 27 Big in gara in questa 74esima edizione, sono 7 quelli che provengono da Amici (programma prevalentemente seguito da giovani).
Come riporta Biccy: “Ci sono Alessandra Amoroso (al suo debutto, non ha mai partecipato al Festival di Sanremo), ma anche Annalisa, i The Kolors e Angelina Mango (che sono reduci da un’estate infuocata a colpi di hit), il gradito ritorno di Irama, quello di Sangiovanni e infine anche Emma che è stata in gara nel 2022, ospite di duetto con Lazza nel 2023 e di nuovo in gara nel 2024. Chiude Maninni, che ad Amici ha partecipato nellalla 16esima edizione col suo nome vero Alessio Mininni.”. Insomma, non si può certo dire che il programma non metta a frutto il talento e le potenzialità dei suoi allievi.
A proposito di cantanti nati da poco, quest’anno il palco dell’Ariston ospita Geolier; a soli 23 anni, nella piena esplosione della sua carriera, dopo aver annunciato il tour negli stadi, è stato selezionato tra i Big con un brano interamente in napoletano. Il suo obiettivo era proprio questo. Ha detto: “Parteciperò a Sanremo a patto che io possa cantare in napoletano, Se vinco o perdo, quello che volevo fare l’ho fatto. Quando dico che sono il primo napoletano ad andare con il napoletano a Sanremo, vuol dire che io su quel palco ci sono arrivato cantando solo in napoletano». I partenopei sono pronti a supportare le loro radici.
Francesca Maria Mele