“C’era una volta Wonderland, una terra di racconti meravigliosi”. L’incipit del volume di Alberto Maria Banti sulla cultura di massa sposa perfettamente la 74 esima edizione del festival di Sanremo. Per una settimana l’Italia si fermerà davanti alla tv, i media si inchineranno allo strapotere e al fascino di una creatura che sembra perfetta.
Prima ancora di cominciare si sono consumate sulle reti generaliste e in chiaro ore e ore sulla rassegna più amata dagli italiani. Da “Bella Ma” di Pierluigi Diaco, ribattezzata per l’occasione BellaSanremo, alla ben più corposa “In Mezz’Ora” di Monica Maggioni si è già consumato il festival degli omaggi, dei ricordi, del costume e del ‘come eravamo’ del Belpaese.
Da oggi la dose aumenterà in modo spasmodico. I quotidiani titolano sul “capolavoro” di Amadeus capace di mettere d’accordo tutti: alla sua quinta conduzione è riuscito a non chiudere la porta proprio in faccia a nessuno.
Se c’è un dato che deve farci riflettere è la totale assenza di controparti. Un tempo esisteva il buon mainstream fatto di multinazionali e di cantanti e gruppi per le famiglie; dall’altra parte c’erano giovani con un’altra idea di musica e spettacolo. Si organizzavano, 50 anni fa, le ControSanremo.
Non le rimpiangiamo, ma è impossibile ignorare come le parole ‘indie’ e ‘alternativo’ siano scomparse. La grande ‘messa cantata’ è aperta a tutti.
Niente più contronarrazioni, niente più controcultura. Amadeus ha coperto tutto l’arco costituzionale della canzone leggera italiana. Tutti sulla giostra a mostrare la meglio gioventù (ma sarà vero?) e ogni tipo di genere e stile. Dal punto di vista della macchina da spettacolo e dell’investimento economico di tutti non fa una grinza, sarà un successo in termini di audience e di gradimento. Le iperboli si sprecheranno, come gli aggettivi fuori posto. Impossibile non essere almeno curiosi, anche se non si è mai ascoltato Big Mama o Dargen D’Amico.
È tutto qui? Umilmente pensiamo di no. Basta accedere ai più importanti siti specializzati internazionali e ammirare le esibizioni della recentissima premiazione dei Grammy Awards per comprendere che un altro mondo è possibile, abitato da – per noi – marziani che si chiamano Stevie Wonder, Billie Eilish, Annie Lennox, Billy Joel (nella foto di Mirna Suàrez), Joni Mitchell, per citarne alcuni. Andate a recuperare le loro esibizioni, guardate le scenografie, seguite le performance e avrete le risposte che vi mancano.
Lo spettacolo sta per cominciare, merce più o meno di buona qualità da ritrovare sui nostri scaffali nei prossimi giorni. Come cantava Ivano Fossati qualche anno fa,anno fa, “è tutta musica leggera, ma come vedi la dobbiamo cantare”.
E, nel segno compiuto dell’industria dei servizi, sono tutti – o quasi – felici e contenti.
A.d’A.