Questa settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo si è aperta con un palco che riprende vita, si anima e si illumina come un fiore o una corolla: la scenografia disegnata da Maria Chiara Castelli e suo padre Gaetano. Sul nuovo fondale scenico dell’Ariston è stato detto tanto o tanto poco. Le curve organiche e luminose ricordano petali, conchiglie barocche, orchidee e persino una culla uterina.
Chi non ricorda invece l’apertura dei tralicci elicoidali e quasi floreali che negli anni Sessanta annunciavano l’inizio e la fine delle trasmissioni RAI? Le famose grafiche elicoidali o semicircolari erano lanciate sullo schermo in bianco e nero su un cielo di nuvole, disegnati e studiate con grande perizia, con la tecnica dell’epoca, da Erberto Carboni e Tito Varisco.
Con una dinamica simile, gli scenografi Castelli hanno dato nuova organicità al fondale del palco dell’Ariston, senza la linearità e le geometrie dei precedenti sfondi. Una vera e propria installazione di Digital Art con elementi futuristici e assenza di angolature eccessive e con quelle curve morbide care allo scenografo Castelli.
Gli effetti speciali delle luci che sembrano aprire e chiudere il palco sono creati da sette chilometri di led dinamico e animati dall’idea dello “specchio segreto”, creato con un materiale semitrasparente che se illuminato frontalmente gioca sull’illusione di una doppia profondità. Sono la profondità e la prospettiva gli elementi fondamentali che danno gioco al movimento e alle luci che fanno pensare un poco al floreale dell’Art Nouveau.
“Altissima tecnologia che strizza un occhio alla tradizione”, come ha spiegato alla stampa lo stesso Gaetano Castelli. L’uscita da un tunnel oscuro, un grande abbraccio che raccoglie il pubblico, che ha accolto le lacrime per Giò Giò Cutolo o il dolore di Allevi tra le star del Festival.
da.card.