Suor Orsola svelata: Università, bene comune

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L’Università non è un mondo a sé stante, ciascun ateneo è fatto di luoghi e di persone. È il principio a cui dovremmo far riferimento quando parliamo di cultura e  formazione, dalla scuola dell’infanzia all’educazione adulta, quella che forma oggi alla vita, la nostra generazione Z. L’Università rappresenta il luogo in cui il rapporto tra allievi e docenti è un patto, un impegno reciproco a donare generosamente saperi a chi si impegna a sua volta come educatore, come legislatore, come storico o professionista del futuro, in una società sempre più complessa e in cui lo stesso equilibrio delle relazioni umane è compromesso dal disagio sociale quotidiano.

Università svelate’ è un evento che permette a tutti gli Atenei italiani di aprire le porte ai cittadini e condividere il libero pensiero e il libero sapere soprattutto partendo dall’idea che la cultura e la formazione possano essere il motore per il superamento di tutte le barriere che ostacolano l’apprendimento per tutti.

“L’università non è di chi ci insegna, né di chi ci lavora o ci studia. L’università è di tutti – ha commentato Giovanna Iannantuoni, Presidente della CRUI”. “L’università – dice ancora il Presidente della CRUI nel comunicato – rappresenta la fabbrica più attiva della coesione sociale. Nei territori più ricchi produce la ricerca che diventa tecnologia e migliora la vita. Nei territori più difficili, oltre a questo, rappresenta un presidio territoriale contro le forze antisociali che minano la democrazia”.

Il Suor Orsola Benincasa partecipa all’evento con ‘Lezioni aperte’ di Antropologia, Didattica e pedagogia, Giornalismo, Beni Culturali e Diritto, con visite gratuite presso i Musei e gli incantevoli luoghi della ‘cittadella’ monastica, con sopralluoghi per assistere alle attività di Restauro eseguite dagli studenti del corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali, e una sessione di studio dedicata alla Formazione dei laureati che si avvicinano ai percorsi abilitanti per l’insegnamento nelle scuole di I e II grado.

L’idea è far sì che l’iniziativa possa diventare un appuntamento annuale che crei una nuova connessione tra istruzione superiore, cittadinanza e territorio. Con il Patrocinio del ministero dell’Università e della ricerca, ‘Università svelate’ è anche un modo per guardare in presa diretta il contesto in cui si formano i laureati pronti a investire e a intervenire sul territorio con passione e rigore professionale, partendo dal presupposto che il benessere individuale e la formazione individuale possano costituire un investimento per il benessere collettivo. L’Università in questo modo si fa anche paladina della giustizia sociale per abbattere i pregiudizi e le barriere culturali che ancora ci affliggono.

In calendario per ‘Università svelate’ anche una giornata di studi dedicata al pensiero e all’opera di Don Milani, che a partire dai grandi temi dell’educatore fiorentino, propone una lunga riflessione sulla giustizia sociale in linea con le premesse della CRUI.

Abbiamo chiesto a Davide Borrelli, docente di Sociologia dei processi culturali presso il nostro Ateneo, quale sia oggi il ruolo delle Università nella comunità civile: “La funzione civile dell’Università consiste, o dovrebbe consistere, nel concepire il bene dell’istruzione e della conoscenza come altrettanti ‘beni di merito’, ovvero beni che si possono godere in un gioco non a somma zero tra individuo e comunità. Questo significa che se un individuo si laurea, sarà sicuramente in condizione di procurare un vantaggio personale per sé (generalmente in termini di conoscenze acquisite o magari anche di maggiori possibilità occupazionali conseguite), ma avvantaggia nello stesso tempo anche la collettività di cui è parte, dal momento che in una società con maggiori livelli di istruzione si riscontrano, ad esempio, minori tassi devianza e si sviluppa un dibattito pubblico più informato e consapevole”.

Santo, eroe, utopista o rivoluzionario, Don Milani aveva guardato lontano, quando fondò la Scuola di Barbiana. Una scuola inclusiva i cui metodi didattici – all’epoca sotto la lente di ingrandimento – egualitari e democratici guardavano con orgoglio all’individuo-persona nell’insieme, nel gruppo.

Il famoso motto I care ripreso da Don Milani, può ancora oggi più di allora sfidare le sorti della scuola e della formazione (anche universitaria) sommersa e disagiata, affetta da troppa meritocrazia:

“Quando si smarrisce la consapevolezza che il sapere e l’istruzione sono beni comuni – conclude Davide Borrelli –  l’uno e l’altra si riducono unicamente a beni rivali a somma zero, che assicurano la valorizzazione del “capitale umano” e i relativi vantaggi competitivi sul mercato del lavoro.

Non potremmo essere più lontani dallo spirito dell’I care di Don Milani: da questo punto di vista, i processi di managerializzazione e valutazione competitiva cui oggi è sottoposta l’Università mi paiono, ad esempio, un sintomo di quello spirito individualistico e inegualitario del “me ne frego” di cui il magistero e la vita stessa del priore di Barbiana volevano essere un antidoto”.

da.card

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