Ultimo Foxtrot a San Leucio

In un’estate dominata da grandi eventi da stadio, l’offerta musicale è quanto mai vasta, dal pop al jazz, passando per il rap e l’r’n’b. Prezzi alti (spesso esageratamente alti), spazi pieni: la gente vuole uscire, vuole partecipare, vuole condividere qualcosa di materiale. E nella febbre collettiva della bella stagione anche la Campania fa la sua parte. Almeno tutto il mese di luglio sarà un va e vieni di nomi di ogni tipo. 

Un pianeta a parte è quello del classic rock. Una musica che ha più o meno 40 anni di vita e che continua a fare proseliti, boomers o meno. Dopo Ian Anderson con i Jethro Tull (che in pratica ormai rappresenta da solo), il Belvedere di San Leucio ospita Steve Hackett lunedì 10 luglio, quarta tappa del suo tour italiano.

Ci sono musicisti che provano a ignorare il loro passato (vedi Peter Gabriel e in un passato abbastanza remoto Paul McCartney). Hackett non è tra questi. Da mesi il chitarrista è impegnato nel Genesis Revisited World Tour che stavolta è intitolato “Foxtrot at Fifty + Hackett Highlights”. L’occasione per la sua nuova ‘campagna’ estiva di concerti in Italia è il 50esimo anniversario di “Foxtrot”, uno degli album chiave della carriera dei Genesis.

Il chitarrista non è nuovo a progetti del genere. Ha cominciato molti anni fa, nel 1999, quando ha pubblicato con un supergruppo “The Tokyo Tapes”, tributo alla musica progressive britannica. Da allora ha cominciato a rappresentare dal vivo uno spettacolo bifronte: da una parte la sua attività solistica, dall’altra quella degli anni d’oro dei Genesis. Perché lo fa? Lo ha spiegato al Financial Times prima di cominciare, nello scorso settembre il suo tour: “Penso che suoni sempre meglio con il passare del tempo”. 

Lo show contiene 16 canzoni divise in due tempi: nel primo sono concentrati tutti i suoi successi da solista; nel secondo Hackett e la sua band eseguono l’integrale di “Foxtrot”, seguendo un copione sempre più simile alla musica classica. L’apice dell’intera esibizione è atteso alla fine del secondo tempo, l’esecuzione di “Supper’s Ready”, suite di 23 minuti che combina mitologia greca, fantasia inglese e gotico, William Blake e immagini bibliche fino al finale di stampo sinfonico. I bis sono affidati a “Firth of Fifth”, un cavallo di battaglia dei Genesis di “Selling England By The Pound” e “Los Endos”, tratto da “A Trick Of The Tail”.

Sul palco con lui suonano Roger King (tastiere), Craig Blundell (batteria e voce), Rob Townsend (sax, flauto e percussioni), Jonas Reingold (basso e chitarra) e Nad Sylvan (voce). Una manna per i nostalgici degli anni Settanta, ma anche la testimonianza di un suono che rifiuta di finire nell’armadio dei ricordi. E vive in un infinito presente.

A.d’A.

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